Arriva il Jobs Act delle partite IVA
24/10/2015 di Redazione
La novità ha la forma di un disegno di legge in 13 articoli che il governo presenterà come collegato alla legge di Stabilità ed è stata enfaticamente definita il Jobs Act delle partite IVA.
COME SI È ARRIVATI AL DECRETO PER LE PARTITE IVA –
Il testo del decreto è stato predisposto da un giurista bocconiano, il professor Maurizio Del Conte facendo propri i testi che già esistevano in materia in Parlamento e ha consultato più volte le associazioni delle partite Iva. Come spiega questa mattina il Corriere, il ddl comincia definendo l’ambito di applicazione che riguarda «tutti i rapporti di lavoro autonomo» con l’esclusione «dei piccoli imprenditori artigiani e commercianti iscritti alla Camera di Commercio». Gli articoli 2 e 3 riguardano la tutela contro i ritardi di pagamento dei compensi ed estendono ai freelance la normative/sanzioni previste dalle norme sulla subfornitura. Vengono così vietate le clausole che in un contratto «realizzino un eccessivo squilibrio in favore del committente».
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LE NOVITÀ PER LE PARTITE IVA –
Dalla facoltà di modificare il contratto o di recedere senza congruo preavviso alla pattuizione di pagamenti oltre i 60 giorni fino al rifiuto di mettere nero su bianco gli elementi-chiave del contratto stesso. L’articolo 4 tutela finalmente la proprietà intellettuale dei free lance. Se l’opera dell’ingegno di un lavoratore dipendente è dell’azienda che lo stipendia uno sviluppatore di software a partita Iva che realizza un algoritmo sarà libero di venderlo a più clienti «salvo il caso in cui l’invenzione sia prevista come oggetto del contratto e a tale scopo retribuita». L’articolo 5 interviene a favorire lo studio e norma la piena deducibilità «entro il limite annuo di 10 mila euro delle spese per l’iscrizione a master e a corsi di formazione o di aggiornamento nonché le spese di iscrizione a convegni, congressi». Per evitare abusi il legislatore ha deciso di escludere dalla deducibilità ogni tipo di viaggio/soggiorno e di puntare direttamente sui contenuti. L’articolo 6 obbliga i Centri per l’impiego, «in ogni sede aperta al pubblico a dotarsi di uno sportello dedicato al lavoro autonomo per fornire informazioni e supporto. Le spese sostenute dai free lance per servizi di addestramento e sostegno all’auto-imprenditorialità “sono interamente deducibili dal reddito entro il limite annuo di 5 mila euro». L’articolo 7 apre i bandi pubblici italiani e dei fondi strutturali Ue alle partite Iva e non solo — come è ora — alle imprese e ai professionisti iscritti alla Camera di Commercio. In questo modo i free lance possono entrare in un mercato dal quale erano esclusi e che è piuttosto interessante.
NUOVE TUTELE PER LE PARTITE IVA –
Dall’articolo 8 in poi vengono rivisitate le tutele sanitarie. Si comincia dall’indennità di maternità. Oggi una donna per usufruirne deve interrompere l’attività e rinunciare alla commessa a cui sta lavorando, invece il ddl prevede che possa tenerla modulando ovviamente i tempi di consegna. Inoltre in caso di malattia grave i free lance potranno sospendere il versamento degli oneri previdenziali per l’intera durata della malattia e quando riprenderanno a lavorare potranno rateizzare il dovuto nell’arco di un periodo pari a tre volte quello di sospensione. Inoltre i periodi di malattia conseguente a trattamenti terapeutici delle malattie oncologiche sono equiparati alla degenza ospedaliera. Come si può constatare il Jobs act delle partite Iva interviene ad ampio raggio disciplinando tutele economiche, presenza sul mercato e pezzi di welfare e apre di conseguenza una fase nuova. Così come altrettanto innovative sono le norme sul «lavoro agile» che riguarda i dipendenti ma farà parte dello stesso disegno di legge come puro veicolo. In questo caso il legislatore ha preso come riferimento le esperienze di smartworking di molte imprese e le ha «garantite» con disposizioni che tutelano diritti, volontarietà, rischio infortuni e privacy .