Il sito porno che vuole salvare il mondo

PORNO ETICO – Ma non è l’unica idea. “Stiamo pensando di creare un marchio”, ci spiega Riccardo: “Da associare ai produttori. Loro ci garantiscono un pezzettino dei proventi dei loro film e con noi guadagnano in immagine, e noi ci occupiamo di distribuire i soldi nelle cause”. Insomma, una sorta di bollino, di certificazione: “Questo è un porno etico”. Su Twitter l’idea ha già iniziato a circolare: c’è chi la definisce la versione moderna di “fate l’amore, non la guerra”. Lo staff di Come4 si è già dato una policy, riassunta nelle “quattro promesse all’utenza”. “Primo, il flusso di cassa di Come4 sarà assolutamente trasparente. Secondo, faremo del nostro meglio per creare un’interfaccia grafica dolce, godibile, amichevole. Terzo, rispetteremo la privacy degli utenti e i dati personali. Quarto, tutti i contenuti inappropriati e non in linea con le nostre linee guida etiche saranno immediatamente rimossi dal sito”.

NESSUNA SPORCIZIA – Insomma, l’obiettivo è drenare anche solo l’1% del traffico del porno mondiale e di dirottarlo su cause benefiche. “Ci terrei che scrivessi questo”, mi dice Riccardo: “Non ci interessa pulire coscienze. Ci interessa aiutare praticamente le persone”; in molti in questi mesi di progettazione hanno affermato, infatti, che il progetto poteva giusto servire a “lavare le coscienze”, ci dice Riccardo, dei tanti porno-dipendenti sul web. Lo spirito di base dell’idea Come4, l’intuizione, si basa sul presupposto che il porno non sia affatto una cosa né sporca né censurabile.

La pornografia è intrisecamente cattiva?

C’e’un modo breve e uno lungo per rispondere a questa domanda. La risposta più immediata è NO, la pornografia non è qualcosa di intrinsecamente cattivo. La risposta più lunga, invece, sottolinea innanzi tutto che la pornografia rappresenta una questione cruciale per la sociologia, la psicologia, l’etica, la politica e la filosofia. Ma alla fine il risultato e’ il medesimo.

Il team di Come 4 è già radunato, il progetto è in stato avanzato di promozione: i manifesti, le magliette, le spillette, le fotografie, sono tutte online – come i preservativi branded, d’altronde. La campagna pubblicitaria, divertentissima, è stata curata dall’agenzia pubblicitaria le Balene, “in maniera completamente gratuita”, e anche qui, il ringraziamento del fondatore di Come4 è sentito. “Se la campagna va a buon fine, nel giro di 6 mesi siamo online”, auspica l’urbanista-startupper.

DIRITTO AL SESSO – E se qualcuno pensa che “nessuno vorrebbe ricevere dei soldi da un sito porno”, come in effetti in molti, ci dice Riccardo, hanno già obiettato, i ragazzi di Come4 sanno come stupire: hanno già individuato una fondazione che sarebbe onorata di essere finanziata dai proventi di Come4. Si tratta della Fondazione Asta Philpot, una realtà inglese che meriterebbe un racconto a parte: fondata da un malato di artrogrifosi, appunto Asta Philpot, si propone di difendere e promuovere il diritto dei disabili ad una vita sessualmente attiva, anche dunque attraverso sesso a pagamento. Nel 2006, dopo aver trovato un bordello in Spagna pronto ad accoglierlo nonostante la sua disabilità, ha preso ad organizzare viaggi con la comunità disabile verso paesi dove l’accesso al sesso è più libero.

CROWDSOURCING – Il team di Come4, ci dice Riccardo, è praticamente al completo. Quel che manca – ed è stupefacente, in un certo senso – è la materia prima: servono video porno. “In Italia il crowdsourcing è molto indietro”, ci spiega Riccardo: “Dobbiamo inventarci qualcosa. Ci serve qualcuno che abbia voglia di farci la parte commerciale, che animi la comunità”, che invogli dunque le persone ad inviare un video intimo che possa servire a cambiare la vita di qualcuno. “Tantissimi stanno dicendo: hey,bel progetto. Ma poi alla fine in pochi partecipano”. A questi startupper rivoluzionari servono donazioni (“sono fondamentali”) e una bella ripresa pornografica che qualche utente abbia voglia di condividere. Insomma, serve una mano: “Pulita”, se possibile, ironizza la campagna pubblicitaria.

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