Il suicidio della donna sfregiata con l’acido

Riconquistare la serenità è sempre stato un percorso in salita per lei. Quando arrivò a Roma, 11 anni fa, si sottopose a 39 interventi di chirurgia plastica per riavere un volto normale, ma non c’è stato bisturi in grado di lenire le sue ferite dell’anima. Tanto che non fu mai abbandonata da équipe di psicoanalisti. Nel 2005, subito dopo l’uscita del suo libro “Il volto cancellato”, poi tradotto in molte lingue, sembrava aver riacquistato la serenità. Negli anni successivi, però, tentò di togliersi la vita per tre volte, ingoiando psicofarmaci e alcol. Salvata in extremis in tutti e tre i suoi tentativi, Fakhra oscillava tra depressione e tranquillità, momenti di fragilità e di forza. «È una morte che mi rattrista molto — ha detto Elena Doni, la giornalista coautrice del libro — perché lei era un sogno di riscatto che non si è verificato. Purtroppo, nonostante l’impegno di molte persone che hanno cercato di aiutarla, non si era mai integrata completamente. Aveva avuto un passato molto difficile, segnato prima dalla vita con la madre, una prostituta, e poi dalle violenze del marito».

IL MEDICO: “NON ANDAVA ABBANDONATA” – Il chirurgo che seguiva la donna dal volto distrutto ricoda una persona molto sola. Conclude Angeli su Repubblica:

Il professor Valerio Cervelli, il chirurgo plastico che l’ha operata 39 volte e l’ha sempre seguita, quando ha saputo della morte di Fakhra ha pianto. «L’ho sentita per l’ultima volta due settimane fa e fisicamente stava bene, ma a volte le ferite interiori sono molto più difficili da curare e penso siano queste ad averla spinta a questo gesto». Seguita da uno psichiatra, negli ultimi tempi non si presentava più agli appuntamenti. «Non doveva mai essere lasciata sola — ha spiegato una delle operatrici che l’ha assistita durante il periodo di permanenza nella casa di accoglienza madre- bambino dell’Infernetto — Per questo, quando la trasferirono nell’appartamento del residence di Tor Pagnotta, dove avrebbe dovuto essere autonoma, eravamo preoccupate. Senza una continua assistenza si sentiva abbandonata». Il suo corpo è rimasto ai piedi del residence comunale “Madre Teresa” fino all’arrivo del figlio da scuola.

Share this article