Isis, gli Usa attaccano in Siria

Entra nel vivo l’offensiva occidentale contro l’Isis, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante che terrorizza il Medio Oriente e responsabile della decapitazione di cittadini americani e britannici. Nella notte sono cominciati raid americani contro postazioni degli jihadisti in Siria. Dal mare sono partiti missili tomahawk con l’obiettivo di colpire «capacità di comando dell’Isis e quelle di controllo, rifornimento e addestramento». A riferirlo sono state fonti del Pentagono. Al piano partecipano anche alcuni paesi arabi, gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, la Giordania e il Bahrain, mentre il Qatar ha offerto un «ruolo di supporto» alle operazioni. Si tratta della prima ondata di bombardamenti in Siria da quando, l’8 agosto scorso, è cominciata la campagna americana contro l’Isis, in Iraq.

 

isis iraq siria (Foto da archivio LaPresse. Credit: AP Photo / File)

 

I RAID NEL CUORE DELLO STATO ISLAMICO – Nel dettaglio da fonti militari la stampa americana ha appreso che il piano odierno prevede il bombardamento di almeno 20 obiettivi dell’Isis, che comprendono centri di addestramento, accampamenti di truppe, depositi di armi e munizioni. I raid sono compiuti soprattutto sulla città siriana di Raqqa, dove è situato il quartier generale dell’Isis. Secondo quanto riferito da una ong i morti sarebbero almeno 20. La decisione degli Stati Uniti di dare il via ad una nuova offensiva giunge dopo un lungo dibattito sul ruolo della Siria nella lotta contro lo Stato Islamico. Alcuni giorni da il presidente Barack Obama aveva specificato che non c’è «nessun accordo» con il presidente Bashar al Assad. Secondo quanto riferito fonti di Damasco, Washington avrebbe informato l’inviato Onu in Siria prima di cominciare i raid.

GLI ULTIMI VIDEOMESSAGGI – L’offensiva degli Usa, e la conferma dunque della linea dura contro l’Isis, è giunta poco dopo la diffusione da parte dei miliziani jihadisti di un messaggio di 42 minuti in cui si chiede di uccidere «i miscredenti americanti ed europei». A parlare nel video pubblicato in rete è il portavoce Abu Muhammed Al Adnani. «Conquisteremo la vostra Roma, spezzeremo le croci e faremo schiave le vostre donne, con il permesso di Allah», ha minacciato Al Adnani, che ha definito tre volte «vile» il presidente degli Stati Uniti Obama. Dopo i raid in Siria, invece, gli jihadisti hanno diffuso via YouTube e JustPaste un video di propaganda nel quale compare il reporter britannico John Cantlie, rapito nel 2012. Nel filmato della durata di 6 minuti il giornalista (che sembra recitare un copione impostogli dai suoi rapitori) sostiene che i paesi occidentali hanno sottovalutato «la forza e lo zelo del loro opponente» e che non hanno visto un «caos potenziale» come quello odierno in Medio Oriente dai tempi del Vietnam. Cantlie afferma che i governi occidentali «sono stati presi alla sprovvista dalla pura velocità con cui è cresciuto lo Stato Silamico».

L’ULTIMA STRAGE – Alcuni deputati della provincia di al-Anbar, nel nord-ovest dell’Iraq, hanno denunciato un attacco con armi al cloro compiuto dalle milizie dell’Isis domenica scorsa a Saqlawiya, a nord di Falluja. L’attacco avrebbe causato la morte di 300 soldati iracheni. Di 400 uomini che fronteggiavano l’esercito di jihadisti fedeli all’autoproclamato califfo Abu Bakr al Baghdadi, solo un centinaio sarebbero sopravvissuti. Il deputato Ali al Bedairy ha riferito che i terroristi dell’Isis «hanno usato per la prima volta gas cloro a Saqlawiya contro 400 soldati e hanno ucciso molti di loro asfissiandoli e fancendo esplodere un’autobomba contro il loro quartier generale».

L’OPERAZIONE INIZIATA L’8 AGOSTO – A quanto si apprende dall’8 agosto ad oggi i caccia americani avrebbero preso di mira e distrutto almeno 190 obiettivi dell’Isis, ma fino ad ora è stata compiuta una campagna prevalentemente a carattere di difesa, per proteggere il personale diplomatico e militare statunitense presente nel nord dell’Iraq e per sostenere le forze irachene impegnate a contrastare l’avanzata dell’Isis nella regione della strategica riga di Mosoul e verso Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Per l’offensiva odierna gli americani hanno impiegato F16, F15, F18, bombardieri B1 e Av 8 harrier con l’appoggio di aerei da rifornimento. Ma sono stati messi in campo anche droni armati che garantiscono una presenza prolungata sulla zona operativa e possono dedicarsi a bersagli mobili, sia colonne di mezzi che singoli veicoli. A questa forza vanno poi ovviamente aggiunti i missili da crociera. I missili tomahawk in particolare sono in grado di colpire con estrema precisione obiettivi posti a circa 2.500 km di distanza.

I BERSAGLI – A quanto si apprende i raid delle forze americane con il supporto di cinque paesi arabi hanno colpito obiettivi a Raqqa, in Siria, roccaforte dell’Isis. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) sarebbero rimasti vittima dell’offensiva americana 120 miliziani jihadisti. Altri 22 raid avrebbero poi interessato la regione di Bukamal, al confine con l’Iraq. Nell’offensiva sarebbero stati colpite anche postazioni di Jabhat al Nusra, gruppo affiliato ad al Qaeda, nelle province di Idlib ed Aleppo, nella Siria nordoccidentale.

L’ALLERTA – L’avvio delle operazioni in Siria ha reso necessario lo stato di allerta anche negli Stati Uniti sul fronte antiterrorismo, anche se fino ad ora non sono state registrate minacce specifiche di attacchi contro obiettivi americani.

(Foto copertina da archivio LaPresse. Credit: AP Photo / Evan Vucci)

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