Jony Ive, il (vero) genio di Apple si racconta
21/02/2015 di Redazione
La settimana scorsa il New Yorker è riuscito a raggiungere Jony Ive, “Senior Vice President del Design” di Apple. Se nome e carica non dovessero suggerirvi niente, potete pensare a lui come il quarantasettenne che ha disegnato l’iPhone, l’iPod, l’iPad, l’iMac e il MacBook Air, oltre ad essersi occupato del restyling grafico di iOS7. La sua vita è sempre rimasta lontana dai riflettori, fino a qualche giorno fa, quando Ian Parker è riuscito a strappargli una lunga intervista poi pubblicata sul periodico newyorkese. Dalle 20 pagine di racconto abbiamo imparato alcune cose interessanti.
Ive ha un sacco di amici famosi
Ive, ha un sacco di amici famosi, da Chris Martin dei Coldplay al frontman degli U2 Bono, Massive Attack, e Yo-Yo Ma, poi i designer Paul Smith e Marc Newson (che ora lavorano in Apple), l’attore Stephen Fry e JJ Abrams, che non ha bisogno di presentazioni.
La spada di Star Wars
I video della Apple
Steve Jobs lo dispensò dal parlare in pubblico purché si occupasse dei video di presentazione della Apple, come ad esempio quello dell’ultimo Apple Watch, diretto e prodotto proprio da Ive.
Water e lavandini
Nei primi anni Novanta, prima di approdare alla Apple, Ive lavorava alla Tangerine di Londra dove ideò una linea da Bagno per Ideal Standard. Non c’è bisogno di sottolineare come i sanitari mostrassero a pieno il suo stile: linee pulite e angoli smussati.
Questione di collegamenti
L’ufficio di Ive (Two Infinite Loop) è collegato a quello di Steve Jobs (One Infinite Loop) tramite un corridoio speciale. I due laboratori sono gli unici in tutta la Apple ad essere collegati direttamente. Se non glielo avesse fatto notare un suo collaboratore Ive non se ne sarebbe nemmeno accorto. All’interno del Two Infinite Loop, completamente in vetro, Ive conserva un quadro di Banksy che ritrae la regina con la faccia da scimpanzè e la scritta: “believe in your fucking self. Stay up all fucking night … think about all the fucking possibilities”, che tradotto sarebbe “credi in te stesso cazzo! Rimani sveglio tutte le cazzo di notti e pensa a tutte le fottute possibilità”.
I designers della Apple
In azienda ci sono tre reclutatori specializzati che assumono un solo progettista l’anno. In tutto al momento sono 19 e lavorano 12 ore al giorno. Chi stesse pensando di proporsi è giusto che sappia che il turno inizia alle 6 del mattino, ma negli ultimi 15 anni hanno abbandonato il lavoro soltanto in due (uno per motivi di salute).
Quando nel 1997 Steve Jobs tornò alla Apple Ive stava per dimettersi
«Ero convinto che me ne sarei dovuto andare visto che era arrivato un nuovo capo progettista – racconta Ive a Ian Parker – e invece ci siamo piaciuti subito, forse perché eravamo entrambi un po’ strani. E già alla fine di quel primo giorno abbiamo iniziato a collaborare per l’iMac, con Jobs che insisteva nel dire che doveva essere “bello da leccare”».
Ive è ossessionato dalle piccole cose (incredibile vero?)
Solo dopo la morte di Jobs, Ive ebbe l’autorizzazione di cambiare il design di iOS7, arrotondando gli angoli delle icone. “Mi facevano impazzire. Vedevo interruzioni di tangenza ovunque”.
…specialmente dagli angoli. Gli angoli smussati.
La fotocamera sporgente dell’iPhone 6
Questa volta no, Ive non è riuscito ad evitare che accadesse, ma quando gli è stato chiesto non è riuscito a trattenere l’ironia definendola “un’ottimizzazione davvero molto pragmatica…”.
Ive voleva che l’iPad uscisse prima dell’iPhone
Ma Steve Jobs fu inflessibile, con l’iPhone la gente avrebbe imparato a familiarizzare con il touch screen, accogliendo in maniera più consapevole un prodotto come l’iPad.
Le auto
Nel garage di Ive ci sono una Aston Martin DB4 e una Bentley Mulsanne, con cui il suo autista lo accompagna ogni giorno in ufficio. Ive acquisto la sua prima Bentley 10 anni fa. Con una passione così per le auto i rumors sull’Apple Car diventano immediatamente più plausibili. Jeff Williams, il capo delle operazioni alla Apple guida una semplice Toyota Camry per cui Ive ha solo due parole “Oh God”.
Tiny Ive
A scuola il suo soprannome era “Tiny”, piccoletto. «A 13 anni – confessa – ero alto come oggi».