Ibis redibis non morieris in bello
02/03/2015 di Clementina Coppini
Il modo corrente di vedere la situazione politica internazionale mi fa venire in mente la celebre profezia della Sibilla Cumana: Ibis redibis non morieris in bello. Andrai tornerai non morirai in guerra. È una cosa che insegnano al liceo come esempio di frase sibillina, appunto. Era consuetudine di questa profetessa (da cui il significato ancora in uso dell’aggettivo derivante dal suo nome) fornire responsi assai ambigui, concepiti in modo tale da poter avere opposte interpretazioni. Bastava poco. La leggenda narra che un soldato, il quale stava per partire per la guerra, si fosse recato nell’antro della profetessa e avesse ricevuto tale responso, forte del quale era andato in battaglia. Peccato che il soldato morì. Richiesta di fornire spiegazioni a riguardo, la Sibilla puntualizzò che la virgola non andava messa dopo redibis, bensì dopo non. Il “non” non andava inteso collegato a morirai, ma a tornerai. Una virgola che fa la sua bella differenza, insomma, e che in soldoni corrisponde a un modo di dire delle mie parti: te ghè da rangiàs, ti devi arrangiare.
TGDR – Ecco, nel mondo molta gente attualmente si trova in questa situazione. Basta poco per cambiare le loro vite, perché siano condannati o salvati. Le Sibille che stanno a guardare siamo noi, che siamo chiamati a valutare ma lo facciamo con il distacco di un’antica profetessa, proprio come se quella virgola prima o dopo il “non” non facesse alcuna differenza. Infatti per noi non la fa. Siamo la virgola che si pone a sinistra o a destra di una negazione e lo fa con leggerezza, come se la nostra posizione non facesse da confine tra il morire e il tornare. L’Onu ha deciso di non intervenire in Libia. Non è mai intervenuto in Siria, mentre nel 1992 i caschi blu erano intervenuti nei territori della ex-Jugoslavia. L’Occidente, guidato da Angela Merkel, ha operato per la soluzione diplomatica in Ucraina al fine di ottenere una tregua, che non sta funzionando benissimo. Invece è a suo tempo intervenuto in Afghanistan e Iraq e ha deciso di bombardare la Libia ai tempi della caduta di Gheddafi, quattro anni fa scarsi. Leggeri e volatili come virgole ci muoviamo da una parte e dall’altra di quel “non” e la nostra risposta alla Libia, in coro con i francesi, è stata un sonoro TGDR (te ghè da rangias). Risultato? La gente muore sotto i nostri occhi distratti, mentre si sentono proclami più o meno convinti sulla necessità della pace e sull’insensatezza della guerra.
PARERI – Cosa gliene deve mai fregare a quelli che trucidano i civili senza pietà delle dichiarazioni dei politici occidentali? Della loro volontà di porsi come portatori di pace e diplomazia, però con un bel TGDR stampato in fronte? Un tubo. Le immagini dei prigionieri dei terroristi, delle esecuzioni sommarie, dei soldati ucraini stremati dal freddo e dalla fatica, dei barconi di migranti e di quant’altro di tremendo accade in questi giorni ci passano davanti e noi di volta in volta, dopo aver trasalito ed esserci adeguatamente indignati per una decina di minuti, passiamo oltre. Ciascuno, con l’autocratico quanto illusorio potere conferitogli dai social, decide dove mettere la sua personale virgola, se dalla stessa parte scelta dalla sua comunità o paese di riferimento o dall’altra. E tutta questa libertà d’espressione non cambia nulla del destino di miriadi di disperati, se non la quantità dei pareri espressi circa la loro sorte.
L’OCCIDENTALE MEDIO – Torniamo così tragicamente – perché purtroppo di tragedia si tratta, e di una tragedia greca – al celebre aforisma della Sibilla e al suo significato più tragico. Infine all’occidentale medio non importa un accidente di dove si posiziona la virgola, perché in generale è al corrente che ogni volta che c’è una guerra c’è la morte. Importa a te che in guerra ci devi andare, a te che morirai, a te che vedrai la vita tua e dei tuoi cari distrutta, così come il tuo paese. All’occidentale medio, che in queste faccende di questi tempi può permettersi il lusso di esercitare il distacco, interessa molto più il dibattito filosofico sulla virgola di quanto abbia a cuore la tua pelle, di questo puoi star certo. Egli tiene moltissimo a esprimere il suo parere in modo pomposo e lì si ferma. Con profonda leggerezza ti consiglierà, nel caso in cui il pane manchi a te, di sostituirlo con le brioche. Perché alla fine, virgola o non virgola, il suo messaggio per l’umanità disperata è sempre TGDR.