Il miraggio della banda larga
26/03/2014 di Maghdi Abo Abia
La banda larga in Italia è un miraggio. E’ quanto emerge dall’analisi condotta dall’Agcom sull’evoluzione della telefonia fissa e mobile in Italia nell’ultimo trimestre del 2013 e diffusa il 24 marzo, nella quale emerge chiaramente che il settore è saturo ed incapace di attirare nuovi investimenti. Con buona pace dell’agenda digitale e del rilancio che dovrebbe passare da internet.
I DATI DELL’AGCOM – Secondo l’analisi dell’Agcom nell’ultimo anno si sono perse circa 730.000 linee, un numero che se associato al dato del 2012 porta ad una caduta nell’ultimo biennio di 1,2 milioni di linee. E come confermato dal rapporto Caio questo calo repentino negli accessi e nella gestione delle linee disincentiva in maniera chiara l’investimento in reti di nuova generazione. Parlando di operatori, Telecom Italia è scesa nell’ultimo anno di un altro 1,5 per cento, collocandosi a quota 63,1 per cento. Paradossalmente, a guadagnarci da questa perdita è Fastweb che sale dell’1 per cento arrivando al 9,3% tallonando ormai Vodafone, forte a sua volta del 9,5 per cento.
70.000 ACCESSI IN UN ANNO – Wind si conferma stabile con il 13,5 per cento della clientela mentre Tiscali è riuscita ad arrivare a quota due per cento. Se si ci focalizza solo sui nuovi entranti, ci si rende conto che le richieste sono decisamente inferiori alle uscite. Ed ecco quindi che nell’ultimo anno gli accessi sono cresciuti di 70.000 unità, in deciso calo rispetto alle 230.000 nuove utenze nello stesso periodo del 2012. Ed è interessante notare che il trend appare sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente. La crescita di Fastweb anticipata in precedenza coincide con il salto delle linee Full ULL, 90.000 su base annua mentre la flessione degli operatori concorrenti di Telecom Italia che operano con accessi WLR (Wholesale Line Rental) è calata di 130.000 linee.
LA CRESCITA DELLA TECNOLOGIA WIMAX – Il botto, se così si può dire, è avvenuto grazie ad una nuova tecnologia che a suo modo ha ridimensionato la crescita di Fastweb. Parliamo delle connessioni Wimax, ovvero quelle a banda larga wi-fi, considerate superate dal mercato che invece hanno registrato un aumento di 120.000 linee rispetto al 2012 mentre gli accessi OLO sono calati di 30.000 linee. E la crescita delle connessioni Wimax ha portato al balzo in avanti dei due principali operatori del settore, Linkem e Aria. La prima azienda occupa ormai il 56 per cento del segmento mentre la seconda viaggia intorno al 38 per cento. Appare evidente che i due principali competitor detengono il 92 per cento del mercato Wimax. Ed è interessante notare che la crescita di questa tecnologia rappresenta il 50 per cento dcegli accessi OLO dell’ultimo anno.
RAGGIUNTA LA FIBRA OTTICA – Il fatto che sia una tecnologia considerata erroneamente superata come la Wimax ad aver registrato la maggiore crescita nellì’ultimo anno evidenzia come il campo degli investimenti nella banda larga in Italia di fatto non ci sia stato, eccezion fatta per le aziende che hanno avuto l’intuizione d’investire in un settore le cui potenzialità non erano ancora state pienamente soddisfatte. Questa lettura è poi confermata dalle analisi specifiche del settore compiute dall’Agcom. Negli ultimi 12 mesi la crescita nell’accesso alla banda larga è valutabile intorno alle 220 mila unità, con un aumento di 160.000 linee rispetto allo scorso anno. L’ultimo trimestre ha però visto una contrazione dell’aumento visto che da settembre a dicembre sono stati registrati “solo” 7.000 nuovi accessi.
UN CONFRONTO IMPARI – E se nel 2013 gli accessi alle linee DSL sono risultati pressoché invariati, con un aumento di 50.000 linee, sono le connessioni Wimax ad essersi distinte maggiormente visto il salto rispetto allo scorso anno di 103.000 unità. Un valore importante che fa da contraltare alla pessima prestazione della fibra otttica, ferma a 10.000 nuove linee nell’ultimo anno. Ma nonostante questo le linee Dsl sono ancora 13,1 milioni mentre le altre arrivano a quota 670.000, comprensive sia di Wimax sia di fibra ottica. E sempre nell’ultimo anno, gli accessi in questione hanno entrambi raggiunto quota 30.000 nuovi accessi, con la prima che ha recuperato uno svantaggio quantificabile nel primo trimestre 2013 in 60.000 nuovi accessi, mentre la fibra ha viaggiato costante tra i 290.000 accessi del primo trimestre 2013 ai 300.000 dell’ultimo. Arrivando così appunto a 10.000 nuove linee in un anno.
TELECOM ITALIA VA SOTTO IL 50 PER CENTO – Il risultato dell’ultimo trimestre fa emergere poi un altro dato sorprendente. Per la prima volta Telecom Italia, limitatamente all’accesso a banda larga retail, va sotto il 50 per cento della clientela, attestandosi al 49,8 per cento. Al secondo posto c’è Wind, forte di un 15,9 per cento. Al terzo posto c’è Fastweb che detiene il 14 per cento del mercato distanziando Vodafone che recupera rispetto allo scorso anno uno 0,1 per cento e si attesta al 12 per cento complessivo. La situazione appare poi ingarbugliata anche per quanto riguarda il mercato della telefonia mobile. Il perché è presto detto: il settore è saturo e gli operatori sono arrivati a rubarsi i clienti a vicenda.
IL MERCATO MOBILE È SATURO – E neanche questa è una buona notizia, relativamente agli investimenti utili a rilanciare la banda larga e l’agenda digitale. Nell’ultimo trimestre sono state registrate 3,5 milioni di richieste di MNP, Mobile Number Portability, ovvero portabilità del numero, a dimostrazione di come gli operatori si rubino i clienti grazie a manovre commerciali aggressive che hanno portato alla nascita di una guerra di prezzi. Le schede sim che effettuano solo traffico voce nell’ultimo anno sono diminuite di oltre 8,4 milioni ed è stato registrato un calo nelle sim per il mercato residenziale di 1,7 miluioni di unità mentre il settore affari ha registrato una crescita di 650.000 linee. Contestualmente le sim prepagate sono diminuite di 1,8 milioni mentre quelle in abbonamento sono cresciute di 800.000 unità.
CRESCE SOLO WIND – Per questo motivo è stato registrato un calo nell’invio di Sms, calati del 20 per cento nell’ultimo anno per un totale di 76,7 miliardi di messaggi inviati. Un calo che appare contrario rispetto all’aumento del traffico telefonico, salito dell’8,6 per cento a 150 miliardi di minuti. Il mercato ha poi mostrato di prediligere le aziende che garantiscono connessioni efficaci e possibilmente cospicue dal punto di vista del traffico, tanto che nel 2013 sono calate le quote di mercato di Tim e Vodafone, rispettivamente dello 0,6 e dello 0,7 per cento, a favore di H3G (+0,3 per cento) e Wind, che sale dell’1 per cento. Resta però evidente un dato. Nell’ultimo trimestre si sono perse 680.000 linee mobili e rispetto allo scorso anno si è assistito ad un calo, o meglio un crollo, di 1.060.000 linee.
AUMENTA IL TRAFFICO DATI – Gli operatori mobile possono sorridere pensando all’aumento del traffico dati. Nell’ultimo trimestre le sim alle quali è stata collegata la connessione internet hanno superato quota 39,5 milioni, con una crescita del 23,3 per cento rispetto ad un anno fa. Crescono anche le sim solo dati arrivate a quota 8 milioni, con un aumento di 1,2 milioni rispetto a fine 2012. E dall’inizio dell’anno il traffico dati è cresciuto del 32,7 per cento, un dato in linea con l’aumento dello scorso anno a quota 34,3 per cento, con un traffico di 342.754 terabyte rispetto ai 258.262 dello scorso anno. Segno che le connessioni sono tutt’ora redditizie e che internet rappresenta l’unica fetta di mercato ancora aggredibile da parte di operatori che combattono tra di loro per mantenere la propria clientela.
NESSUNA PROSPETTIVA PER LA BANDA LARGA – Eppure nel leggere questi dati appare evidente un dato non sottovalutabile. Nonostante i proclami in Italia la banda larga è ancora lontanissima dall’arrivare. Colpa del mercato, verrebbe da dire, ma probabilmente colpa anche dei mancati investimenti nel settore che hanno portato ad un ristagno della domanda e ad un calo degli allacciamenti fissi. E con meno clienti sul fisso, diminuiscono anche gli investimenti perché non ci sarebbe nessuno a cui proporli. Con il risultato che tecnologie forse datate come Wimax la facciano da padrona. Costano poco e danno tanta resa. Anche Fastweb dal canto suo è cresciuta, grazie ad investimenti su linee Adsl e su fibra ottica. Settore nel quale Telecom Italia ha perso.
IL RAPPORTO CAIO – Ma questa tendenza è stata registrata anche dal rapporto Caio. Nel novembre 2013 l’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta incaricò il Commissario di Governo per l’attuazione dell’Agenda Digitale Francesco Caio di costituire un piccolo gruppo di esperti internazionali per condurre un’analisi dei piani di investimento dei gestori italiani di telecomunicazioni. Lo scopo era quello di verificare se l’Italia avrebbe potuto raggiungere gli obiettivi di copertura e penetrazione della rete in banda larga ed ultralarga fissati per il 2020 dall’Unione Europea nell’ambito dei piani di Agenda Digitale.
UNA DOMANDA ACERBA – L’analisi dimostrò che l’Italia avrebbe potuto raggiungere l’obiettivo di copertura entro il 2017 del 50 per cento della popolazione con tecnologia FTTCab/VDSL2. Tuttavia venne registrata la mancanza di un piano operativo che consentisse di superare il 50 per cento di copertura delle linee con servizi a banda larga ed ultra-larga anche se alcuni gestori avevano piani preliminari per raggiungere il 70 per cento degli obiettivi al 2020. Inoltre gli operatori non prendono in considerazione la possibilità di offrire servizi a 100 Mbps, eccezion fatta per Fastweb. L’obiettivo può essere raggiunto solo attraverso iniziative e monitoraggio sul fronte della domanda. E certi risultati possono essere raggiunti solo con un forte impegno del Governo. In caso contrario gli obiettivi non verranno raggiunti.
SERVE UN INTERVENTO DELLO STATO – Il governo quindi veniva responsabilizzato come soggetto che avrebbeo dvuto garantire l’efficacia degli investimenti e l’esistenza di una domanda che al momento fatica ad essere proposta. Veniva quindi proposto il monitoraggio dei piani degli operatori, degli investimenti messi in campo e della copertura raggiunta. Veniva poi raccomandato l’uso dei fondi strutturali europei per consentire un accesso alla rete a 30 Mbps entro il 2020 considerando il bilanciamento tra risorse fisse, mobili, wireless e satellitari. E per rendere possibile tale evoluzione è necessario un piano nazionale che consenta di avere accesso a questi fondi, ottimizzando gli investimenti come la promozione della condivisione, investimenti infrastrutturali che non vengano considerati aiuti di stato ed iniziative per intervenire sul ritardo della domanda.
CONCLUSIONI POCO CONCRETE? – La soluzione di per sé sembra semplice. Tuttavia le conclusioni non sono state apprezzate dai protagonisti del settore. Punto Informatico ha ripreso l’opinione dell’Amministratore Delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, secondo cui le conclusioni sono poco concrete, anche se è stata ribadita la volontà di dare il proprio contributo per l’attuazione dell’agenda digitale, sottolineando la rilevanza strategica degli interventi strutturali di matrice pubblica nelle aree a fallimento di mercato, visto che lo stesso Rapporto Caio aveva stabilito che nelle aree più urbanizzate si poteva pensare ad una velocità media di 70 Mbps. Patuano ha anche criticato l’idea di Letta d’imporre lo scorporo della rete solo cin caso di un’ultima soluzione critica.
UN FUTURO PREOCCUPANTE – Asstel, dal canto suo, ha poi sottolineato le difficoltà normative che ostacolano lo sviluppo delle reti. E si capisce qual sia la difficoltà nello sviluppo della banda larga. Il mercato è in diminuzione, nel 2013 si è avuta una minima crescita nelle infrastrutture a banda larga. Ma sopratutto le linee diminuiscono. E questo rappresenta un problema. L’evoluzione delle reti wireless e l’aumento della connettività nel mobile dimostra che si può investire ma le aziende non possono essere lasciate sole. Serve in sostanza un piano concreto e reale gestito dall’esecutivo che dal canto suo non può aspettare che sia il mercato a risolvere la questione dell’agenda digitale e dello sviluppo della banda larga. Perché, e questo appare dall’analisi dell’Agcom, finché non ci sarà un intervento dello Stato, la connettività italiana non farà mai il fatidico cambio di passo. (Photocredit Lapresse)