Il grande ritorno della cambiale

LA CRESCITA DAL 2011 AD OGGI – La Stampa ci propone poi un altro studio firmato dall’Unirec, unione nazionale Imprese a Tutela del Credito, il quale ha stabilito che dal 2009 ad 2011 i “pagherò” sono aumentati del 40 per cento. Molta più gente quindi trova sollievo nel formare un titolo di credito recuperabile nelle tabaccherie nel quale è specificato l’ordine di pagare una somma ad una scadenza stabilita con la minaccia che se non ce la faccio ad onorare l’impegno il creditore si potrà rivalere sui beni posseduti dal debitore. E del resto come conferma l’Unirec i debitori hanno scelto questo mezzo per saldare i propri conti in sospeso con banche, società di servizi e società di credito. Nel solo periodo 2010-2011 la variazione è stata dell’11 per cento.

ritorno-cambiale (7)

PICCOLE SPESE – Ad ulteriore sostegno di questo studio le 530 mila marche da bollo dal valore del 12 per mille dell’importo, emesse per le cambiali, cifra confermata dall’Agenzia delle Entrate. Nel 2012 questo numero è aumentato a 550 mila. Da sottolineare però che l’importo complessivo medio è diminuito passando dai 140 milioni del 2011 ai 135 dello scorso anno. Secondo il presidente di Unirec Gianni Ampirino, i debitori sono famiglie desiderose di beni di consumo, dalle tv alle vacanze fino alla ristrutturazione degli immobili. Se poi uno dei due coniugi perde il lavoro, continua Ampirino, ecco che le società finanziarie piuttosto che rischiare azioni legali dalla durata indefinita cercano di concordare un piano di rientri del debito attraverso cambiali dal deposito basso da pagare regolarmente in banca, per una media a cambiale che va da 220 a 260 euro a famiglia.

CAMBIALE COME MALE MINORE – Come detto in precedenza, si tratta di un fenomeno che interessa anche le imprese. Prosegue Ampirino: “a quanto ci risulta, le imprese del settore trasporti, sono in difficoltà a causa del calo degli ordinativi o dei ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Resta la sensazione che oggi la cambiale rappresenti un male minore, uno strumento rispolverato dal passato per arginare i danni di una cultura del credito facile che ha indotto molti italiani a costruire stili di vita lontani dalle loro effettive capacità di reddito”.

ritorno-cambiale (3)

L’INTERESSE DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA – Tra gli interessati al ritorno in auge della cambiale c’è anche, manco a dirsi, lo Stato. Secondo Italia Oggi, ripreso da Compliance.net, il ministero dell’Economia sta nuovamente valutando la possibilità di monitorare i “pagherò” in ottica antiriciclaggio per verificare se la normativa in questione è applicabile anche con le cambiali. Ad oggi i pagherò vengono “segnalati” per operazioni sospette da verificare ma non sono previsti limiti, come stabilito dall’articolo 49 del decreto Legislativo 231/07. Inoltre sono considerati titoli di credito solo alcune forme di vaglia cambiari come quelli emessi dal Banco di Napoli e dal Banco di Sicilia. La cambiale è costosa, come abbiamo visto dal valore della marca da bollo, ma a causa della mancanza di liquidità e gli effetti della crisi ecco che è tornata più viva che mai. Per questo motivo il Ministero sta pensando di capire se esistono i limiti per il cambio della normativa in questione anche per via dell’uso della cambiale come garanzia multi-livello con eventuali fornitori.

ritorno-cambiale (2)

RITORNO AL PASSATO – Secondo i funzionari di via XX settembre sarebbe opportuno imporre un limite di 1000 euro per la tracciabilità esattamente come avviene per gli assegni, anche se secondo la giurisprudenza la cambiale è un’obbligazione e non un titolo di credito. Detto questo però è evidente che la situazione venutasi a creare a causa della crisi e della stretta del credito sia quantomeno imbarazzante. Assistiamo ad un ritorno al passato, ovvero quando bastava firmare un “pagherò” per andare avanti senza problemi. Il debitore avrebbe avuto la sua soddisfazione mentre il creditore sarebbe stato sicuro di un ritorno della cifra attesa. Ed oggi assistiamo alla chiusura di un cerchio. All’inizio del boom economico le cambiali rappresentavano la via maestra per il credito. Cinquant’anni dopo siamo tornati al punto di partenza. Solo che negli anni ’50 uscivamo dalla guerra, oggi invece cerchiamo di sopravvivere alla peggiore crisi economica della storia. E chissà che tutto non migliori come avvenuto nei ruggenti anni ’60. (Photocredit Google / Mymovies)

Share this article