Italo ha ragione sul Family Day, è sbagliato discriminare. Anche chi discrimina
25/01/2016 di Boris Sollazzo
Fermateli. Fermate i fascisti dei social. Vi prego, non se ne può più. Sono un brillante esempio di come una certa sinistra, di come alcuni paladini dei diritti civili, siano alfieri, nei modi, nelle parole e nei fatti, della stessa intolleranza che dicono di combattere.
Il Family Day è un raduno di serial killer? Ci piacerebbe pensarlo, ma no. E’ una cellula Isis? Da ciò che dicono potrebbe sembrare, ma no. Compiono un reato nel voler manifestare per istanze demenziali e liberticide? Ancora no, almeno finché non intervenga una riforma sui reati d’opinione.
E cosa fanno gli squadristi di Twitter (soprattutto, su Facebook, si sa, preferiscono gattini e autoreferenzialità)? Scrivono a Bergoglio una lettera accorata per impedire a Bagnasco e soci di mancare di rispetto a tanti cristiani? Per carità. Scrivono ad Alfano dicendo che un ministro dell’Interno non può dire “starò in piazza col cuore” e quindi non ci rappresenta? Non sia mai, troppo impegno. Loro preferiscono “bullizzare” il goffo social media manager di Italo treno. Che inizia con “ragazzi” come Barbara D’Urso al Grande Fratello, ma dice una cosa sacrosanta. Ovvero: siamo un’azienda privata, se ci chiedono un’offerta per dei gruppi, la concediamo. Basta essere più di 20 persone e anche i motociclisti evangelici che vanno solo su una ruota avranno il loro sconto. E se sono di più addirittura possono avere in esclusiva delle carrozze. Si chiama capitalismo. E in regime di concorrenza, per di più,un qualcosa che nei trasporti noi non conoscevamo fino a poco tempo fa. Pensate che le FS, ora Trenitalia, lo hanno fatto, questo pacchetto sconti, per la CGIL, per una vita. E, vi dirò, molti italiani non è che amino il sindacato, né i diritti dei lavoratori.
Sì, direte voi, ma al Pride e #SvegliatiItalia niente sconti. Pare che semplicemente non l’abbiano chiesti. Il Padova Pride lo fece e, guarda un po’, quegli omofobi di Italo che fanno? Glielo concedono! Perché loro sono interessati solo al guadagno, ed è anche giusto: spetta alle aziende private far passare la stepchild adoption? Direi di no. Anzi, Italo ci dà una lezione che i fascisti fricchettoni di Twitter (eh sì, pure radical chic) dovrebbero imparare, una grande lezione di democrazia. Se sei contro le discriminazioni, lo sei sempre. E non discrimini nessuno, neanche chi discrimina.
Eh già, perché mentre i troll linciavano in massa l’account della società ferroviaria, con il solito coraggio da leoni da tastiera che li contraddistingue, e mentre c’era chi dall’altra parte faceva ridere tutti comparando quelli del Family Day a Rosa Parks (certo, con governi da decenni inginocchiati davanti all’altare da cui, in Vaticano, dettano legge e leggi a Roma), nessuno pensava a che disastro sarebbe stato il contrario.
Immaginate i titoli “Italo contro il Family Day”. “Italo bastardo islamico”. “Italo ci vuole lasciare a casa” con l’immagine di una famiglia di 12 figli e preti dentro tonache appena stirate con lo sguardo da vittime sacrificali. E avrebbero avuto ragione. Loro non ci vogliono in questo paese, perché vogliamo che l’amore non abbia ostacoli di alcun tipo e che tutti siano liberi di viverlo come credano. E noi siamo così simili a loro da non volerli far viaggiare in treno? Solo perché non sono d’accordo con noi? Ma fateci il piacere.
P.S.: e poi, dove ci si può fermare? Se dobbiamo togliere il diritto a viaggiare a chi consideriamo non meritevole, chi dovrà essere colpito dall’anatema ferroviario? Per dire: Maurizio Sarri e Daniele De Rossi d’ora in poi solo in pullman?