Il 30% dell’energia italiana è verde

IL PROGETTO SALVA-TERMOELETTRICO – E su questo tema probabilmente si giocherà lo sviluppo futuro dell’energia italiana. Rispetto al 2012 è aumentata sia la produzione sia il consumo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Un anno fa questo valore aveva raggiunto il 5,6 per cento mentre il termoelettrico viaggiava al 62,2 per cento. Il crollo come sappiamo ha portato i produttori di energia termoelettrica e proprietari d’impianti con cicli combinati a gas che hanno chiesto provvedimenti al governo ritenuto colpevole di aver sovvenzionato troppo le imprese il cui core-business è rappresentato dalle energie rinnovabili rendendo i loro investimenti sul medio e lungo periodo a rischio insolvenza. Qualenergia ci propone una ricerca commissionata a Poyry da Assoelettrica, Energia Concorrente e Federutility che sembra aprire nuovi ed inaspettati mercati agli imprenditori impegnati in questo settore.

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IL VALORE DELLE IMPORTAZIONI – Prima di proseguire sul tema, analizziamo quello che è il fabbisogno energetico del nostro Paese. Il Nord risulta essere l’area più assetata di corrente, visti i 145,5 miliardi di kilowattora richiesti. Un valore ben più superiore di quello del centro (93,4 milioni) del meridione (47,8 milioni), della Sicilia (21,1 milioni) e della Sardegna (9,3 milioni). Per quanto riguarda gli scambi, il Nord Ovest riceve da Francia e Svizzera 12,8 milioni di kWh, la Lombardia dalla sola Svizzera 21,8 milioni di kWh, Austria e Slovenia 6,7 milioni. Di contro Emilia-Romagna e Toscana esportano in Corsica 0,12 milioni di kWh con la Sardegna che ne manda in continente 3,46 milioni di kWh. Una situazione a macchia di leopardo che potrebbe trovare una soluzione attraverso maggiori esportazioni.

IL PROGETTO EUROPEO – Nel 2009 l’Unione Europea ha dato il via al terzo pacchetto energia che prevede entro il 2017 un’interconnessione tra i paesi europei che armonizzi il mercato e faciliti l’integrazione tariffaria con un allineamento globale dei prezzi. Il nostro Pese ha già in essere progetti di interconnessione con Austria e Slovenia con gli operatori del termoelettrico italiano che potranno dare fondo alla propria potenza a beneficio del consumatore che si vedrà un taglio negli oneri in bolletta. La norma quindi aiuta i produttori del termoelettrico più di quanto non faccia il capacity payment, ovvero il pagamento di una differenza da parte dei produttori delle rinnovabili a quelli del termoelettrico per compensare la mancata produzione.

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L’ACCORDO CON LA FRANCIA – Peraltro, nello studio preparato da Poyry si può vedere come il piano preveda un allineamento dei prezzi europei che arriveranno tutti a gravitare intorno alla forbice 59-60 Euro MWh, con la sola differenza di Germania ed Austria, il cui prezzo nel 2020 sarà di 56 Euro per MWh, un valore comunque più alto dell’attuale, mentre l’Italia, il Paese in cui l’energia elettrica costa di più nel vecchio Continente, potrà solo beneficiare di tale provvedimento, come dimostra il grafico in questione. Ed a dimostrazione della validità di questo concetto, Flavio Cattaneo ha comunicato la conclusione di un accordo relativo alla nascita di una struttura d’interconnessione con la Francia da iniziarsi nel 2014 per poi concludersi nel 2018.

UN FUTURO ROSEO? – L’accordo, siglato al Ministero dello Sviluppo Economico, prevede la realizzazione di nuove linee elettriche di collegamento con l’estero, in particolare al nuovo collegamento in corrente continua da 500 MW per un impegno finanziario da 400 milioni di euro stanziati da finanziatori privati che prevedono anche il raddoppio dell’elettrodotto con la Francia. Questa notizia porta ad una considerazione basilare. L’Italia potrà continuare ad investire nelle energie rinnovabili nonostante il capacity payment riservato alle società specializzate nel termoelettrico, le quali a loro volta potranno investire nei propri impianti esportando energia.

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PREZZI ALLINEATI IN TUTTA EUROPA – Ciò significa che in Europa si assisterà ad una produzione sempre maggiore che porterà ad un allineamento dei prezzi in tutto il mercato. E se i francesi avrebbero di che arrabbiarsi, visto che la corrente da loro nel 2012 costava 48 Euro al MWh ed arriverà a 59 euro nel 2020 gli italiani avrebbero tutto da guadagnarci, a causa del passaggio da 73 a 59 euro. Le aziende che avranno prodotto investimenti potranno sfogare la propria potenza di fuoco attraverso allacciamenti con altri Paesi vicini sfruttando comunque le quote d’importazione attualmente in vigore investendo ancora di più nelle rinnovabili. E pensare che fino a poco tempo fa c’è chi insisteva sulla necessità del nucleare per rendere indipendente questo Paese.

NUCLEARE, PERCHÉ? – La proposta ha dimostrato di non tenere conto di quello che sarebbe successo da lì a pochissimi anni, con il rischio concreto che la nostra bilancia energetica potesse essere appesantita da un investimento oggi inutile che si sarebbe trascinato, come sostenevano le cronache dell’epoca, per almeno un ventennio. Oggi il 30 per cento dell’energia italiana è verde e dati alla mano, visto anche il progresso registrato nell’ultimo anno, questa percentuale è destinata ad aumentare, mentre il termoelettrico potrà essere usato per le esportazioni in risposta al terzo pacchetto energia i cui codici di rete vincolanti verranno definiti a partire dal 2017. (Photocredit Lapresse / Terna / Poyry)

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