Il Pd che vuole #ricucireRoma – anche senza primarie?
17/01/2016 di Tommaso Caldarelli
“Le primarie a Roma dovranno essere aperte e partecipate”, scandisce l’europarlamentare Simona Bonafé dal microfono delle Officine Fotografiche alla Garbatella: siamo a #ricucireRoma, iniziativa pubblica organizzata da cinque donne del Pd Roma. Estella Marino, prima per preferenze nel 2013, assessore all’Ambiente della giunta di Ignazio Marino; Erica Battaglia, vicina al commissario Matteo Orfini, esperta di politiche sociali, giovane turca “atipica”; Marta Leonori, già dalemiana di ferro, assessore al commercio della giunta del chirurgo dem e catapultata dalla Camera al Campidoglio; Cristiana Alicata, renziana autonoma e critica, “goccia cinese” del presidente del Consiglio sulle unioni civili, dirigente Fiat, nel Cda di Anas; Valeria Baglio, già zingarettiana, presidentessa dell’Assemblea Capitolina in una delle tante “ripartenze” dell’esperienza Marino. Cinque donne che chiamano a raccolta il Pd della città, con tutte le anime molto ben rappresentate.
IL PD CHE VUOLE #RICUCIREROMA – ANCHE SENZA PRIMARIE?
Renziani, vicini al commissario Matteo Orfini, padri nobili, zingarettiani, antiorfiniani, filomariniani, ci sono un po’ tutti, in effetti, alla Garbatella: “E’ andata molto bene”, diranno gli organizzatori alla fine. Bene, cosa vuol dire? “Abbiamo posto dei temi al Partito romano, e ora ci aspettiamo che il partito romano risponda nella maniera migliore possibile. Anche perché da ieri il quadro è completamente cambiato”. Già, ieri: il video con cui Roberto Giachetti annuncia la sua discesa in campo per le primarie che condurranno alle elezioni Roma 2016; l’adesione di Nicola Zingaretti alla candidatura di Roberto Giachetti; il disimpegno di Goffredo Bettini. Strade spianate, spianatissime per il vicepresidente della Camera dei Deputati: persino troppo, c’è chi riflette.
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Perché per delle “primarie aperte e competitive”, serve un competitore, un avversario, un anti-Giachetti: che, davvero, ad oggi, sembra non poter saltare fuori. Walter Tocci – tornando a ribadire le sue tre idee per la campagna elettorale romana (lista civica senza simbolo del Pd, congresso prima delle elezioni, abolizione del Comune di Roma) – ha escluso qualsiasi coinvolgimento nonostante molti fossero i settori del Pd che spingevano per un suo impegno in prima persona; Roberto Morassut, nonostante abbia messo per iscritto che deciderà all’inizio della settimana prossima, sembra fuori dai giochi; di Paolo Masini si parla per il dopo Matteo Orfini, per la segreteria romana del Partito Democratico. L’appello è corto.
Da questa iniziativa è pronto a uscire un candidato? La corsa di Estella Marino, o di Valeria Baglio? E’ quello che si chiedono tutti. “Assolutamente no”, dice una delle protagoniste dell’iniziativa: “Scordatevelo. Veniamo tutte da componenti diverse del partito, e ce lo siamo proprio detto fra di noi. Non sarebbe corretto e sarebbe difficilmente giustificabile”. No, insomma, no, ripetono, no, prese singolarmente: è qualche beninformato nella platea a spiegare qualcosa in più. “Tutto dipende da chi gestisce il perimetro delle primarie”, si ragiona: “Se ci si vuole chiudere a riccio su Giachetti sarà un conto; se si pensa che invece serva un campo più largo, bene: qui va in scena un’area politica, una classe dirigente, degli esponenti che pongono il tema della loro presenza e agibilità politica nel Partito Democratico romano”.
Tradotto: un patrimonio di esperienza, di lavoro, di competenza proveniente dalla giunta di Ignazio Marino, e di quelle “zone” dell’azione politica di Marino che certo non sono integralmente da buttare; quelle personalità che, unanimemente, sono riconosciute all’interno della comunità del Pd Roma come “profili ancora spendibili” nella scena della Capitale e che, marginalmente, se candidate potrebbero naturalmente sbarrare la strada ad un’ipotetica corsa dell’ex chirurgo. “Qui ci sono quattro donne che allargano il campo ad un offerta politica che Roberto Giachetti, da solo, non copre; quattro pezzi dell’esperienza di Ignazio Marino che nella nostra narrazione deve essere ricucita, altrimenti a quattro giovani dirigenti che hanno fatto la loro parte vengono segate le gambe in maniera violenta”. E su questo, va detto, sembra esserci l’ampia disponibilità anche dei settori del partito più vicini al commissariamento guidato da Matteo Orfini e della pattuglia renziana che fa riferimento a Palazzo Chigi.
Valeria Baglio, che chiude l’evento, lancia un messaggio netto: “Credo che il Partito Democratico debba dare una risposta alle domande che pone Stefano Fassina, come primo passo nella costruzione della coalizione”. Un allargamento a sinistra, dunque, del campo delle consultazioni: “E d’altronde con l’ala sinistra, con Sel, noi lavoriamo insieme da decenni”, ragiona qualcuno in sala: “Puntiamo agli stessi elettorati, anche a causa della legge elettorale che è, alla fine, così congegnata”. Dunque, da #ricucireRoma potrebbe venir fuori il nome del candidato che completi il quadro delle consultazioni; o, quantomeno, qualcuno da associare a Roberto Giachetti in un ideale ticket,per dare l’idea di un nuovo corso a Roma, un nuovo sentiero che però non dimentica, e non butta a mare, tutto il buono del passato. E a quel punto? Con Stefano Fassina sempre più deciso ad andare da solo nonostante i malumori di Sel, e Paolo Cento che ancora da Sel ha già bocciato la corsa in solitaria dell’ex radicale, qualcuno lo dice chiaramente: “Se le primarie devono essere semplicemente confermative, io a questo punto non le farei proprio. E’ più onesto dire: cara Roma, abbiamo il candidato, eccolo qui. Ed evitiamo rischi”. Già: perché nel correre alle primarie in maniera disordinata il rischio c’è, eccome: e si chiama affluenza.
Un conto, ragionano in sala, è avere due candidati solidi e in campo, in grado di coalizzare settori diversi del Partito Democratico e della città per una sfida vera; altro conto è avere Roberto Giachetti da un lato e a fianco solo candidati “finti, fintissimi” che “fanno quasi ridere”. Sarebbero primarie “farlocche” che vedrebbero ai gazebo “30-35mila persone”: un danno di immagine clamoroso e veramente non necessario al centrosinistra romano, “che ha già i suoi problemi” e sopratutto “che porrebbe un problema di legittimazione molto serio per Roberto Giachetti”, causandogli più di un guaio. Se primarie devono essere, è necessario che siano vere. “Forse qualcuno rimarrà deluso, da questa sala non arriveranno endorsement finché non sapremo se le candidature sapranno rappresentare tutte le esperienze e le qualità del partito democratico di Roma”, scandisce Valeria Baglio: niente endorsement, dunque. Candidature, chissà: “Nei prossimi giorni vedremo”, dice qualcuno alla fine dell’assemblea. L’avvicinamento alle primarie continua con l’evento al Teatro Brancaccio, #perRoma, convocato dai presidenti di Municipio sabato prossimo.