La donna che faceva prostituire le figlie a turno
24/01/2014 di Maria Teresa Mura
Quando una delle figlie non era disponibile, la madre provvedeva a rimpiazzarla mandando al lavoro nella casa di appuntamenti l’altra figlia: è quando hanno scoperto i carabinieri di Mondragone (Caserta), guidati dal capitano Lorenzo Iacobone, durante le indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che hanno consentito di smantellare un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione tra le province di Napoli e Caserta.
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LE FIGLIE PROSTITUTE – La circostanza emerge dall’ordinanza firmata dal Gip di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Gabriella Maria Casella. “Un caso desolante e turpe”, lo ha definito il procuratore aggiunto Raffaella Capasso nella conferenza stampa tenuta questa mattina negli uffici della Procura. La donna (che non Š indagata) era pienamente consapevole dell’attivit… svolta da una delle due figlie, al punto che quando la ragazza era indisposta la rimpiazzava con la sorella. L’organizzazione inoltre era ben strutturata; a gestirla due coniugi di Quarto, Luigi Tramontano di 43 anni e Federica Caiazzo di 25, finiti in carcere mentre gli altri 10 destinatari del provvedimento sono stati condotti ai domiciliari. La base operativa del gruppo era la villetta ubicata in una strada chiusa di Carinaro, affittata ad un prezzo di oltre 500 euro, più alto rispetto a quello di mercato, in quanto il proprietario Andrea De Luise (finito ai domiciliari) era consapevole dell’attività remunerativa che vi si svolgeva.
UN BUONISSIMO AFFARE – I carabinieri hanno scoperto che in un giorno l’organizzazione ha guadagnato fino a 5 mila euro (le prestazioni andavano dai 60 ai 250 euro in caso di sesso di gruppo o altri giochi erotici). I vicini spesso si lamentavano tanto che il Comune invi• per un controllo il vigile urbano Vincenzo Picone il quale, invece di verbalizzare quanto visto, chiuse entrambi gli occhi ottenendo in cambio prestazioni sessuali. Nella villetta, sottoposta a sequestro, c’era anche il call center; a rispondere con voce suadente era una centralinista che indirizzava i clienti a Carinaro o nell’altra abitazione di Pozzuoli. (ANSA).