Italicum: tra gli emendamenti M5S “la soppressione dell’obbligo di deposito dello statuto”

Il Movimento 5 stelle ha presentato 20 emendamenti  per la riforma della legge elettorale, ora all’esame della commissione Affari costituzionali alla Camera. Modifiche, anticipate dall’agenzia Public Policy, che potrebbero creare non solo un’intesa con la minoranza del Pd ma anche risolvere questioni solo grilline: come la soppressione dell’obbligo di deposito dello statuto del partito per chi partecipa alle elezioni, che spunta tra le modifiche proposte.

Lo status del senatore Alberto Airola
Lo status del senatore Alberto Airola

ITALICUM M5S E QUEGLI EMENDAMENTI PER I 5 STELLE

– Tra gli emendamenti depositati a Montecitorio c’è infatti la soppressione della disposizione, introdotta a Palazzo Madama, che impone, all’atto del deposito del simbolo elettorale e del programma, di depositare anche lo statuto del partito o della forza politica che vuole partecipare alle elezioni. Una richiesta creata proprio per il Movimento che ha avuto non pochi problemi tra il codice ufficioso ed ufficiale depositato nelle elezioni nazionali. Non solo: il Movimento chiede anche la diminuzione del numero di firme necessarie per la presentazione delle liste. Nei collegi plurinominali – riporta l’emendamento – la raccolta deve essere sottoscritta da almeno 500 e da non più di 1.000 elettori iscritti nelle liste elettorali.

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ITALICUM M5S: EMENDAMENTI PER LA MINORANZA PD

– Per creare un ponte con i frondisti di Montecitorio i parlamentari M5S propongono l’aumento dal 40% al 50% della soglia dei voti validi oltre la quale scatta il premio di maggioranza.

«In ciascuna lista i candidati sono presentati in ordine alternato per sesso – recita la modifica – nessuno può essere candidato in più collegi, neppure di altra circoscrizione». M5S dice no ai 100 capilista bloccati. «Ogni lista – riporta l’emendamento – all’atto della presentazione, è composta da un elenco di candidati, presentati secondo un ordine numerico. La lista è formata da un numero di candidati pari almeno alla metà del numero dei seggi assegnati al collegio plurinominale e non superiore al numero dei seggi assegnati al collegio plurinominale. A pena di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50%, con arrotondamento all’unità superiore, e nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali i candidati sono collocati in lista secondo un ordine alternato di genere».  Altra carta da giocare è la proposta sulle candidature plurime: sì per i capilista, ma massimo in 3 collegi e non 10 secondo invece quanto previsto dall’Italicum. Infine il Movimento richiede l’aumento del numero minimo degli elettori iscritti per sezioni elettorali. Una sorta di sistema “antibrogli” dove si specifica che il numero fissato non sia superiore a 1.200 (come prevede l’attuale riforma) né inferiore a 800.

(in copertina ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

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