Italia 5 stelle: metamorfosi di un Movimento che ha perso la sua rabbia
17/10/2015 di Stefania Carboni
Non ci sono più le maschere con la V, sono poche, sparute, tra il cemento dell’Autodromo di Imola. L’Italia 5 stelle in terra romagnola è diversa da quella lanciata al Circo Massimo, un anno fa. Lontani i vecchi tempi in cui bastava poco e sotto il palco partiva l’urlo dei “Tutti a casa”. Il raduno nazionale dei 5 stelle è adesso pieno di militanti che indossano magliette con sopra scritto “Keep calm and M5S al governo”. Perché il popolo grillino vuole seriamente andare al governo. Peccato però che sia Beppe Grillo sia Gianroberto Casaleggio abbiano bloccato l’investitura del vicepresidente alla Camera Luigi Di Maio come futuro premier M5S. O se proprio non la negano fanno di tutto (almeno pubblicamente) per frenarla.
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— Stefania Carboni (@Fioskyna) 17 Ottobre 2015
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ITALIA 5 STELLE: NON E’ TEMPO PER DI MAIO
– «Di Maio candidato premier? Non è detto», ha sottolineato il guru al suo arrivo alla kermesse pentastellata. Presto per ipotizzare premier, squadre di governo. «I nomi – spiega – saranno scelti dagli iscritti, ma non ora: prima delle politiche. Speriamo molto presto». E anche il leader del Movimento Grillo è d’accordo: «Casaleggio ha ragione, abbiamo delle regole». Di candidature? Non si discute. Così il deputato campano si adegua alla linea. E minimizza. «La novità – ha spiegato Di Maio – è che noi rispettiamo le regole. Quindi, avrete un candidato premier che sarà incensurato, un candidato sindaco residente nella città in cui si candida e che non sarà un politicante di mestiere e che non ha fatto più di un mandato. Alle regole non si deroga». Stando ai dettami però Di Maio potrebbe tranquillamente correre per Palazzo Chigi. Il governo di Matteo Renzi però sta ancora lì, al suo posto. Perché quindi bruciare il vicepresidente della Camera?
ITALIA 5 STELLE: TRA SINDACI E DEPUTATI VIP
– La prima giornata di Italia 5 stelle è passata in attesa dell’intervento di Grillo, tra gli stand, i parlamentari, i deputati a Bruxelles. E i sindaci. Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, gironzola orgoglioso con la figlia, appena nata. Federico Pizzarotti saluta gli attivisti. Non salirà sul palco. A lui non importa. «Fuori c’è più gente». E la sua gente distribuisce i volantini anche nell’area stampa. Sopra un titolo che non fuga dubbi: trenta successi dell’amministrazione Pizzarotti. «Sa com’è, magari rimangono un po’ nell’ombra», spiega una volontaria. Alessandro Di Battista invece passeggia circondato da uno stuolo di persone. Allo stand del Parlamento italiano non si può entrare. Tutta colpa sua. «Come Di Maio – chiosa un ragazzo all’amico mentre ammira la ressa -. Non riesci a sentirlo, è impossibile parlarci». Il deputato (a differenza del seguitissimo Roberto Fico) è costretto a girare scortato dallo staff. Sembrano bodyguard ma in realtà sono membri della task force, che in queste ore impazzisce dietro ai parlamentari più in vista. Li aiutano a svicolare tra la folla, controlla che i collegamenti in diretta filino lisci, agisce laddove la densità dei fans diventa preoccupante.
ITALIA 5 STELLE: NEL MOVIMENTO NON SI LITIGA PIU’
Rispetto al Circo Massimo deputati e senatori hanno più spazio, certo. Non sono offuscati da un Grillo che parla in cima a una gru. I due “padri” del Movimento intervengono solo a fine serata, preceduti da Dario Fo. Stanno dietro le quinte, chiusi nel quartier generale dell’evento. Le agorà con gli attivisti sono in disparte, dietro i gazebo, quasi nascoste. E non sembrano neanche più irruente come quelle di una volta. Dal palco si spiega cosa il Movimento ha fatto in questi ultimi mesi. Non c’è contrasto, manco meno la discussione, solita, che animava le assemblee regionali M5S. Anche se i selfie spopolano qualche deputato o consigliere viene sgridato dall’attivista criticone. «E’ ora di agire», sottolinea un signore, grillino, a un consigliere dell’Emilia Romagna.
Da una parte c’è la base vuole vedere gli eletti al comando, dall’altra la struttura dell’evento impostata quasi totalmente sui successi raggiunti e sui lavori in corso. Una specie di open day del Movimento. Niente a che vedere con l’impostatura “politica” che qualcuno, tra camper e bandiere, sognava.
Una signora sceglie una maglia rosa per la figlia allo stand merchandising. Sopra capeggia la popolare scritta: «Keep calm and M5S al governo». «E se non andiamo al governo che faccio sbarro la scritta?», chiede al venditore ironica. Lui sorride, non risponde. Lei si scurisce in volto, chiude la contrattazione e apre il portafoglio: «Gliela pago, va».
(Copertina foto ANSA/ MARCO ISOLA)