Isis, puzzle in Medio Oriente: Obama non sa se fidarsi di Putin

Sembra essere alquanto complesso, e in parte anche in evoluzione, il quadro degli alleati e dei nemici nella partita internazionale contro l’Isis. Nel quadrante mediorientale, a lungo ordinato sul paino della geopolitica e non della sicurezza e della stabilità militare, ora le tessere del puzzle sono saltate in aria. A raccontarlo è Paolo Garimberti su Repubblica, che, tra i vari aspetti, analizza la «variabile Putin» e i «tormenti di Obama».

 

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La Russia (che si dice pronta ad intervenire in Siria se Damasco dovesse richiederlo) e gli Stati Uniti sono i principali protagonisti della sfida allo Stato Islamico, e mentre Putin agisce con «stile da giocatore di poker», l’America sembra «confusa», perché Obama «non sa se fidarsi» del presidente russo. Scrive Garimberti:

La Russia non ha ancora ammesso di aver inviato carri armati e truppe in Siria o di stare costruendo una nuova base aerea a Latakia, la fortezza del regime di Assad. Ma il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha riconosciuto che forniture militari sono state inviate in Siria insieme con “tecnici specializzati”. Qualcuno si è ricordato degli “omini verdi” in Ucraina, le truppe russe senza insegne che erano state inviate a combattere sotto copertura a fianco dei separatisti ucraini. Putin è intervenuto con il suo classico stile da giocatore di poker. In una conferenza a Dushanbe, capitale del Tadgikistan, ha detto che “se la Russia non avesse aiutato la Siria la situazione nel Paese sarebbe diventata peggio che in Libia” e il flusso di rifugiati sarebbe stato ancora più drammatico. Incoraggiato dal suo padrino geopolitico, Bashar al-Assad è uscito allo scoperto con una dichiarazione a uno dei media di Stato russi (guarda caso). In un appello ai ribelli ha detto in sostanza: unitevi a me e combattiamo insieme l’Is, invece di combatterci tra noi, perché soltanto dopo che gli estremisti islamici saranno stati sconfitti potrà esserci una soluzione politica alla guerra che ha devastato il nostro Paese.

La decisione di combattere insieme l’Isis passa necessariamente dal superamento del gelo provocato dalla crisi ucraina:

Obama non sa se fidarsi della sirena Putin, che gli sussurra di unire gli sforzi per combattere l’Is in Siria, mettendo da parte per il momento il “problema Assad”. Il segretario di Stato John Kerry ha detto che il suo omologo russo Lavrov gli ha proposto un incontro di alti livelli militari per esaminare insieme la situazione siriana. Casa Bianca e Pentagono ci stanno pensando («Siamo pronti a discussioni tecniche e tattiche con Mosca sulla lotta all’Is», ha sottolineato ieri il portavoce della presidenza). In teoria l’interesse comune di America e Russia è di distruggere il mostro del sedicente Stato islamico. E il negoziato sul nucleare iraniano ha dimostrato che Washington e Mosca possono lavorare insieme se l’obiettivo è condiviso, nonostante il gelo provocato dall’Ucraina. Urge un incontro al vertice, franco e sincero. L’imminente Assemblea generale dell’Onu offre lo spunto diplomatico e la location politicamente corretta.

(Foto di copertina: JEWEL SAMAD / AFP / Getty Images)

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