I saldi al tempo della crisi
03/01/2014 di Maghdi Abo Abia
Ed arrivò puntuale come ogni anno il momento dei saldi invernali. A partire dal quattro gennaio in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione di quelle in cui le promozioni sono iniziate il giorno due ed in Sardegna, dove a causa dell’alluvione le promozioni di stagione sono iniziate il sei dicembre, si aprirà la stagione delle vendite in offerta, ormai unica occasione per gli italiani per acquistare capi di valore a poco prezzo, contando su un risparmio che potrebbe servire specie in tempi di crisi.
LO STUDIO DI CONFCOMMERCIO – Ma mai come quest’anno l’appuntamento sembra così poco atteso dagli acquirenti che, a differenza dei commercianti che confidano nelle offerte di fine stagione per rimettere a posto i conti, non sembrano così desiderosi di spendere soldi per rifarsi il guardaroba o togliersi uno sfizio. Giorni fa avevamo proposto l’analisi di Confcommercio che stimava una spesa complessiva di 5,4 miliardi pari a 340 euro a famiglia e 148 a persona, per un fatturato annuo del 18 per cento grazie alla voglia di spendere di 16 milioni di famiglie italiane. Dati sicuramente positivi che risentono della sfiducia diffusa degli italiani che, forse ora come non mai, non se la sentono di spendere.
LA DELUSIONE IN BASILICATA – Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia, ha quantificato la disillusione nell’ordine del 66 per cento degli italiani mentre ha spiegato che gli stessi che spenderanno per i saldi godranno di un reddito tornato ai livelli di 27 anni fa. Borghi spera che sia questa l’occasione giusta per dare un senso alla parola ripresa. Ma a quanto pare non sembra sarà così. I primi dati provenienti dalle Regioni che hanno già dato il via ai saldi, ovvero Campania e Basilicata, appaiono quantomeno sconfortanti. Il quotidiano web ci porta appunto in Lucania per parlare della situazione confermando quelle che erano le sensazioni, ovvero che nessuno sembra molto interessato alle offerte.
SI PUNTA AL 50 PER CENTO – Anzi, i saldi in Regione non soddisfano nessuno. Nei negozi dei capoluoghi non si assiste a file di alcun genere e manca la frenesia all’acquisto. Quindi il 2014 sembra sia iniziato sul solco del 2013. Il risultato è che i negozi risultano semivuoti, compresi quelli d’abbigliamento. Con il risultato che i negozianti hanno seguito le orme degli outlet sparando subito sconti del 50 per cento. Tuttavia continua a far la parte del leone lo sconto del 30 per cento, mentre appare abbastanza raro quello del 20. Ed anche i capi presenti in negozio a volte non sono un granché, con il risultato che non si vende per mancanza di soldi ed anche chi potrebbe spendere non lo fa perché non sa cosa comperare.
MENO SOLDI, MENO MAGAZZINO – E quindi accade ciò che viene spiegato da un commerciante: «E’ il cane che si morde la coda. Nel timore di avere troppa merce invenduta ordino sempre meno capi così il cliente spesso se acquista qualcosa che gli piace davvero o gli serve a inizio stagione, ai saldi non mette proprio piede nel negozio. Qualcun altro, non contento, non acquista né con gli sconti né a prezzo pieno. Ma meno gente viene e più si riducono gli incassi e di conseguenza gli ordini. E’ così ormai già da qualche anno». Segno che pensare ad una ripresa improvvisa, quasi come se piovesse dal cielo, sembrava quantomeno azzardato. Ed i primi giorni confermano questa lettura. I saldi invernali 2014 partono male e sono destinati a chiudersi peggio.
I CALI DEL 2013 – Ciò significa che seguiranno i saldi estivi, quelli che hanno preceduto l’attuale tornata di vendite promozionali. Il Sole 24 Ore ci parla dei saldi estivi 2013 spiegando che rispetto allo stesso periodo del 2012 è stato registrato un calo medio dell’8 per cento, con il 63 per cento delle aziende iscritte a Federmoda che ha denunciato una diminuzione degli incassi contro il restante 37 per cento che ha parlato di miglioramenti. E se vogliamo rimanere in ambito invernale, le cose non sono certo migliorate nel 2013 rispetto al 2012. Modaportale ci riporta altri dati di Federazione Moda Italia che ha registrato un calo delle vendite nell’ordine del 10 per cento per uno scontrino medio di 92 euro.
I NUMERI REGIONE PER REGIONE – A Milano ed in Lombardia, i saldi hanno visto una contrazione delle vendite del 20 per cento rispetto allo scorso anno. A Genova invece si è arrivati ad una crescita del 15 per cento grazie a sconti aggressivi proposti già ad inizio promozioni, nell’ordine del 40 per cento. In crescita anche la Toscana mentre il Lazio ha fatto registrare un calo simile a quello lombardo. L’Osservatorio acquisti di Cartasì, invece, ha proposto dati negativi in tutta Italia:
Abruzzo e Molise -12,8%, Basilicata e Calabria -17,3%, Campania -18,8%, Emilia Romagna -12,2%, Friuli Venezia Giulia -14,0%, Lazio -15,2%, Liguria -5,5%, Lombardia -10,2%, Marche -11,1%, Piemonte e Valle d’Aosta -12,7%, Puglia -13,7%, Sardegna -20,3%, Sicilia -13,6%, Toscana -10,5%, Trentino Alto Adige -0,4%, Umbria -13,9%, Veneto -10,1%.
«IL MERCATO È MORTO» – Renato Borghi, dodici mesi fa, commentò così la performance dei saldi: «La verità è che qui il mercato è morto». Un anno ha portato consiglio e fiducia, ma visto l’andazzo delle ultime due campagne promozionali, sperare in una ripresa appare quantomeno coraggioso. Confcommercio dal canto suo continua a predicare fiducia spiegando che nove clienti su dieci si definiscono soddisfatti della qualità, smentendo però il negoziante lucano ripreso da il Quotidiano Web, che la spesa media sarà di 200 euro (era di 92 lo scorso anno) e che lo sconto medio sarà del 30 per cento, quando abbiamo visto che si è già partiti con il 50, alzando notevolmente la media.
DELUSIONE DIFFUSA – A dimostrazione della disaffezione crescente degli italiani per i saldi, la conferma del mancato pienone fatto registrare a Salerno, come riportato da Irno.it. Situazione simile dall’altra parte d’Italia, a Pordenone, con il Messaggero Veneto che raccoglie le perplessità dei negozianti che sinceramente non sanno cosa aspettarsi dai saldi che verranno, con i clienti che non sono disposti a spendere più del dovuto e solo se ci sarà un’occasione irrinunciabile. I negozianti saranno quindi costretti a fare i conti con un bimestre nero che non sistemerà i loro conti. A differenza, e questa è la speranza dei gestori, degli outlet che si apprestano ad accogliere comitive di acquirenti.