Ignazio Marino: “Sono andato negli Usa per le minacce di morte”
11/09/2015 di Tommaso Caldarelli
Ignazio Marino: “Sono andato negli Usa per le minacce di morte che ho ricevuto”, dice il sindaco di Roma intervistato su La7 da Lilli Gruber nella puntata di Otto e Mezzo del 10 settembre, dopo le tante polemiche originate dalla sua assenza a Roma, durante i giorni di agosto e settembre in cui il quartiere Don Bosco della Capitale è stato il teatro del funerale-show di Vittorio Casamonica, il boss di una delle famiglie mafiose di Roma. Perché il sindaco, in quei giorni, non era in città? Perché, risponde, dopo le minacce di morte ricevute “volevo 14 giorni con mia moglie e mia figlia senza girare fra persone armate”.
IGNAZIO MARINO: “SONO ANDATO NEGLI USA PER LE MINACCE DI MORTE”
Nel video, le parole del primo cittadino della Capitale.
“Mi trovavo negli Stati Uniti in vacanza per motivi al di fuori della mia volontà. Negli ultimi mesi ho ricevuto diverse minacce di morte con lettere scritte a me, a mia moglie, a mia figlia e buste con pallottole. Davvero volevo 14 giorni con mia moglie e mia figlia senza girare con le persone armate”, dice il sindaco ai microfoni di La7. Attraverso le comunicazioni tecnologiche, ripete il sindaco, il primo cittadino si è tenuto “in costante contatto con il suo staff” e per questo non è “affatto pentito di non essere tornato subito. Credo di avere uno straordinario vicesindaco, sette assessori sono rimasti in quelle settimane, la città è stata assolutamente sotto controllo”.
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Si parla anche dei rapporti con il Partito Democratico e con il presidente del Consiglio dei Ministri con il quale, ripete Marino, rifiuta qualsiasi dualismo polemico: “Se avessi seguito i consigli del mio partito romano io non sarei qui a parlare da sindaco, perché avrei nominato come vicesindaco, come mi chiedevano, una persona che è agli arresti e come capo della polizia locale una persona agli arresti”, ripete il sindaco, riferendosi, quando parla del suo ipotetico vice, a Mirko Coratti, uno dei principali indagati di Mafia Capitale che una delle correnti del Pd romano promuoveva come esponente di spicco. Ancora, sui suoi rapporti con il prefetto di Roma Franco Gabrielli – per la stampa l’arrivo del rappresentante del governo è stato più o meno un commissariamento del sindaco; Ignazio Marino, come più volte ha ripetuto, mostra di pensarla diversamente: “E’ un grande professionista, secondo me è la persona ideale nel momento in cui affrontiamo il Giubileo straordinario. E’ una persona che ha esperienza di servizi segreti, di polizia, di grandi eventi. Quindi sono felice della presenza del prefetto che rappresenta lo Stato”.
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Il sindaco prende posizione anche sulla puntata di Porta a Porta in cui sono stati ospitati esponenti della famiglia Casamonica. “I Casamonica volevano un palcoscenico per usare un morto per mandare messaggi ai vivi. Pensate a chi da loro ha subìto violenze o estorsioni, che ha visto la tv di Stato dare importanza a una famiglia che infligge violenza, dolore e in alcuni casi morte. Se questo è servizio pubblico, perché devo pagare il canone”, ha detto il sindaco; nel frattempo, intervistato dal programma radiofonico La Zanzara, Vittorino Casamonica, nipote del padrino Vittorio a cui sono state tributate le pompose esequie nel quartiere romano Don Bosco, ha dichiarato di apprezzare politicamente il sindaco di Roma, e di averlo anche sostenuto elettoralmente. Così, sul Giornale, le sue parole.
Ho votato Marino, è una brava persona», spiega, pur ammettendo di essere più «di centro che di sinistra», e prosegue nell’analisi politica sposando anche la causa del premier: «Renzi? Mi piace, lo voterei». L’ endorsement da brividi del clan viene confermato da suo zio Luciano, che parlando al Giornale prima attacca Sabella («Fa di tutta l’erba un fascio: nessun Casamonica è indagato per mafia»), poi aggiunge: «Ci trattano così, però poi ci vengono tutti a chiedere il voto, fanno cene e pranzi e ci lasciano migliaia di bigliettini. E nella nostra famiglia c’è anche chi ha votato per Marino».
Continuano, intanto, i lavori per il Giubileo, i cantieri aperti in tutta la città: meno di novanta giorni per trasformare 50 milioni di spazio di patto di Stabilità in concreti interventi per Roma, e per migliorare la qualità della vita dei cittadini: “Sono una somma limitata, ma riusciremo a fare interventi per migliorare la vita delle persone”, ha detto il sindaco, che si è detto “assolutamente sicuro” di portare a casa tutti i cantieri del Giubileo.