John Lennon, here today
08/12/2016 di Alessio Barbati
John Lennon
moriva 36 anni fa, ucciso di fronte al Dakota Building, a New York, da un mitomane di cui non vale la pena ricordare il nome. Succedeva appena due mesi dopo il suo quarantesimo compleanno, qualche settimana dopo la pubblicazione di “Double Fantasy”, l’album che segnava il suo ritorno, dopo il periodo di “paternità” che John si era preso per badare al suo secondo figlio Sean. Erano le 22.51 dell’8 dicembre 1980; Lennon e Yoko Ono stavano rincasando dopo un pomeriggio trascorso al Record Plant Studio quando venne raggiunto da quattro colpi di pistola esplosi da Mark Chapman. Uno dei proiettili trapassò l’aorta, «I was shot…» [Mi hanno sparato] fece in tempo a dire prima di perdere conoscenza durante la corsa verso il Roosvelt Hospital.
IMAGINE –
Sarà banale, ma è difficile non ricordare Imagine, sentita milioni di volte e cantata ancora più forte dopo i fatti di Parigi. Un inno che a quasi 45 anni dalla sua incisione rimane vivo e pulsante. Perchè, parliamoci chiaro, la bellezza di Imagine sta nella sua semplicità. Potrebbe essere un tema di un bambino di quinta elementare, ma gli adulti “che contano” ancora non l’hanno capita. È per questo che dobbiamo ricordarla, anche se i critici più schizzinosi non la considerino tra le migliori produzioni di Lennon. Dobbiamo farlo perché ne abbiamo bisogno.
«Non ho paura di morire, sono preparato alla morte perché non ci credo. Penso che sia solo scendere da un’auto per salire su un’altra». John lo sapeva, in fondo era facile aspettarselo dopo le strane lettere che riceveva ogni giorno, ma questo non lo preoccupava. Volle essere cremato e le sue ceneri vennero sparse nell’Oceano Atlantico. Non esiste una vera e propria tomba perchè, in fondo, John Lennon non ci ha mai lasciati.
HERE TODAY –
La pensa allo stesso modo anche Paul McCartney che per i primi due anni dopo l’omicidio è rimasto in silenzio. Un silenzio quasi ambiguo, che ad alcuni fece tornare in mente una serie di spiacevoli eventi, tra cui la rottura con i Beatles, la strada dell’eroina che aveva intrapreso assieme a Yoko Ono e poi la morte improvvisa. Era come se Paul non glielo avesse mai perdonato. Poi, un pomeriggio del 1981, trovandosi solo in stanza con una chitarra, iniziò a “parlare” con John, piangendo. Venne pubblicata solo un anno dopo, dopo la registrazione ai Macca studios e l’arrangiamento di George Martin. Il vero abbraccio tra i due avvenne solo dopo la sua morte. Questa è la versione che McCartney ha cantato all’Olympia di Parigi per il compleanno di John. Avrebbe compiuto 73 anni.
And if I said,
I really knew you well what would your answer be?
If you were here today.Ooh ooh ooh, here to-day.
Well knowing you,
You’d probably laugh and say that we were worlds apart.
If you were here today.Ooh ooh ooh, here to-day.
But as for me,
I still remember how it was before,
And I am holding back these tears no more.Ooh ooh ooh. I love you, ooh.
What about the time we met?
Well, I suppose that you could say that we were playing hard to get.
Didn’t understand a thing,
But we could always sing.What about the night we cried,
Because there wasn’t any reason left to keep it all inside?
Never understood a word,
But you were always there – with a smile.And if I say,
I really loved you and was glad you came along.
If you were here today.Ooh ooh ooh, for you were in my song.
Ooh ooh ooh, here to-day.