I padroni della stamperia – 1: Il Corriere della Sera

NEL PATTO – Ancora nel patto c’è Pirelli, con il 5% del capitale e il 9% del patto. Storica azienda dei pneumatici italiani, regno di Marco Tronchetti Provera, il business di Pirelli dall’essere semplicemente uno dei più grandi player dell’industria italiana dei motori si è molto differenziato fino ad includere anche la sezione immobiliare, il cosiddetto settore Pirelli Real Estate. Al 6% del patto di sindacato, al 3% del capitale, ci sono insieme Assicurazioni Generali e Banca Intesa tramite Generali Vie: fuori dal patto, la Banca detiene complessivamente il 5% delle azioni (ma a capo del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa c’è Giovanni Bazoli, considerato una sorta di padre nobile del Corriere della Sera, che non perde mai di vista via Solferino) e il leone di Trieste si ferma al 3%. Completano il quadro la Sinpar di Luigi Lucchini, grande capitano della siderurgia italiana; la Merloni Invest di Francesco Merloni, già ministro dei Lavori Pubblici per la Democrazia Cristiana nei governi Amato e Ciampi, Cavaliere del Lavoro, padre nobile delle firme degli elettrodomestici Merloni ed Ariston.

IL CONTROPATTO – Se notate la “torta” elaborata dalla Consob, avrete notato che abbiamo saltato dei nomi: perché in Rcs esiste un cosiddetto “contropatto”, un secondo patto di sindacato fra azionisti ed è tutto da approfondire il ruolo di Diego della Valle e di alcuni azionisti minori che stanno facendo capolino in maniera insistente. Il secondo patto di sindacato è composto dalla Finanziaria Pandette di Giuseppe Rotelli e il Banco Popolare: parliamo del 7% più il 3% del capitale complessivo, dunque il 10% del capitale. Attualmente Giuseppe Rotelli è il proprietario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, venduto per ripianare il baratro dei debiti della gestione Verzé/Cal. Grande figura della sanità privata lombarda, fin dagli anni ’70 alla guida del Policlinico San Donato, è stato più volte contattato dalla politica del Pirellone spesso come consulente; d’altronde, lo è stato anche per vari ministeri.  Amico di Roberto Formigoni, è considerato il re della sanità lombarda, inefesso lavoratore e uomo di grande piglio economico. Due inchieste su di lui si sono concluse con assoluzioni o archiviazioni.

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