Il Manifesto è in vendita

Il Manifesto è in vendita: è stato pubblicato il bando di acquisto della storica testata comunista, proprietà della precedente cooperativa editoriale, che conclude così il percorso della liquidazione; entro aprile, scrive la redazione, si chiuderà il primo passaggio della vendita del giornale storico della sinistra italiana. Ma i giornalisti avvisano: chiunque si faccia avanti per comprare a suon di milioni il giornale, superando l’offerta preparata dalla nuova società creata dai giornalisti, dovrà convivere con la redazione “per lungo tempo” e non si pensi di potersene semplicemente liberare.


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“IL MANIFESTO E’ IN VENDITA”

Come si sa, da qualche mese la nuova cooperativa il Manifesto ha dato il via ad una campagna di autofinanziamento per raccogliere i soldi necessari ad acquistare la titolarità della storica testata comunista italiana, che per il momento, per uscire quotidianamente in edicola, affitta dalla precedente cooperativa in liquidazione. L’avviso d’asta è stato pubblicato sullo stesso quotidiano in edicola oggi.

Il Manifesto è in vendita. Ecco il bando (che tristezza).

Posted by Ciro Pellegrino on Giovedì 26 marzo 2015

Ciro Pellegrino, giornalista di Fanpage, pubblica il testo del bando su Facebook. Come si vede, la base d’asta per l’acquisto del giornale ammonta a un milione e 757mila euro, una cifra che la stessa direttrice Norma Rangeri definisce, nell’editoriale andato oggi in edicola, spropositata e fuori da qualsiasi valutazione di mercato. E’ proprio l’editoriale che illustra il parere della redazione e della direzione riguardo il percorso della vendita che partirà “entro aprile”: “Una liqui­da­zione, e poi l’asta di un bene, pos­sono essere momenti poco impor­tanti. Nel caso nostro è l’esatto con­tra­rio per­ché rap­pre­sen­tano la ven­dita di una sto­ria, del tempo e del cuore messi in campo da gene­ra­zioni di donne e uomini in difesa di un «bene comune»”, scrive la Rangeri. 

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“BASE D’ASTA TOTALMENTE FUORI MERCATO”

La direttrice afferma con chiarezza che chiunque presentasse offerte per il Manifesto, e dovesse superare l’offerta della cooperativa, dovrebbe mettere in conto di trovarsi “fra i piedi” i giornalisti e la redazione per una quantità di tempo sostanzialmente indefinita.

Qui occorre un chia­ri­mento, dove­roso nei con­fronti di tutti e in par­ti­co­lare delle let­trici e dei let­tori: sem­mai si pre­sen­tas­sero all’asta una o più per­sone con offerte milio­na­rie per com­prare il nostro gior­nale, è bene sapere che gli even­tuali futuri pro­prie­tari dovranno con­vi­vere per lun­ghi anni con que­sta reda­zione e que­sto vivace col­let­tivo di lavoro.

Non è per nulla contenta la redazione né del comportamento dei liquidatori del ministero, né degli inciampi burocratici sperimentati negli ultimi mesi: la Rangeri parla di “stallo, delle pro­ce­dure mini­ste­riali che anda­vano a rilento, del bando di ven­dita che non arri­vava e dei liqui­da­tori che non avreb­bero rispet­tato la sca­denza di fine anno, come con­cor­dato pro­prio in una riu­nione di tutte le parti avve­nuta addi­rit­tura nel luglio del 2014 negli uffici del Ministero”. Ma è sopratutto il prezzo inserito nel bando di gara a non convincere il Manifesto. 

Auto­no­mia e indi­pen­denza si pagano. E noi stiamo pagando salato: 26 mila euro al mese (mille euro ogni giorno che usciamo) per l’affitto della testata. Così da due anni. Fate i cal­coli di quanto abbiamo dato e ancora daremo ai Liqui­da­tori. Oltre la metà dell’esorbitante richie­sta del bando d’asta. Abbiamo accet­tato que­ste con­di­zioni proi­bi­tive per avere in cam­bio un con­tratto decen­nale, sot­to­scritto all’inizio di que­sta nuova avventura. Non ave­vamo pos­si­bi­lità di scelta, anche se noi, come i nostri inter­lo­cu­tori, sap­piamo che si tratta di un affitto iper­bo­lico, senza alcun riscon­tro di mer­cato. Come è iper­bo­lica e fuori da ogni reale rap­porto di valore la cifra di un milione e 757mila euro come prezzo di ven­dita del bando d’asta.

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