Ignazio Marino e la rottamazione del cda di Acea
06/06/2014 di Stefania Carboni
Acea, la multiservizi dell’acqua e dell’energia controllata per il 51 per cento dal Comune di Roma, cambia. O perlomeno ci prova. Nel nuovo cda entrano quattro donne, con una vittoria per Ignazio Marino che da mesi voleva “rottamare” il palazzone governato dagli Alemanno boys. Il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone non è riuscito ad ottenere ciò che voleva: è riuscito “solo” a riposizionare il figlio Francesco ma non a confermare Paolo Di Benedetto (marito dell’ex ministro della Giustizia sotto il governo Monti Paola Severino).
Cambiano le facce e i numeri: si riduce da 9 a 7 elementi il consiglio d’amministrazione e si tagliano i compensi. I valori massimi per la remunerazione degli amministratori sono fissati per un totale complessivo pari a non oltre 792.000 euro, rispetto agli oltre 2 milioni di euro corrisposti nel 2013. Per Marino è stata una vittoria, che arriva dopo un lungo braccio di ferro.
Ma l’operazione Acea non rimarrà senza strascichi. Tra le teste saltate c’è anche quella del dalemiano Andrea Peruzy, segretario generale della Fondazione Italiani Europei, che ora promette battaglia.
I TAGLI E IL NUOVO CDA – Il nuovo presidente di Acea è l’avvocato (ed esperto di finanza) Catia Tommasetti, classe 1964. Gli altri amministratori sono il renziano Alberto Irace (che ha guidato la società Publiacqua in Toscana), Paola Antonia Profeta (docente di Scienza delle finanze alla Bocconi), la giovane 32enne Elisabetta Maggini (che collaborò sotto la giunta provinciale Zingaretti), gli ingegneri Giovanni Giani e Diane D’Arras spinti dai francesi di Suez Environnement. «Il nuovo Cda – ha assicurato Marino – garantirà la massima efficacia nel produrre profitti, ma ha anche pienamente condiviso la direzione strategica che abbiamo indicato: far divenire Acea sempre più protagonista del nostro futuro. Il primo segnale in questa direzione è proprio l’indicazione di un CdA ridotto nel numero dei componenti e nei costi, tanto che l’insieme del nuovo Consiglio costerà circa il 30% del totale di quello che è costato fino a oggi». Mossa, quest’ultima, che ha trovato contrari il gruppo Suez-Gaz de France e il gruppo Caltagirone.
L’AMARO DI PERUZY – In tanti ieri si aspettavano un suo intervento, ma Peruzy, della fondazione Italianieuropei e nel cda Acea dal 2009, è rimasto in disparte, senza intervenire. Le sue parole sono, invece, sul Corriere della Sera:
«Il sindaco – dice Peruzy – ha ottenuto il cambio del Cda a colpi di maggioranza, basta vedere il numero di azioni nella votazione sulla riduzione. Ed è la prima volta che è costretto a parlare di revoca». Per giusta causa, dice il Comune: «Questo lo vedremo sarà un tribunale a stabilirlo. Noi siamo convinti che non sia così, visti i risultati di Acea, i 45 milioni di dividendi dati al Comune, il piano triennale con investimenti da 2,4 miliardi, le lettere di elogio firmate dal Comune tramite l’allora assessora al bilancio Daniela Morgante… E’ bizzarro che uno venga cacciato dopo che il Campidoglio ha preso così tanti soldi».
Peruzy starebbe preparando la sua memoria difensiva contro l’inquilino del Campidoglio col quale non è mai scorso buon sangue. Sarà forse perché Peruzy appoggiò la candidatura di David Sassoli alle ultime comunali capitoline? «Non lo so – ha replicato il dalemiano al Corriere – non mi interessa. Non metto in discussione il fatto che un sindaco voglia essere rappresentato in Acea. Il problema sono le modalità. E vedremo se poi la società sarà costretta a pagare i consiglieri rimossi: si potrebbe anche configurare un danno erariale indiretto».
Il sindaco di Roma “Acea è una multinazionale” (forse multi utility?)
— SpazioNonDisponibile (@sdisponibile) 3 Giugno 2014
MARINO E L’INCIDENTE ALL’INGRESSO – Amaro a parte Acea riparte ora con “nuove prospettive” in vista di una possibile joint venture sulla gestione dei rifiuti con Ama. Il nuovo cda arriva dopo un lungo braccio di ferro tra il sindaco e alcuni soci.
Il primo cittadino, anche ieri, è stato accolto come un ospite. All’ingresso del centro congressi La Fornace, dove si svolgeva la seduta, gli è stato chiesto di mostrare carta di identità e documenti. «Scusi lei chi è?» gli ha chiesto il vigilante. Lui, raccontano stizzito, ha sfilato i documenti davanti al codazzo dei suoi assistenti. «Mi hanno voluto riconoscere – ha commentato sorridendo con i cronisti presenti – d’altra parte qui sono solo un azionista».