Il Manifesto è in vendita
26/03/2015 di Tommaso Caldarelli
Il Manifesto è in vendita: è stato pubblicato il bando di acquisto della storica testata comunista, proprietà della precedente cooperativa editoriale, che conclude così il percorso della liquidazione; entro aprile, scrive la redazione, si chiuderà il primo passaggio della vendita del giornale storico della sinistra italiana. Ma i giornalisti avvisano: chiunque si faccia avanti per comprare a suon di milioni il giornale, superando l’offerta preparata dalla nuova società creata dai giornalisti, dovrà convivere con la redazione “per lungo tempo” e non si pensi di potersene semplicemente liberare.
“IL MANIFESTO E’ IN VENDITA”
Come si sa, da qualche mese la nuova cooperativa il Manifesto ha dato il via ad una campagna di autofinanziamento per raccogliere i soldi necessari ad acquistare la titolarità della storica testata comunista italiana, che per il momento, per uscire quotidianamente in edicola, affitta dalla precedente cooperativa in liquidazione. L’avviso d’asta è stato pubblicato sullo stesso quotidiano in edicola oggi.
Il Manifesto è in vendita. Ecco il bando (che tristezza).
Posted by Ciro Pellegrino on Giovedì 26 marzo 2015
Ciro Pellegrino, giornalista di Fanpage, pubblica il testo del bando su Facebook. Come si vede, la base d’asta per l’acquisto del giornale ammonta a un milione e 757mila euro, una cifra che la stessa direttrice Norma Rangeri definisce, nell’editoriale andato oggi in edicola, spropositata e fuori da qualsiasi valutazione di mercato. E’ proprio l’editoriale che illustra il parere della redazione e della direzione riguardo il percorso della vendita che partirà “entro aprile”: “Una liquidazione, e poi l’asta di un bene, possono essere momenti poco importanti. Nel caso nostro è l’esatto contrario perché rappresentano la vendita di una storia, del tempo e del cuore messi in campo da generazioni di donne e uomini in difesa di un «bene comune»”, scrive la Rangeri.
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“BASE D’ASTA TOTALMENTE FUORI MERCATO”
La direttrice afferma con chiarezza che chiunque presentasse offerte per il Manifesto, e dovesse superare l’offerta della cooperativa, dovrebbe mettere in conto di trovarsi “fra i piedi” i giornalisti e la redazione per una quantità di tempo sostanzialmente indefinita.
Qui occorre un chiarimento, doveroso nei confronti di tutti e in particolare delle lettrici e dei lettori: semmai si presentassero all’asta una o più persone con offerte milionarie per comprare il nostro giornale, è bene sapere che gli eventuali futuri proprietari dovranno convivere per lunghi anni con questa redazione e questo vivace collettivo di lavoro.
Non è per nulla contenta la redazione né del comportamento dei liquidatori del ministero, né degli inciampi burocratici sperimentati negli ultimi mesi: la Rangeri parla di “stallo, delle procedure ministeriali che andavano a rilento, del bando di vendita che non arrivava e dei liquidatori che non avrebbero rispettato la scadenza di fine anno, come concordato proprio in una riunione di tutte le parti avvenuta addirittura nel luglio del 2014 negli uffici del Ministero”. Ma è sopratutto il prezzo inserito nel bando di gara a non convincere il Manifesto.
Autonomia e indipendenza si pagano. E noi stiamo pagando salato: 26 mila euro al mese (mille euro ogni giorno che usciamo) per l’affitto della testata. Così da due anni. Fate i calcoli di quanto abbiamo dato e ancora daremo ai Liquidatori. Oltre la metà dell’esorbitante richiesta del bando d’asta. Abbiamo accettato queste condizioni proibitive per avere in cambio un contratto decennale, sottoscritto all’inizio di questa nuova avventura. Non avevamo possibilità di scelta, anche se noi, come i nostri interlocutori, sappiamo che si tratta di un affitto iperbolico, senza alcun riscontro di mercato. Come è iperbolica e fuori da ogni reale rapporto di valore la cifra di un milione e 757mila euro come prezzo di vendita del bando d’asta.