La crisi della Crimea vista con la teoria dei giochi

La crisi in Crimea e lo scontro tra Putin e l’Occidente sull’Ucraina possono essere interpretati con la teoria dei giochi, come propone il direttore del dipartimento di biologia evolutiva dell’istituto Max Planck, uno dei più prestigiosi centri di ricerca scientifica europei, in un dialogo realizzato con il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung.

TEORIA DEI GIOCHI E LA CRIMEA- Manfred Milinski, il direttore del dipartimento di biologia evolutiva dell’istituto Max Planck, spiega a Frankfurter Allgemeine Zeitung come leggere la crisi ucraina secondo la teoria dei giochi. «Se assumiamo che tutti i giocatori siano razionali, e abbiano vagliato le loro opzioni secondo un’analisi dei costi e dei benefici, possiamo concludere che il presidente Putin ha concluso che il guadagno portato dall’annessione della Crimea fosse più elevato rispetto alle sanzioni annunciate da Europa ed Usa. D’altro canto possiamo altresì ritenere che le sanzioni annunciate dall’Occidente contro Mosca non fossero abbastanza forti da alterare il comportamento della Russia». Per Milinksy non esiste una rilevante differenza tra l’annuncio di sanzioni forti o sanzioni non abbastanza forti, perché ciò significa che la minaccia percepita dal giocatore era troppo ridotta rispetto all’obiettivo prefissato. Ecco perché l’accademico ritiene che Usa ed Ue abbiano commesso un errore secondo la teoria dei giochi, mostrandosi troppo deboli nei confronto di Putin.

TEORIA DEI GIOCHI E REALTÀ – Secondo l’accademico tedesco intervistato da Faz il presidente Obama ed i suoi alleati europei ora devono concretizzare le loro minacce in modo coerente, e questo per ragioni puramente razionali. « L’esclusione della Russia al G8 è solo un inizio, adesso il processo di sanzione deve essere proseguito. Se tutte le misure di ritorsione nei suoi confronti non saranno introdotte, per Putin ciò rappresenterebbe un sostanziale invito a proseguire allo stesso modo, e di conseguenza anche la conquista dell’Ucraina non potrebbe essere esclusa. Fino ad ora la Russia ha realizzato come le minacce non devono essere prese sul serio, visto come è stata punita dagli altri protagonisti del gioco».Per Milinksy è fondamentale che le sanzioni vengano introdotte una ad una, per capire quale opzioni avrà Putin in futuro. L’occidente ha finora agito sotto costrizione, ma non può esimersi dal sanzionare la Russia per non perdere la sua posizione strategica.

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LA TEORIA DEI GIOCHI E PUTIN – Secondo l’interpretazione della teoria dei giochi fornita dall’accademico tedesco ora il presidente russo Putin attenderà cosa arriverà contro di lui, e sopratutto quanto saranno intense le sanzioni. Per ora lui ha conseguito uno spazio di manovra grazie anche all’annuncio di Obama che non viene escluso un appoggio militare all’Ucraina. Questo tipo di presa di posizione, rimarca Milinksy, non hanno alcun tipo di valore, e comunicano solo debolezza al proprio avversario, che può sfruttare uno scenario di minaccia non pericoloso. I leader politici devono porre grande attenzione a ciò che sono in grado di garantire, in quanto ad azioni di ritorsione. Se non vengono soddisfatte infatti le prese di posizione non vincolanti, significa che in futuro non esiste alcun rischio proveniente dalle minacce degli altri giocatori. Una possibilità che viene di conseguenza sprecata, rafforzando gli avversari. Milinksy però non si spinge ad affermare la maggiore razionalità di Putin rispetto agli altri giocatori.

TEORIA DEI GIOCHI E CHICKENGAME – In questo momento per la teoria dei giochi non servono più nuove minacce, ma solo la concretizzazione delle sanzioni annunciate. Questo è il primo passo per evitare un’escalation militare che al momento non si può escludere, e che potrebbe essere fermata solo se Putin mostrerà di credere alle minacce che arrivano dai suoi avversari occidentali. Un’ipotesi di rafforzamento massiccio delle sanzioni, quindi, non può essere escluso, anche se questo potrebbe tramutare la crisi in Crimea nella variante della teoria dei giochi noto come chickengame. Una spiegazione attualmente fornita da molti osservatori americani, che però viene esclusa da Milinksy, per lo meno per quanto riguarda il lato militare. «La crisi di Cuba fu un chiaro chickengame. Kennnedy era stato convincente nel minacciare l’Unione Sovietica, tanto da convincerla a desistere. Questo il caso in cui ha successo minacciare in modo forte e credibile, perché la guerra è troppo costosa per entrambi gli avversari. Ma lo stesso Obama ha escluso un confronto di tipo militare con Putin. Mi chiedo dunque se anche forti sanzioni economiche, come il boicottaggio del gas, che penalizzerebbe sia Russia che occidente, possa rappresentare un simile scenario. Se fosse un boicottaggio davvero penalizzante, sarebbe un disastro e dunque avrebbe senso parlare di chickengame».

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