I dieci lavori che nessuno vuole fare
16/07/2012 di Dario Ferri
L’artigianato scompare. E la conseguenza è che nell’Italia mangiata dalla disoccupazione giovanile i dati della Cgia di Mestre raccontano di 385 mila posti di lavoro «ad alta intensità manuale » che nei prossimi otto anni potrebbero non essere coperti. A cui si aggiungono i 45 mila rimasti vacanti nel 2011 perché i giovani, quelli fino a 29 anni, o non si sono fatti avanti oppure sono stati ritenuti non all’altezza della mansione. Il Corriere della Sera pubblica uno schema:
LEGGI ANCHE: “I disoccupati? Che vadano affan…” – Foto
Così eccoci al «buco» del 2020. Quando rischiano di mancare pellettieri, borsettieri, falegnami, muratori, carpentieri, carrozzieri, saldatori, riparatori di orologi, elettricisti, parchettisti. Ruoli che i giovani potrebbero coprire in brevissimo tempo e invece non lo fanno. E se alcuni mestieri vengono mitigati dall’ «effetto sostituzione» degli immigrati, altri rischiano proprio di sparire. Anche quelli che caratterizzano il «Made in Italy». «Il fatto è che i ragazzi oggi non conoscono l’artigianato», spiega Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni dei mestieri d’arte di Milano. «Quando vengo chiamato a fare lezione mi accorgo che spesso ignorano l’esistenza di certe professioni vitali per la nostra economia». Qualcosa, certo, si sta muovendo, «ma a differenza della Francia, dove è tutto regolamentato, da noi l’organizzazione è demandata alle regioni». Una via d’uscita? «Deve cambiare la mentalità», risponde il professor Donzelli. Mentre Alberto Cavalli suggerisce «meno burocrazia, più comunicazione tra scuola e mondo delle imprese e, soprattutto, più attenzione all’orientamento ».
LEGGI ANCHE: Mezzo milione di lavoratori in cassa integrazione