Cosa ne sarà dei genitori di Fatima?
29/08/2015 di Redazione
Hanno più di 60 anni e non rappresentano alcun pericolo, anche se rischiano una condanna pesante, per questo il difensore dei genitori di Maria Giulia Sergio chiederà per loro la scarcerazione.
LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE PER I GENITORI DI FATIMA –
Sergio e Assunta erano emigrati al Nord da San Giuseppe Vesuviano e Casola Domicella, fuggendo da situazioni familiari pesantissime, si sono sposati e hanno messo al mondo due figlie. Ora si trovano in carcere, accusati di complicità con il terrorismo dell’ISIS a causa proprio di una delle due figlie, quella Maria Giulia che era diventata Fatima e che li aveva convinti a seguirla nel paradiso del califfato. Invece sono arrivati i carabinieri e ora i due rischiano una condanna dai cinque agli otto anni, difesi da un avvocato d’ufficio perché altro non possono permettersi. Ed è proprio l’avvocato Erika Galati ad annunciare che chiederà la scarcerazione dei due, anche se poi ai domiciliari per loro non sarà facile comunque.
CONVERTITE DALLE FIGLIE –
Tutto a causa di una delle due figlie, in partticolare la più vivace, quella che sembrava affamata di vita e che poi ha trovato nell’islamismo radicale la valvola di sfogo delle sue ansie e delle sue frustrazioni, diventando la Fatima az Zahra che organizza il trasferimento della famiglia nelle terre del califfato, secondo alcuni esagerati addirittura una «ideologa dell’ISIS».
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DALLA CONVERSIONE AL CARCERE –
«Ha fatto tutto da sola, nessuno l’ha costretta a radicalizzarsi», raccontano ancora le persone che le sono state vicino. La sorella Assunta si confidava con le amiche, piange. Non sapeva come fermarla, poi arriva il viaggio per arruolarsi nello Stato Islamico e il coinvolgimento dei genitori che ora stanno dietro le sbarre a San Vittore: «Sono due persone semplici che la Siria non sapevano dove e cosa fosse. Si sono convertiti all’Islam senza nemmeno sapere cosa stavano facendo», spiegano i conoscenti, che ricordano come la signora Assunta si lamentasse dei «troppi marocchini in giro» dove abitavano e di come abbiano solo ceduto alle pressioni della figlia. Anche nelle intercettazioni e nelle carte processuali c’è traccia solo della volontà di seguire la figlia in Siria, nessuna condotta terroristica o di favoreggiamento al terrorismo. Loro sono in carcere dal primo di luglio, mentre la figlia è chissà dove inseguita da un mandato di cattura internazionale. Peggio per la sorella Marianna, accusata anche lei di organizzazione terroristica e più coinvolta, che in carcere potrebbe rimanere molto di più, anche a lei è stato contestato l’articolo 270 quater del codice penale che punisce chi organizza la partenza di combattenti con finalità terroristiche.