La storia del golpe contro il presidente brasiliano João Goulart

João Goulart 13

UN BORGHESE PROGRESSISTA – Laburista, conosciuto come «Jango (soprannome preso da uno zio) » e fin troppo borghese per essere un comunista, Goulart diventa vicepresidente della Repubblica con Jânio Quadros nel 1961 in una specie di governo delle grandi intese tra la destra e la sinistra moderata. Diventerà presidente l’8 settembre del 1961 dopo che il suo collega nel ticket presidenziale si dimise poco dopo essere stato eletto e mentre Goulart era in visita all’estero in un tentativo di auto-golpe, che doveva servire a far fuori proprio Goulart nominando un presidente pro-tempore e indicendo nuove elezioni al suo posto in quanto lui assente dal paese la presidenza fu considerata «vacante». La mossa non riuscì del tutto e si arrivò a un compromesso per il quale Goulart diventava presidente, ma buona parte dei poteri del presidente erano trasferiti al primo ministro.

I TENTATIVI DI LIBERARSENE – Una modifica costituzionale necessaria ad aggirare il veto al suo insediamento posto dai ministri militari (il generale Odílio Denis, l’ammiraglio Sílvio Heck e il brigadiere Grüm Moss), ma nel 1963 Goulart riuscirà a indire un referendum e a restaurare il presidenzialismo. Durerà poco nel 1964 il generale Humberto de Alencar Castelo Branco guiderà il golpe che lo depone, accusandolo di essere «al servizio del comunismo internazionale». La sua deposizione comportò la fine delle sue politiche, il Brasile perse la leadership del movimento per un Sudamerica denuclearizzato e vennero accantonate anche la sua riforma dell’istruzione, la riforma agraria, quella fiscale e anche l’estensione del voto agli analfabeti e militari della truppa, fino ad allora esclusi dal voto.

LA CATTIVA STAMPA – La sua deposizione fu preceduta da una campagna di calunnie organizzata dalla CIA e da USAID e quando il primo aprile Goulart si presenterà a Brasilia per riaffermarsi presidente trovò poco sostegno, il Congresso espresse anzi sostegno al golper, A Goluart non restò che prendere la giovanissima moglie (Che gli sopravvive ancora oggi) e i due figli a rifugiarsi un Uruguay, dove si sistemerà facendo l’allevatore una volta tramontata ogni speranza politica. Al golpe seguì una serie capi di stato di destra che nel loro alternarsi sospesero i diritti civili, abolirono i partiti politici e li rimpiazzarono con un partito unico, l’Aliança Renovadora Nacional (ARENA) permettendo infine solo l’esistenza del Movimento Democrático Brasileiro (MDB), un partito privo di consenso e di qualsiasi potere che farà da foglia di fico a una serie di dittature destinata a durare decenni.

DOPO MEZZO SECOLO – Goulart metterà insieme fattorie in Paraguay, Uruguay Argentina e Brasile, mostrandosi tanto capace che nel 1973 Juan Domingo Perón lo avrebbe voluto incaricare della stesura di un piano per aumentare l’export di carne argentina verso l’Europa, idea che poi non andrà in porto per l’opposizione di alcuni ministri del suo governo. Goulart morirà poi nel 1976, proprio nella sua fattoria argentina, ai suoi funerali in Brasile assisteranno al suo funerale in 30.000, del quale nessun media brasiliano ha mai fatto la cronaca a causa della censura militare. 50 anni dopo il presidente Dilma Rousseff è venuta a sapere dai documenti di Snowden che il governo di Washington spia ancora ogni sospiro del governo brasiliano e in particolare dei politici progressisti. Ma Roussef sapeva da tempo che a Washington ci sono ancora molti con la fobia dei comunisti, alcuni di quelli che sostennero le giunte che insieme a migliaia di brasiliani torturarono anche la stessa Rousseff sono ancora influenti, molti di quelli che li hanno seguiti condividono le stesse paranoie e la stessa tendenza all’ingerenza, sapersi spiata non la deve aver sorpresa troppo.

 

 

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