Il traffico di prostitute che si gestisce via web
09/05/2012 di Dario Ferri
In un blitz antiprostituzione compiuto a Valdagno, in provincia di Vicenza, oltre a lucciole e sfruttatori, è finito anche il gestore del sito web dove venivano pubblicati gli annunci e le foto delle escort.
LUCCIOLE SUL WEB – Lo racconta Diego Neri sul Giornale di Vicenza:
In manette il gestore di un sito internet di annunci di escort e prostitute. Ad arrestare Giuseppe Di Giacomantonio, 46 anni, residente a Montecchio Maggiore in via Madonnetta, sonostati all’alba di lunedì i carabinieri della compagnia di Valdagno. I militari del nucleo radiomobile, comandati dal capitano Gandolfi, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice del tribunale di Trento. L’accusa è di favoreggiamento e di sfruttamento della prostituzione.
IN STRADA E IN CASA – Le indagini sull’organizzazione sono partite lo scorso anno. Continua Neri sul Giornale di Vicenza:
I carabinieri della compagnia di Trento, coordinati dal pubblico ministero Ognibene, avevano avviato nel 2011 degli accertamenti su un gruppo di ragazze dominicane che si prostituivano d’estate sul marciapiede, nel capoluogo trentino, e d’inverno in una serie di appartamenti non solo della città. Le giovani infatti si spostavano in altre case sparse fra Lombardia, Puglia, Calabria e Campania, per incontrare nuovi clienti. I militari hanno accertato come quelle ragazze fossero sfruttate da alcuni connazionali, che le portavano sulla strada o che mettevano a disposizione gli appartamenti, ma anche da alcune dominicane, anch’esse lucciole, che le controllavano dividendosi poi i guadagni. Lauti. Sono 18 le persone accompagnate in carcere.
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GLI ARRESTI – Sono due gli italiani finiti in manette. Insieme a loro 10 domenicane e 6 domenicani:
Si tratta di 10 dominicane e di altri sei connazionali, oltre che di un giovane trentino e di Di Giacomantonio, foggiano di origine ma residente da anni nel Vicentino. Alcuni dei sudamericani sono accusati di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento delle giovani connazionali. Sono sei le parti offese identificate dai carabinieri. Daquanto ricostruito dagli inquirenti, i dominicani non si facevano alcun problema a favorire la prostituzione anche delle loro mogli o delle loro fidanzate, cercando i clienti per vivere dell’attività della donna.
IL SITO – Il vicentino Di Giacomantonio è finito nei guai per il sito dal dominio montenegrino dove pubblicava messaggi per attirare clienti:
Il vicentino non avrebbe avuto nulla a che vedere con la prostituzione su strada e in appartamento. Di Giacomantonio, però, gestiva secondo gli inquirenti il sito internet “giardinosegreto.me” (il dominio è quello del Montenegro), dai contenuti immediatamente evidenti ed espliciti, visto che all’apertura chiede se si è maggiorenni per consultarlo. Il sito presenta, suddivisi per regione e città, una serie di annunci di ragazze – ma anche di uomini o di travestiti – che offrono il loro corpo in maniera chiara, pubblicando foto mezze nude e il loro numero di telefono.
ANNUNCI, MA ANCHE CONSIGLI – Oltre alla pubblicazione dei messaggi delle lucciole, i due italiani coinvolti nel giro di prostituzione provvedevano anche a dare consigli per apparire più seducenti:
Secondo gli inquirenti, Di Giacomantonio e il trentino, Mauro Zanoni, «fornivano alle ragazze una qualificata consulenza telematica, provvedendo alla redazione e all’inserimento, sui siti, delle inserzioni delle giovani, suggerendone anche il contenuto affinchè risultassero più seducenti, nonchè provvedendo al rinnovo delle inserzioni stesse, in caso di scadenza degli avvisi». In base a quanto ricostruito, il vicentino incassava una somma stabilita per ogni annuncio, che andava spesso a riscuotere in prima persona. Inoltre cercava nuove clienti, per allargare il proprio giro d’affari e aumentare gli introiti. Per la procura e il gip trentino che ha firmato l’ordinanza era assolutamente consapevole dell’attività di queste giovani e la favoriva con gli annunci sfruttandola poi perchè era una sua fonte di lucro. Di Giacomantonio, accompagnato in carcere al S. Pio X, valuterà oggi se rispondere alle domande del giudice o se attendere di farsi interrogare dal magistrato che ha condotto le indagini. Il suo ragionamento è però quello che la sua è un’attività commerciale remunerata regolarmente che nulla ha a che vedere con lo status dei suoi clienti.
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