In Portogallo ora “tocca” a un governo di sinistra
11/11/2015 di Redazione
A undici giorni dal suo insediamento è caduto il governo di centrodestra portoghese. Ora il presidente dovrà decidere se affidare un mandato al leader socialista sostenuto da una maggioranza di sinistra o rimandare il paese alle urne.
LA CRISI DEL PORTOGALLO –
Il Portogallo è la nazione europea con il maggior numero di emigrati in rapporto alla popolazione e il dato basta a rendere l’idea della situazione di un paese che ha anche il record di disoccupati di lunga durata e che sta pure scontando una massiccia cura dei conti pubblici malati a botte di austerità. Alle ultime elezioni è successo che il centrodestra, lì si chiamano socialdemocratici, è arrivato primo, ma ha preso solo il 38% dei voti e 107 seggi su 230, insufficienti per raggiungere la maggioranza.
UN GOVERNO DI SINISTRA PER IL PORTOGALLO –
A raggiungere la maggioranza potrebbe essere invece la sinistra (Socialisti, Blocco di sinistra, Comunisti e Verdi), che ora che di deputati ne ha 123 e che ora potrebbe dar vita a un esecutivo anti-rigore. Proprio per evitate questa ipotesi il presidente Cavaco Silva (In copertina) aveva affidato l’incarico al leader socialdemocratico Pedro Passos Coelho, che ha formato un governo incapace di trovare la maggioranza in parlamento, e che ieri è appunto affondato di fronte alla fondamentale prova del voto di sfiducia.
I SOCIALISTI IN POLE POSITION –
I partiti di sinistra, i Partito socialista, Partito comunista portoghese (PCP), Blocco di sinistra si sono accordati nei giorni scorsi per sostenere un nuovo governo di minoranza a guida socialista. Cavaco Silva così potrebbe affidare al leader socialista Antonio Costa l’incarico di formare il nuovo governo, un governo socialista di minoranza con l’appoggio esterno del Bloco de Esquerda e del partito comunista. Un’ipotesi che permetterebbe al presidente di non perdere la faccia. Anche perché l’alternativa sarebbe quella di affidare a Passos Coelho un esecutivo di transizione per portare il paese al voto non prima di sei mesi, ipotesi che non piacerebbe comunque ai mercati e probabilmente nemmeno ai partner europei.
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NON ESISTE UNA SOLUZIONE IDEALE –
In questo modo al presidente verrebbe data la possibilità di non perdere la faccia dopo essersi speso fin troppo per sbarrare la strada alla sinistra, poiché Antonio Costa ha promesso di rispettare gli obiettivi di bilancio concordati con la Ue, pur sposando politiche più espansive di Coelho, che incentivino i consumi e facciano crescere il Pil. Così la linea dell’economia sarebbe quella delineata da Mario Centeno, membro del Partito socialista ed ex economista della Banca del Portogallo («La traiettoria di rientro di deficit e debito pubblico non subirà variazioni»), mentre Bloco de Esquerda e partito comunista potrebbero partecipare cercando di tirare il più possibile il premier in direzione contraria all’austerità, ma senza sentirsi troppo in colpa se poi la politica del governo si allontanerà pochissimo dall’ortodossia europea.