La fine della storia di De Pedis sepolto in chiesa

E DIAMO L’ANNUNCIO – L’annuncio è stato dato in pompa magna dalle agenzie di stampa nel primo pomeriggio, ma in modo diverso: si faceva capire che queste ossa fossero state ritrovate chissà dove, dentro. Poi però la festa dell’occulto è finita:

Nella tomba di Enrico De Pedis gli unici resti rinvenuti appartengono al boss della Banda della Magliana. Nella bara non e’ stato trovato altro e le altre ossa sono state rinvenute in un ambiente vicino alla cripta del De Pedis, non dentro la sua tomba. Si tratta di alcune cassette – circa duecento – con i resti di un cimitero di epoca prenapoleonica. Resti che saranno ora sottoposti ad accertamenti tecnici. Queste ossa potrebbero risalire alla meta’ dell’800, ma le analisi saranno effettuate per verificare che non ci siano altri resti non compatibili con questa datazione.
Stando a quanto si e’ appreso, dunque, nella bara del boss della Banda della Magliana (aperta per tentare di far luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a quindici anni, il 22 giugno del 1983) e’ stato rinvenuto solo il cadavere dell’uomo ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio 1990 a Campo de’ Fiori, non altre ossa o resti.
Lunghe le operazioni della polizia scientifica che da questa mattina e’ impegnata nell’operazione che ha portato all’accertamento dell’identita’ dei resti tumulati nella bara. L’esame delle impronte digitali ha confermato che il corpo e’ quello di De Pedis. Per ora non si prevedono tempi brevi per completare le indagini in corso nella basilica di Sant’Apollinare. (ASCA)

Per essere chiari, insomma, un ambiente vicino alla cripta non è di certo una bara, nella chiesa c’era una specie di ossario, quelle ossa potrebbero appartenere a gente morta tre o quattrocento anni fa.

 

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LA MAPPA DELLA TOMBA DI DE PEDIS – Alla tomba, descrive minuziosamente l’Ansa, si accede attraverso un cunicolo che conduce a due porte, una a destra e una a sinistra. Quella di destra introduce nell’ambiente in cui era collocata la tomba di De Pedis. Qui, poggiato sopra il pavimento in palladiana, c’era il loculo in marmo che conteneva i resti di “Renatino”, sistemati in tre bare, una dentro l’altra: quella più esterna di zinco, dentro la quale ce n’era una di rame e poi una di legno. Sopra la lapide in marmo, la scritta “Enrico De Pedis” in lettere dorate. Sulla parete sovrastante il loculo, c’è appesa una ceramica che raffigura una Madonna con Bambino e due angioletti, mentre sulla lastra che copre il loculo è poggiata una foto di De Pedis in giacca scura e camicia rosa, posta in una cornice con un fregio in argento. La porta di sinistra introduce, invece, nell’ossario, in cui sono sistemati i resti di molte persone vissute nei secoli scorsi. L’ossario è stato risistemato e bonificato nel 2005, per riparare ai danni del tempo e dell’umidità. E in quell’occasione i resti ossei sono stati tutti collocati in cassette zincate. La presenza di un ossario in quest’area della chiesa è legata al fatto che un tempo nella zona attigua all’edificio sacro c’era il collegio germanico-ungarico. Molti seminaristi, studenti o sacerdoti che studiavano nel collegio, ma anche esponenti di famiglie facoltose che pagavano per questo, vennero sepolti nella chiesa. Quando intervennero le leggi napoleoniche, che ai primi dell’Ottocento vietarono le sepolture nelle chiese, i resti furono trasferiti nella cripta. Quest’ambiente e’ preceduto da un’area adibita a magazzino dopo la quale c’era un muro tirato di recente, una volta terminati i lavori di bonifica. Dietro quel muro, il vano con le cassette contenenti le ossa. Per questo, oggi, durante l’ispezione, per accedere a questa zona è stato necessario abbattere questo muro.

 

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