Il comune che non fa pagare la Tares a chi adotta un cane randagio
15/01/2014 di Redazione
Costi dei canili troppo elevati per le casse dei comuni in difficoltà finanziaria. Scarsa propensione delle famiglie alla adozione di un animale. Mancanza di strutture pubbliche sufficientemente ampie per l’accoglienza. Sono le problematiche legate al randagismo affrontate da molti sindaci italiani delle quali si è occupata in questi giorni la trasmissione di Raitre Ballarò con un servizio firmato Giulio Valesini mandato in onda nella puntata di ieri e che hanno costretto uno dei primi cittadini della provincia di Siracusa ad offrire un importante opportunità: via la Tares a chi adotta un cane.
I CANILI CHE COSTANO TROPPO – Nel nostro paese, ha spiegato l’inchiesta del programma di Giovanni Floris, la legge stabilisce con chiarezza che, in assenza di un padrone, di ogni cane deve occuparsi il sindaco della città e che molto spesso, visto il gran numero di randagi e l’assenza di persone disposti ad adottarli, i costi comunali per la cura dei randagi finisce per superare di gran lunga i costi che lo stesse ente stanzia in favore di persone e famiglie meno abbienti. Lo sanno bene, ad esempio, a Grosseto, dove hanno cominciato a farsi due conti. Silvia Leprai, responsabile del locale canile Zooservice, ai microfoni di Ballarò ha spiegato che servono in media 4,50 euro al giorno per ogni cane e che ogni animale dovrebbe avere per sè 8 metri quadrati in cui muoversi. Soldi e spazi che il comune riesce con fatica a mettere a disposizione, come conferma il sindaco della città. Il primo cittadino Emilio Bonifazi fornisce i numeri: «Facciamo che sono 300 cani, noi spendiamo circa dai 550 ai 600mila euro annui». Molto di più, insomma, dei 400mila euro di risorse comunali stanziate, sempre a Grosseto, per andare incontro alle persone che hanno un affitto concordato ed evitare che rischino lo sfratto.
IL SINDACO CHE TOGLIE LA TARES A CHI ADOTTA UN RANDAGIO – Una situazione difficile anche per i centri del sud, dove le spese per i cani sono quasi le stesse, ma dove le casse dei comuni sono in molti casi vuote. È emblematico delle difficoltà degli enti pubblici nelle regioni meridionali il caso del comune di Solarino, in provincia di Siracusa, dove vengono spesi per i cani 54mila euro comprensivi di spese sanitarie, microchippatura, sterilizzazioni, una media di 4 euro al giorno e di circa 1.500 euro all’anno, mentre si ferma a 35mila euro annui, circa 250 euro a persona, il peso sul bilancio delle spese per il sostegno economico alle famiglie. «Spendiamo più per assistere i cani che per assistere le famiglie», dice il sindaco Sebastiano Scorpo, che ha pensato di trasformare il paradosso in una vantaggiosa opportunità per i cittadini. A Solarino il comune evita il pagamento della Tares ai cittadini che adottano un randagio. Mentre il cittadino si libera di una tassa e trova un nuovo amico, spiega Scorpo, il sindaco risparmia e si toglie un pensiero, il comune evita un esborso di 1500 euro per adottare il cane e alla famiglia viene tolta un’uscita di diverse centinaia di euro per la tassa sui servizi. Tutto sotto il controllo dei vigili, che due volte all’anno devono verificare presso le famiglie lo stato di buona salute dell’animale.
L’EMIGRAZIONE DEI CANI AL NORD – Un escamotage che dovrebbe essere adottato anche in altri comuni limitrofi, per provare definitivamente a risolvere il problema del randagismo nell’area. In provincia di Siracusa le strade sono piene di cani senza padroni e i canili, nello stesso tempo, sono completamente pieni. Mentre i sindaci sono rimasti solo il cerino in mano. Lo Stato centrale ha recentemente investito solo 300mila euro nella prevenzione del randagismo. Tanto da far nascere una particolare idea: fare emigrare i cani al nord. Denise Grassi, direttrice del canile siracusano Snoopy, alle telecamere di Raitre spiega: «Possiamo far fronte solo all’emergenza. Una soluzione la deve trovare l’amministrazione, che ha pensato di trasferire parte dei cani presenti nelle strutture a Siracusa nelle strutture del nord per liberare qualche posto».
(Fonte foto e video: YouTube / canale Rai)