Il paradiso della dolce morte è in Svizzera
28/03/2012 di Tommaso Caldarelli
La stragrande maggioranza di chi sceglie l’accesso all’eutanasia in Svizzera lo fa perché malato irrimediabilmente terminale; ma c’è anche un numero importante di soggetti che negli scorsi anni si sono sottoposte alla dolce morte citando motivi di “depressione”.
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PRATICA IN AUMENTO – E’ quanto emerge dallo studio del governo svizzero, paese in cui l’eutanasia è legalizzata addirittura dal 1942, che ha tentato di fare il punto della situazione sull’utilizzo dell’istituto dell’eutanasia. Il Daily Telegraph pubblica qualche risultato. Innanzitutto il dato generale: cinque morti su mille in Svizzera si spegnono assistiti dalle tecniche di eutanasia, con una prevalenza femminile nell’accesso a questa possibilità. “Le autorità svizzere hanno registrato un importante aumento negli anni recenti”, con le 43 operazioni nel 1998 salite fino a 297 nel 2009.
MALATI O DEPRESSI – “Dati precedenti non sono disponibili”, spiega il media inglese, precisando che queste statistiche riguardano soltanto i cittadini svizzeri; le statistiche raccolte dimostrano che la stragrande maggioranza delle persone che scelgono l’eutanasia sono “over 55” con solo l’1% dei casi riguardanti under 35 – il che significa, 20 persone in 12 anni. “La maggior parte dei pazienti”, dicevamo, “soffre di malattie terminali, in particolare il cancro. Ma nel periodo di scrutinio ‘almeno 71 persone’ hanno scelto il suicidio assistito per la depressione e 24 soffrivano di cecità”. “I dati dimostrano che la pratica sta diventando accettabile”, scrive il direttore della prima realtà svizzera che fornisce suicidi assistiti, la Exit; il paese ha addirittura rinunciato a modificare in senso restrittivo la legislazione perché “avrebbe limitato la libertà delle persone”.
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