La città dove si lavora 30 ore a settimana
11/04/2014 di Andrea Mollica
La settimana lavorativa da 30 ore? Se la Francia non ha avuto successo con la riforma delle 35 ore, nella seconda città della Svezia il comune di Göteborg vuole sperimentare una giornata da solo 6 ore di lavoro, così da ridurre a sole 30 l’impegno dei propri dipendenti.
SETTIMANA DA 30 ORE – In Italia il contratto di lavoro fissa in 40 ore, di norma, il periodo di tempo in cui dipendenti devono svolgere le proprie mansioni professionali. Nel nostro paese la forte presenza di Pmi e di lavoratori autonomi sposta più in avanti il monte orario complessivo, che in un anno arriva a 1774 ore, uno dei livelli più avanzati dei paesi industrializzati. In Svezia, come nel resto dei paesi scandinavi, l’orario di lavoro settimanale difficilmente supera le 35, 36 ore, ed ora si sta facendo un esperimento per accorciarlo ancora di più. Nel comune di Göteborg, la seconda città del paese, la giunta di governo, formata da partiti di sinistra, ha introdotto una sperimentazione che fissa a 30 ore il limite settimanale. Una riduzione di orario che però non corrisponde ad una diminuzione di stipendio, visto che il contratto per 30 ore è considerato a tempo pieno. L’esperimento prevede che una quota di dipendenti comunali lavori solo 6 ore al giorno, mentre gli altri saranno ancora vincolati all’orario consueto di 7 ore quotidiane. Il vice sindaco della città svedese, Mats Pilhelms, esponente del Partito della Sinistra, ha rimarcato al quotidiano The Local come sia giunto il momento di sperimentare un nuovo orario all’interno del paese, visto che l’idea ha avuto già successo in un progetto svoltosi presso la Volvo, una delle più famose aziende scandinave.
ORARIO DI LAVORO RIDOTTO – Alla fine dell’esperimento il lavoro prodotto dai dipendenti con orario settimanale da 35 e quelli sperimentali a 30 sarà paragonato. In questo modo potrà essere compreso se la riduzione dell’orario settimanale abbia favorito la crescita della produttività che gli amministratori di Göteborg si attendono. Il progetto avrà però successo solo se l’output complessivo ad orario ridotto non sia inferiore, in modo significativo, rispetto al prodotto di chi ha svolto le sue mansioni a tempo pieno. L’idea alla base di questo ragionamento è la seguente: meno una persona lavora, più è capace di produrre risultati, visto che al protrarsi del turno la sua funzionalità diminuisce. Nella sanità in parte è già così, visto che per infermieri e dottori si preferiscono turni non eccessivamente lunghi, in diverse parti del mondo, per evitare errori prodotti da eccesso di stanchezza. L’economista Michael Siegenthaler dell’Università di Zurigo rimarca a 20 Minuten, che dedica un approfondimento al caso di Göteborg, come in teoria la produttività salga alla diminuzione dell’orario di lavoro.
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OUTPUT E ORARIO DI LAVORO – L’economista Siegenthaler si mostra però scettico sulla possibilità che, con un orario di lavoro ridotto, l’output complessivo possa rimanere lo stesso. In questo caso la conseguenza sarebbe l’assunzione di una maggiore forza lavoro, che porterebbe però ad un aumento per i costi dell’azienda. Se il processo produttivo venisse migliorato, la perdita invece sarebbe più contenuta. Il vice sindaco di Göteborg Mats Pilhelms rimarca come il comune auspica che con un minor lavoro settimanale le persone si possano sentire meglio dal punto di visto fisico così come mentale. La settimana da 30 ore è discussa al momento in diversi paesi, soprattutto tra quelli scandinavi. I motivi sono principalmente due: da una parte conta la tradizionale attenzione al sociale di queste nazioni, le socialdemocrazie di maggior successo al mondo, dall’altra invece il loro significativo benessere. Norvegia, Svezia come Danimarca sono tra i paesi con il più alto reddito pro capite al mondo, trovandosi rispettivamente in terza, sesta e settima posizione. L’Italia si trova in venticinquesima posizione, nell’ultimo aggiornamento compilato dal Fondo monetario internazionale.
ITALIA E 35 ORE – Nei paesi più benestanti viene generata maggior ricchezza, e per questo motivo i datori di lavoro si possono consentire una riduzione del carico affidato ai dipendenti. Nel nostro paese la normativa sui tempi di lavoro è regolata dal D. Lgs. n. 66/08.04.2003 Riforma della disciplina in materia di orario di lavoro in attuazione delle direttive 93/104/Ce e 2000/34/Ce . L’orario normale di lavoro è fissato in 40 ore settimanali, modificabile in senso riduttivo dai contratti collettivi ma con l’obbligo di riferire l’orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all’anno. L’orario massimo di lavoro è fissatovolta per volta dalla contrattazione collettiva non può comunque superare mediamente le 48 ore settimanali, comprese le ore di straordinario. La legge prevede eccezioni rispetto a questo quadro normativo per la gente di mare, il personale di volo dell’aviazione civile e i lavoratori mobili delle imprese di trasporto, così come per il personale scolastico e gli apprendisti minorenni. La legge riprende la direttiva europea che, tra qualche contrasto, ha posto un tetto massimo di 48 ore all’orario di lavoro settimanale. In Italia, verso la fine degli anni novanta, ci fu una discussione sulle 35 ore settimanali che il governo Jospin aveva introdotto in Francia nel 1997. Il modello transalpino non ha mostrato però un significativo successo, ed anzi viene da più parti contestato come una delle cause delle difficoltà dell’economia francese.