Lo Utah vota il ritorno alla pena di morte per fucilazione
11/03/2015 di Redazione
Il senato dello Utah ha votato l’impiego della fucilazione nell’esecuzione delle condanne capitali, ove non sia disponibile l’iniezione letale.
IL BLOCCO EUROPEO – Tutto nasce da un’iniziativa dell’Unione Europea che nel 2011 ha vietato l’esportazione negli Stati Uniti del cocktail di sostanze usate per somministrare l’iniezione letale ai condannati a morte. Provvedimento che si è rivelato efficace e difficilmente aggirabile dalle autorità degli stati che ancora mantengono in vigore la pena capitale, che sono così precipitati in un mare di guai nel tentativo di trovare sostituti adeguati.
LA FUCILAZIONE COME SOLUZIONE – D’ora in avanti se non si troveranno le sostanze appropriate per l’iniezione entro 30 giorni dalla data prevista, questa verrà portata a termine tramite fucilazione. Ora il provvedimento è atteso alla firma del governatore dello stato, Gary Herbert, un repubblicano che non ha ancora detto se approverà la nuova legge. Se firmerà lo Utah sarà il primo stato a riesumare questo controverso metodo ormai desueto, dal 1976 a oggi solo 3 americani sono stati fucilati, 2 in Utah, quando la legge l’offriva in opzione ai condannati, e uno in Oklahoma.
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UN DISASTRO TIRA L’ALTRO – La decisione è stata presa dopo che in Utah e in altri stati le esecuzioni con le iniezioni letali hanno dato grossi problemi, provocando lunghe sofferenze ai condannati o costringendo le autorità a ripetere l’esecuzione dopo che il condannato era sopravvissuto. Pare proprio che negli Stati Uniti non si trovi nessuno capace di mettere insieme una mistura ugualmente letale ed efficace, al netto di quanti, aziende e professionisti, non vogliono farlo per non farsi complici delle uccisioni. Proprio in Utah ha fatto scalpore l’esecuzione di Clayton Lockett, che ha rantolato 43 minuti prima di morite. Da qui la conclusione secondo la quale la fucilazione sarebbe un metodo meno crudele e più rispettoso.