Isis: gli alleati arabi degli Usa e i loro bombardamenti selettivi
24/09/2014 di Andrea Mollica
Gli Stati Uniti sono riusciti a costruire una coalizione internazionale contro l’Isis che si basa sull’appoggio di cinque importanti paesi arabi. L’avversione contro l’estremismo sunnita è l’unico mastice di queste nazioni spesso in lotta tra loro. Obama ha rimarcato come in questa guerra l’America non sia sola, ma i bombardamenti su obiettivi più sensibili sono stati svolti dai soli jet statunitensi.
GLI STATI UNITI, I PAESI ARABI E L’ISIS – L’azione militare condotta dagli Stati Uniti contro l’Isis è stata avviata solo dopo la costruzione di una vasta coalizione di paesi, una quarantina, che fa perno sul mondo arabo. Cinque nazioni mediorientali, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, hanno dato supporto militare e logistico al nuovo intervento contro il terrorismo islamico in Iraq e Siria. Un articolo di Der Spiegel rimarca le contraddizioni di questa intesa tra paesi nemici, uniti dalla paura dell’avanzata dell’Isis capace di scuotere i loro regni monarchici e basati spesso su un’interpretazione della religione musulmana non distante dal fondamentalismo. Arabia Saudita così come Qatar sono stati spesso accusati, con più di qualche ragione, di aver finanziato il terrorismo sunnita, in funzione anti Iran e anti Assad, i due principali regimi sciiti della regione. La crescita dell’Isis si è però fatta pericolosa, visto che i jihadisti del Califfato non riconoscono la legittimità delle monarchie arabe, e tantomeno condividono legami economici così stretti con l’Occidente.
I BOMBARDAMENTI USA E I PAESI ARABI – L’appoggio dei paesi arabi è servito ad Obama per evitare l’accusa di illegittimità di un’azione militare su vasta scala condotta senza una copertura del diritto internazionale. La Russia avrebbe approvato in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu solo una missione che avrebbe coinvolto Assad, ma l’ostilità verso il regime di Damasco è una precondizione del sì saudita così come dell’appoggio degli altri paesi arabi. Il Congresso Usa ha appena approvato un programma di sostegno militare ai ribelli moderati anti Assad, che ha rappresentato una svolta nella politica di Obama verso la Siria. Questo programma vedrà la partecipazione di Arabia Saudita e Giordania. Come nota Der Spiegel, il supporto del fronte mediorientale all’iniziativa americana rivela le differenze esistenti in questa vasta alleanza anti Isis. I bombardamenti più sensibili sono stati condotti dalla sola aviazione militare statunitense. Nella prima notte di intervento bellico sono stati colpiti anche i militanti islamici del fronte al-Nusra e del gruppo Khorosan, fazioni jihadiste affiliate ad al-Qaida e attive in Siria ed Iraq. Solo gli obiettivi anti Isis sono stati colpiti insieme dalla coalizione.
GLI EUROPEI NELL’ISIS – Diverse migliaia di cittadini sauditi e giordani stanno combattendo tra le fila di Isis nella guerra contro Assad così come contro gli sciiti e i curdi in Iraq. Uno dei motivi che hanno spinto l’Arabia Saudita così come la Giordania ad intervenire, e non solo appoggiare, militarmente contro l’organizzazione terroristica è rappresentato proprio dal timore della penetrazione di questi fazioni jihadiste nei loro paesi. Un timore che alberga anche nelle diverse nazioni europee che appoggiano la guerra di Obama all’Isis. Secondo il responsabile anti terrorismo dell’UE Gilles de Kerchove sarebbero 3 mila gli europei che combattono tra le milizie del califfo al-Baghdadi. Un numero cresciuto rapidamente negli ultimi mesi, e formato prevalentemente da cittadini di religione musulmana provenienti da Francia, Regno Unito, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. Alcuni arriverebbero anche dall’Italia, così come da Spagna, Irlanda e Austria. Il 20% di loro sarebbe tornato a casa, e alcuni di essi si sarebbero radicalizzati così da rappresentare una minaccia anche per i paesi europei. Un fenomeno di emigrazione che si rispecchia anche nei tanti curdi che stanno tornando nei loro luoghi di origine, per combattere contro l’Isis.
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