Il catfight sull’olio dopo la denuncia del New York Times
29/01/2014 di Maghdi Abo Abia
L’attacco New York Times sulla qualità dell’olio extravergine d’oliva italiano accusato di essere in sostanza falsificato ha scatenato una corsa all’indignazione da parte di produttori ed associazioni italiane a dir poco indignate per quella che ritengono essere una bassezza che causerà problemi a tutto il settore.
L’ATTACCO DEL NEW YORK TIMES – Il quotidiano statunitense ha raccolto i dati elaborati da Tom Mueller e Nicholas Blechman, autori de «Extraverginità», un libro sui traffici attorno all’olio d’oliva che l’autore presenterà il 29 gennaio in parlamento e che ha ha potuto contare sulla consulenza di alcuni parlamentari e che rappresenta un atto d’accusa contro un settore che punta ad adulterare il prodotto definito d’eccellenza. Quindi, secondo Mueller, il 69 per cento dell’olio importato negli Usa è prodotto da olive non italiane e corretto con olii non ricavati da olive, fino all’aggiunta di coloranti ed aromatizzanti utili a rendere appetibile l’olio. E secondo il New York Times dietro quest’attività ci sarebbe la collusione con politici corrotti non perseguiti.
LA RABBIA DI ASSITOL E FEDEROLIO – L’accusa del New York Times, viziata da alcuni errori come ad esempio il ruolo dei politici che in Italia non dirigono l’azione penale come negli Usa, ha inevitabilmente scatenato reazioni decise e rabbiose da parte di produttori e sostenitori delle eccellenze alimentari italiane. Assitol e Federolio, associazioni di categoria che rappresentano le circa 200 aziende del settore, hanno espresso il proprio sconcerto sollecitando un incontro con il ministero dello Svilippo Economico, specie in relazione alla prossima presentazione del libro che avverrà alla Camera nonostante getti discredito sull’intero comparto oleario e sulle istituzioni del Paese.
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UN SETTORE IN PERICOLO – In un comunicato congiunto le due sigle ritengono sconcertante che «una sede istituzionale come il Parlamento Italiano, per definizione chiamato a fare gli interessi del nostro Paese, venga utilizzato per promuovere – con la partecipazione di Istituzioni e Autorità dello Stato – il libro di un autore che è stato ispiratore di quel selvaggio attacco arrivato da oltreoceano diretto a gettare discredito sui nostri prodotti, sulle nostre Istituzioni e il Paese in generale». Le due associazioni hanno denunciato quanto espresso dal New York Times ritenendo che l’olio viene tagliato neanche fosse una droga ed adulterato nel porto di Napoli mentre le autorità come i Corpi Speciali dell’Arma dei Carabinieri incapaci di fare ciò per cui sono addestrati, ovvero contrastare le frodi, perché «si basano solo sull’odorato».
PAROLE CHE OFFENDONO L’ITALIA – Il quadro offerto dal New York Times, secondo le due associazioni, «offende l’Italia tutta, i principi della corretta informazione, l’intelligenza dei cittadini.E danneggia pesantemente l’immagine di tutto il settore produttivo oleario italiano, che, soprattutto grazie al patrimonio di know-how dell’industria del settore, negli anni e con il lavoro di tanti imprenditori onesti, è arrivato ad essere il numero uno nel mondo». Oggi l’Italia è il primo esportatore al mondo di olio d’oliva in confezioni, con l’industria che vale oggi oltre un miliardo di euro dando lavoro ad oltre 3.000 persone, con la consapevolezza che il prodotto viene controllato e verificato.
LE ISTITUZIONI ANTI-FRODE – Sono almeno 9 le Istituzioni e gli Enti preposti all’effettuazione delle verifiche e alla lotta alla frodi nel settore agroalimentare, tra cui:
ICQRF- Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentare, Corpo Forestale dello Stato, NAS-Nucleo Anti Sofisticazioni e NAC-Nucleo Antifrodi dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, ASL, Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale e Laboratori di Sanità Pubblica.
Forti di questi numeri, Assitol e Federolio in quanto rappresentanti del 90 per cento dell’industria olearia hanno chiesto alle autorità di porre fine a questo gioco al massacro il cui risultato è quello di danneggiare l’Italia.
LA POSIZIONE DI TOM MUELLER – Parole forti, quindi, che hanno visto l’appoggio della politica. Michele Anzaldi, deputato del Partito Democratico, ha presentato un’interrogazione al governo citando la conferenza stampa di Tom Mueller nel quale l’autore di «Extraverginita» ha accusato il New York Time sostenendo come il quotidiano Usa abbia travisato e stravolto il senso del suo lavoro: «l’attacco del New York Times sulla presunta alterazione dell’olio extravergine d’oliva Made in Italy e’ un episodio molto grave, e sembrerebbe il tassello di una strategia volta a colpire le nostre imprese del settore. Il settore olivicolo italiano -ha continuato Anzaldi occupa circa un milione di addetti consta di 800 mila imprese, 5mila frantoi e più di 200 imprese industriali, e ha una produzione media annua di circa 500 mila tonnellate che lo scorso anno ha registrato un fatturato di oltre 3,3miliardi, circa il 2,6% del fatturato industriale agroalimentare totale».
UN INSULTO DAL NEW YORK TIMES – Anzaldi si è rivolto al governo chiedendo «quali iniziative intenda promuovere per difendere uno dei settori chiave della nostra economia agroindustriale di fronte ad un gratuito ed infondato attacco sulla qualità dell’olio di oliva extravergine, e quali misure intenda assumere per valorizzare e tutelare al meglio uno dei simboli della qualità dell’agroindustria italiana. Chiediamo all’Autorità garante della concorrenza valutare se l’articolo possa configurarsi come strumento di concorrenza sleale a danno del settore». La Cia Toscana ha invece parlato di un insulto da parte del New York Times ai produttori toscani perché iniziative del genere danneggiano i produttori e coloro che appartengono ai consorzi. Segno che tutta l’Italia dell’olio non ha preso bene le valutazioni del New York Times, così come l’autore del libro «Extraverginita» che ha accusato il quotidiano Usa di aver travisato le sue parole.
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