Inchino al boss, sospese le processioni a Oppido Mamertina
10/07/2014 di Redazione
Il vescovo di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, ha sospeso lo svolgimento di tutte le processioni della sua diocesi. La sospensione avrà inizio da oggi e sarà a tempo indeterminato. La decisione è stata resa nota dal vicario della diocesi, mons. Giuseppe Acquaro. Il provvedimento è conseguenza dell’inchino avvenuto, durante la processione dello scorso 2 luglio ad Oppido Mamertina, della vara della Madonna delle Grazie davanti all’abitazione di un locale boss della ‘ndrangheta, Peppe Mazzagatti.
L’INCHIESTA DELLA DDA E INDAGATI – L’episodio dell’inchino della Madonna davanti alla casa dello ‘ndranghetista ha già condotto la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ad aprire un’inchiesta per individuare i responsabili del gesto. In totale sono stati identificati 25 portatori della statua ed alcuni di loro sono stati iscritti nel registro degli indagati. Ovviamente tra gli indagati vi sono anche le persone che hanno dato l’ordine di fermarsi per fare da inchino davanti all’abitazione del boss.
IL VIDEO DELL’INCHINO – Il video della processione del 2 luglio e dell’inchino è stato pubblicato nei giorni scorsi sul canale YouTube Toni Condello (Credit: Il Giornale della Piana di Gioia Tauro) e poi ripreso dai principali media nazionali. La scena dell’inchino spunta dopo 2 minuti e mezzo dall’inzio del fimato:
IL BOSS OMAGGIATO – Peppe Mazzagatti è un malavitoso 82enne condannato all’ergastolo e oggi agli arresti domiciliari per motivi di salute. L’omaggio dell’inchino davanti alla sua abitazione ha spinto il comandante dei carabinieri del posto a dissociarsi insieme alla sua stazione e a denunciare il caso. Subito dopo l’inchino della statua il comandante Andrea Martino ha ordinato ai suoi uomini di lasciare la processione al contrario di quanto fatto dalle autorità civili e religiose. In seguito i militari dell’Arma hanno inviato una segnalazione alla Dda. Dopo l’episodio anche i vescovi calabresi hanno prontamente condannato l’atteggiamento delle autorità religiose locali. «Dispiace che i preti non abbiano avuto il coraggio, non di andare via, ma di scappare dalla processione. Dovevano farlo. Avremmo dato un segnale e di questi segnali abbiamo bisogno», ha affermato in questi giorni Salvatore Nunnari, il presidente dei vescovi della regione proponendo di «fermare le processioni». In un primo momento il sindaco di Oppido Mamertina Domenico Giannetta aveva minimizzato sul caso, attirando non poche critiche. In seguito, durante una conferenza stampa, il primo cittadino del piccolo centro (5mila abitanti in provincia di Reggio Calabria) ha precisato: «Da parte nostra nessun segno di deferenza verso un boss».
IL PARROCO ORDINA «SCHIAFFI» PER IL GIORNALISTA – Nell’occhio del ciclone all’emergere del caso di Oppido mamertina è finito invece il parroco locale, don Benedetto Rustico, cugino di primo grado del boss della ‘ndrangheta, per il suo atteggiamento complice di coloro che hanno ordinato l’inchino. Infastidito dalla presenza dei giornalisti, nei giorni scorsi il sacerdote ha invitato la comunità religiosa ad allontanare un cronista del Fatto Quotidiano. «Prendetelo a Schiaffi», ha esortato ai fedeli. «Siamo nella casa del signore non dovete fare pagliacciate. Vi invito a prendere a schiaffi il giornalista che è in fondo alla chiesa», ha affermato don Benedetto dall’altare.
LA FIGLIA DEL BOSS NEGA L’INCHINO – Intanto la figlia del boss, Domenica Mazzagatti, raggiunta dal Fatto Quotidiano, ha negato l’inchino sostenendo che la statua della Madonna fa diverse soste e dicendosi orgogliosa di tutti i suoi familiari.
IL MESSAGGIO DEL COMANDANTE AGLI OPPIDESI – Per la prima volta ieri su Facebook ha parlato dell’inchino anche il comandante Marino, il carabiniere divenuto noto per aver abbandonato la processione di Oppido Mamertina dopo l’inchino. La ‘ndrangheta, ha scritto il militare, è «una forma odiosa di sopraffazione fra esseri umani», «uccide ed è venditrice di morte. Oppido e gli oppidesi hanno vissuto passivamente ed ammutoliti cruente faide di cui oggi ancora in tanti portano addosso i segni. Il piagnisteo non giova a nulla, al pari del nascondimento. Servono azioni concrete». Il messaggio sul social network è stato anche un modo per ringraziare tutti «gli oppidesi onesti, che sono tanti, cosi come tanti sono i veri devoti di Maria Vergine delle Grazie». «Li ringrazio particolarmente – ha scritto Marino su Facebook – perché, pubblicamente e non, hanno comunque scalfito quel muro di silenzio che qui è più duro del cemento armato. Li invito a perseverare, a non aver paura di vivere liberi, a dimostrare che i cambiamenti sono frutto dei fatti e dei sacrifici e non solo delle belle parole». Il gesto dell’abbandono della processione della Madonna – ha poi affermato il carabiniere – «non aveva alcuna dietrologia, né era mirato a gettare fango sull’intera comunità oppidese in cui vivo con la mia famiglia da circa 6 anni, ed in cui ho conosciuto tanta gente laboriosa ed onesta».
(Foto da archivio LaPresse. Credit: Toni Condello)