«L’Italia, il più probabile candidato all’uscita dall’euro»
07/08/2015 di Andrea Mollica
Italia euro,
il nostro Paese è il vero caso problematico dell’unione monetaria. L’unica cosa che cresce in questo momento in modo rilevante sono debiti e disoccupazione, tanto che diversi economisti reputano probabile l’addio all’euro. Per il momento né i mercati così come gli osservatori scommettono su questo scenario, una contraddizione su cui si interroga però il quotidiano tedesco Die Welt.
Uscita Italia Euro –
Quando si parla di un Paese in crisi dell’eurozona, tutti pensano alla Grecia. Un errore, per certi versi, visto che l’economia che è cresciuta meno da quando è stata introdotta la moneta unica è stata l’Italia. Dal 1999 il Pil è aumentato di solo il 4,5%, 0,1% in meno rispetto al disastro ellenico. La media dell’eurozona è lontana qualche anno luce, al 22%. Ciò significa che l’Italia sia cresciuta ogni anno con una media dello 0,28%, una stagnazione perenne. Die Welt evidenzia come questi numeri siano spaventosi, visto che
chi spiega che la Grecia sia troppo debole per l’euro e dovrebbe uscire dalla moneta unica, non riconosce come sia in difficoltà l’Italia. Una situazione di debolezza evidenziata dall’autorevole WonkBlog, il sito di analisi economiche del prestigioso quotidiano statunitense Washington Post, che pochi giorni fa ha definito il nostro Paese come il più probabile a lasciare l’euro.
Die Welt sottolinea come il pessimismo sull’Italia non abbia raggiunto ancora l’Europa. Sui media così come sui mercati nessuno dubita della partecipazione all’euro. Giochi di parole come Frexit o Grexit non sono mai stati pensati per l’Italia. L’indice che monitora la probabilità della rottura dell’euro realizzato dalla società Sentix assegna alla Germania un valore più alto rispetto al nostro.
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Italia debito disoccupazione –
Die Welt rimarca come alla luce della situazione economica sia difficile comprendere come mai i dubbi sulla partecipazione dell’ Italia all’euro siano così pochi. Fino allo scoppio della crisi la nostra economia ha tenuto un discreto ritmo, anche se già inferiore rispetto alla media dell’unione monetaria, per poi crollare dal 2008 in poi. Il Pil si è contratto di 11 punti percentuali, ed è tornato al livello del 2000. Una prestazione peggiore rispetto al Giappone degli anni novanta, e anche più negativa rispetto alla dinamica economica dell’Italia negli anni trenta. La perdita di competitività subita dalla nostra economia all’inizio dell’euro non è mai stata recuperata. Lo mostra la percentuale del commercio mondiale, diminuita di più del 30%, una flessione record per l’eurozona. Il mercato del lavoro è stato penalizzato in maniera rilevante, e il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli record, superiori al 10%. Particolarmente negativa è la situazione per i più giovani, che fanno fatica a trovare lavoro. Tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione giovanile è al 44%. Come ha rimarcato il premio Nobel Christopher Pissarides, l’espulsione di centinaia di migliaia di giovani dal mercato del lavoro penalizza il futuro di un Paese, con un sensibile indebolimento delle capacità della sua forza lavoro. La crescita dell’economia così debole ha provocato l’esplosione del debito pubblico, arrivato al 135%, il dato più alto dal 1924. Recentemente il Fmi ha attestato i problemi strutturali del’Italia, che per Die Welt ha una missione quasi impossibile davanti a sè.
Da una parte l’Italia deve ridurre in fretta la percentuale del suo debito rispetto al Pil, dall’altra parte invece deve sostenere l’economia, in modo che possa crescere ancora. Un problema che vale in modo particolare per il Sud sempre più impoverito.
Die Welt conclude la sua analisi rimarcando come anche politicamente la situazione si faccia difficile. Matteo Renzi ha subito una forte flessione della sua popolarità, mentre il M5S di Beppe Grillo è tornato a crescere con l’obiettivo dell’uscita dall’euro. Il giornale tedesco non cita Matteo Salvini, anche lui leader che ha dato nuova vita alla Lega Nord con la battaglia contro la moneta unica.
Photocredit: CONTROLUCE/AFP/GettyImages)