Imu, così la Tasi penalizzerà le famiglie a basso reddito e numerose
09/09/2014 di Tommaso Caldarelli
Imu, i nuovi importi della Tasi proposti dai comuni andranno a penalizzare sopratutto le famiglie che vivono in case dalla bassa rendita catastale e con figli a carico: gli uffici studi dimostrano che per sette famiglie su dieci di questo tipo, la nuova imposta graverà di più rispetto all’Imu in sette casi su dieci; e più in generale, per una famiglia su due gli importi Tasi saranno più gravosi di quelli dell’Imu.
TASI ALLE STELLE – Entro domani i comuni italiani che non hanno ancora comunicato quale aliquota Tasi intendono applicare dovranno farlo, altrimenti i loro cittadini saranno costretti a pagare, in un’unica soluzione, il tributo comunale: il 64% dei comuni italiani ha già comunicato l’aliquota che imporrà ai propri cittadini, che così hanno potuto pagare gli anticipi dell’imposta a giugno, o potranno pagarli ad ottobre. Secondo i dati del ministero del Tesoro e rielaborati dall’ufficio studi della Uil, scrive Repubblica, l’aliquota media italiana corrisponde al 2,46 per mille, molto vicina al 2,5 che è il tetto massimo consentito. Questo perché molti comuni sono andati oltre il 2,5 per mille, applicando l’ulteriore addizionale dello 0,8 per mille consentita ai comuni che vogliono applicare le detrazioni per rendere la tassa più progressiva, detrazioni che nell’Imu erano automatiche e invece con i nuovi tributi sono a discrezione dei comuni stessi.
LE CITTÀ – In questo modo, secondo le simulazioni della Uil, vivere in una casa accatastata in categoria A3 – economica, con un figlio a carico – comporterà un pagamento superiore rispetto all’antica Imu per 7 famiglie su 10: “A Bologna si pagheranno 52 euro extra, a Firenze 32, a Milano 30 e 27 a Venezia”. Paradossalmente, scrive ancora Repubblica, faranno risparmiare qualcosa ai contribuenti “i comuni che hanno un’Imu prima casa alta o molto alta”: a Roma, Torino, Genova, Caserta, Napoli sono state fissate aliquote “inferiori di 2 o 3 punti” e dunque si pagherà meno il tributo comunale. Le città capoluogo di provincia che hanno spinto l’aliquota ai massimi (2,5 per mille più 0,8 per mille) sono 24, fra cui Ancona, Bari, Bologna, Genova, Torino, Venezia,ma anche Reggio Emilia, Pisa, Perugia, Salerno e Arezzo.
PARROCCHIE E NO PROFIT – Ulteriore rivoluzione sarà quella dell’imposizione comunale per gli enti no-profit, fra cui le parrocchie, storicamente esentate dal tributo comunale: entro il 30 settembre enti non abitativi, non commerciali e quindi sedi di Ong, parrocchie e associazioni “dovranno spedire in via telematica la dichiarazione Imu-tasi”, pena una multa dal 100% al 200% dell’imposta dovuta. Nel modello, gli enti dovranno “identificare e quantificare immobili e loro porzioni sottoposti a tassazioni”: quindi non sarà solo il modo per far pagare le imposte a questo tipo di immobili, ma prima di tutto e sopratutto per censirli, per capire quanti siano gli immobili esenti da tassazione presenti sul suolo del paese. L’arcidiocesi di Milano sta organizzando corsi per i parroci.