Jens Weidmann: ritratto del più grande anti-euro d’Europa
28/01/2014 di Alessandro Guerani
L’ultima uscita della Bundesbank, che sembra suggerire ai vari paesi in crisi dell’Eurozona una patrimoniale “monstre” per abbattere il debito pubblico, non è che l’ultimo episodio in cui la Bundesbank ed il suo presidente Jens Weidmann, entrano a gamba tesa nella difficile situazione europea.
JENS WEIDMANN: L’ANTIEURO DI GERMANIA – Se infatti la signora Merkel viene vista come una arcigna negoziatrice, in realtà il vero falco del pensiero monetario ed economico tedesco è lui, Jens Weidmann, dal 2011 a capo della Buba dopo essere stato proprio nel pool di consiglieri economici della Cancelliera fin dal 2006. Già poco tempo dopo la sua nomina, con le sue dichiarazioni in cui affermava che l’Eurozona o si dotava di un impianto fiscale ed economico di tipo federale, cosa che dubitava sarebbe avvenuta, o sarebbe stata sotto pressione da parte dei mercati fino alla sua dissoluzione, si metteva subito in contrasto con la linea politica della Merkel, che ha sempre professato ivece fede indiscussa nell’euro e l’eurozona (ed i benefici che porta alla Germania).
UN FALCO ALL’ENNESIMA POTENZA – Portatore di una linea intransigente, più di una volta è stato messo sotto accusa dalla stampa tedesca per essere, nonostante i contrasti, il vero deus ex machina dietro la linea di politica economica della cancelliera. Sempre in prima linea mediatica, ora a dettare condizioni alla Grecia, ora a elencare le condizioni per cui la Germania potrebbe accettare gli Eurobond, ora a combattere la politica monetaria della BCE di Draghi che salvò l’Euro dal collasso nel luglio del 2012 con l’annuncio del programma OMT, è la manifestazione concreta della differenza di potere all’interno dell’Eurozona fra la Bundesbank e le altre banche centrali nazionali del SEBC, basti confrontarlo col nostro governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco ed i suoi interventi, molto meno frequenti e sempre attenti a restare entro certi canoni. Trovatosi sulla questione dell’OMT in minoranza nel consiglio della BCE ha portato la sua battaglia fuori da quelle stanze fino alla Corte Costituzionale tedesca con una relazione fortemente negativa sull’operato di Draghi, una decisione che ha fatto chiedere a molti analisti e commentatori economici quanto potrà durare questo braccio di ferro all’interno dell’istituzione di Francoforte.
NELLA TESTA DEL FALCO – Il pensiero di Weidmann è estremamente semplice e, sinceramente, non completamente criticabile: ritiene che la politica monetaria non possa risolvere i problemi strutturali dell’Eurozona e quindi che la Banca Centrale si debba limitare alla funzione della stabilità dei prezzi, cioè al controllo dell’inflazione. I restanti problemi dovrebbero essere risolti a livello politico, con il supporto della volontà popolare, eventualmente attraverso cessioni di sovranità ad un organismo centrale europeo. In mancanza di queste ultime condizioni, di cui lui stesso vede estremamente improbabile la realizzazione, ha più volte espresso il suo parere negativo che la Germania si impegni finanziariamente a sostegno degli altri stati dell’Eurozona. Da qui il suo euroscetticismo di fondo che non è molto distante da tante pulsioni che stanno emergendo nella società, ma soprattutto, nell’economia tedesca, di cui AfD è solo la manifestazione più evidente.
Di sicuro se le sue posizioni non fossero state respinte sarebbe stato difficile, se non impossibile, mantenere l’unità della zona Euro nel 2012, d’altra parte il suo ruolo sicuramente non gli permette di essere ancora più esplicito ma la sua insistenza, ad esempio, nel voler inserire fra gli investimenti a rischio i titoli di stato dei paesi dell’Eurozona detenuti dalle banche europee sarebbe una decisione che renderebbe immediatamente non credibile il “whatever it takes” pronunciato da Draghi che calmò la speculazione sui titoli dei paesi dell’eurozona in difficoltà.
IL SUO RUOLO NELLE ELEZIONI EUROPEE – Oggi, con le elezioni europee che si stanno avvicinando fra pochi mesi e tutta la UE impegnata a lanciare segnali concilianti, eccolo far uscire un documento dalla Buba con l’ipotesi di patrimoniale taglia debito, e quindi di importo estremamente rilevante, con le ovvie ricadute negative sulla già traballante popolarità dell’euro. Osservare nei prossimi mesi le azioni e le dichiarazioni di Weidmann sarà quindi estremamente importante per capire come evolveranno le pulsioni euroscettiche all’interno del paese più importante economicamente dell’Eurozona.