La triste parabola di Italo, il treno privato che non fa utili e che sembra ormai su un binario morto
04/05/2015 di Mazzetta

L’impresa ferroviaria privata italiana sembra già moribonda e c’è persino chi parla di una sua nazionalizzazione come se fosse auspicabile e un vantaggio per il paese tutto. Anche se si tratterebbe di un esito non proprio in linea che le magnifiche premesse che hanno stimolato il progetto.

LA PRIVATIZZAZIONE DELLE FERROVIE –
La Nuovo Trasporto Viaggiatori è stato il miraggio dei privatizzatori a oltranza, ha aperto alla concorrenza le ferrovie solo per arrivare a dimostrare che la concorrenza non è strutturalmente possibile nel trasporto ferroviario, un tipo d’impresa sovvenzionata dallo stato costretta a correre su un’infrastruttura costruita e mantenuta dallo stato, che vive degli investimenti dello stato e che ha un interesse strategico che troppo spesso non coincide con quello dell’impresa.
SOLO DEBITI PER ITALO –
NTV sembrava partita bene, già nel 2013 ha triplicato il fatturato rispetto al 2012, ma perdendo però 78 milioni come l’anno prima. Perdite ripianate, e il capitale di rischio che restò invariato a poco meno di 110 milioni. L’anno scorso il capitale è stato aumentato a 264 milioni ma oggi, con il debito complessivo salito a 781 milioni, il capitale sociale si è ridotto di un terzo solo nel primo trimestre di quest’anno. Gli unici dati confortanti sono l’aumento di fatturato e passeggeri, arrivati ormai ai 6 milioni all’anno, ma per ogni cliente conquistato NTV ha speso una piccola fortuna. Secondo la società un andamento tanto negativo dei conti è colpa della posizione dominante di Trenitalia, con la quale ultimamente ha scatenato una guerra d’offerte e ribassi sempre più arroventata. Trenitalia può contare sulla vicinanza di Rete ferroviaria italiana, la società collegata del gruppo Fs che gestisce la rete dei binari.
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ASSETTO SOCIETARIO E GOVERNANCE –
La società è stata fondata nel 2006 da Luca di Montezemolo, Diego Della Valle, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone, soci pesanti sono Intesa Sanpaolo che detiene il 20% delle azioni oltre ad una gran parte dell’esposizione bancaria (che ammonta in totale a circa 700 milioni di euro) e i francesi della Société Nationale des Chemins de fer Français (SNCF) con un altro 20%. Dopo l’esordio commerciale, nel 2013 ha visto Montezemolo lasciare la carica di presidente ad Antonello Perricone, che poi ha preso anche quella di amministratore delegato, che infine ha lasciato a Flavio Cattaneo nel febbraio scorso.