iGloss@1.0, la guida dei comportamenti devianti e criminali in rete
06/05/2015 di Maghdi Abo Abia
Un glossario nato per tutelare i minori che avvicinandosi al web possono diventare inconsapevolmente vittime o autori di reato. Questo è lo scopo di iGloss@1.0, una guida che raccoglie 55 termini specialistici sui comportamenti on-line a rischio destinata a operatori dei servizi sociali, sanitari e giudiziari, giovani e genitori. Il progetto è sostenuto e presentato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e promosso dal Dipartimento per la Giustizia minorile.
COS’È IGLOSS@1.0 –
iGloss@1.0 nasce dalla necessità di fornire ai diversi interlocutori uno strumento metodologico concreto per conoscere i potenziali rischi della rete e per meglio comprendere il reato o il comportamento a rischio online con un pensiero ai giovani, protagonisti di fenomeni di cyberbullismo sempre più frequenti. La guida è divisa in due categorie, comportamenti devianti e comportamenti criminali. I primi rappresentano le azioni che non violano la legge ma che possono essere considerate a rischio per la loro trasgressione a norme di tipo “valoriale”. I secondi invece violano una norma penale o una legge a rilevanza penale.
CONSULTABILE SUL SITO DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA –
Il glossario potrà essere consultato sul sito del Ministero della Giustizia selezionando i termini in elenco, tutti tradotti in italiano. Per ogni termine ci sarà una spiegazione del comportamento, la definizione in termini di fattispecie di reato qualora sia previsto, esempi e informazioni sul comportamento in questione ed eventuali riferimenti al Codice Penale. La scelta di diffondere il glossario in rete permette la consultazione sia agli operatori della giustizia minorile e ai magistrati, sia ai genitori, ai ragazzi, ai docenti e a tutti gli interessati in modo tale che la prevenzioni passi anche dalle case e dalle scuole.
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LE VOCI CONTENUTE IN IGLOSS@1.0
Il documento si pone come obiettivo quello d’informare i ragazzi (ma anche gli adulti) dei rischi a cui possono andare incontro qualora dovessero incappare in uno dei comportamenti elencati nella guida iGloss@1.0. Prendiamo ad esempio il fenomeno del Cyberbashing, presentato come “Maltrattamento informatico” e definito come : “specifica tipologia di cyberbullismo che consiste nel videoregistrare un’aggressione fisica nella vita reale per poi pubblicarla online”, definito anche “happy slapping”. Il fatto viene presentato come un comportamento “criminale”, e si spiega anche perché:
Condotta deviante nei casi in cui le aggressioni sono preparate e, quindi, recitate.
Condotta criminale nei casi di vere aggressioni: art. 581 c.p. (percosse), art. 582 c.p. (lesioni personali), art.583 c.p. (circostanze aggravanti), art. 594 c.p. comma II (ingiuria), art. 595 c.p. comma III (diffamazione), art. 615 bis c.p. (interferenze illecite nella vita privata). Inoltre, sotto il profilo civile, art. 10 codice civile, (abuso dell’immagine altrui) ed artt. 96 e 97, legge 22 aprile 1941, n. 633, l’esposizione, la riproduzione e la messa in commercio non consensuali del ritratto di una persona. Infine, ricorre la violazione degli articoli 161 e 167 del D.L 196 del 2003, in tema di privacy.
Come esempio di condotta deviante prendiamo invece quello delle bufale on line, definite Hoax, molto popolari in rete. E le bufale vengono presentate come «notizie false, frutto dell’ideazione o diversamente originate come distorsioni di notizie vere o incomplete che possono degenerare in veri e propri reati nel caso in cui l’autore/i procurino per sé o per altri un ingiusto profitto a scapito delle vittime». E la condotta viene presentata come criminale
nei casi di: art. 640 c.p. (truffa), art. 640 ter c.p. (frode informatica)
Un lavoro completo che prende in considerazione tutti i sottocasi dei comportamenti in questione, come nel caso del “Driving Selfie”, ovvero farsi una foto mentre si guida, a cui poi bisogna associare:
Belfie: fotografia fatta al proprio fondoschiena;
Cock in a Sock: fotografia fatta al proprio pene ricoperto con un calzino;
Driving selfie: fotografia fatta a se stessi mentre si guida;
Funeral selfie: fotografia fatta a se stessi durante un funerale;
Gelfie: fotografia fatta a se stessi durante un’attività sportiva;
Lelfie: fotografia fatta alle proprie gambe;
Nelfie: fotografia fatta alle proprie unghie;
Owling: fotografarsi in posizione “da gufo”, accovacciati in luoghi insoliti e pericolosi (balconi, muretti, precipizi, paletti, staccionate, ecc);
Selfeet: fotografia fatta ai propri piedi;
Underboob: fotografia fatta al proprio seno
Il numero 1.0 non è casuale. In questo modo i curatori del progetto, l’Ufficio Studi, Ricerche e Attività Internazionali del Dipartimento Giustizia Minorile e dall’IFOS Master in Criminologia clinica e Psicologia Giuridica possono proporre integrazioni e modifiche che seguano l’evoluzione dei comportamenti in rete. L’iniziativa ha inoltre il patrocinio di Google Italia, che ha collaborato con il Ministero della Giustizia alla diffusione di informazioni utili contenute online sul centro sicurezza, dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia e dell’Ordine degli assistenti sociali.