La giunta Marino si spacca sul bilancio
17/04/2014 di Alberto Sofia
Dopo mesi di strappi, finte riconciliazioni e la sfiducia arrivata del sindaco di Roma, Ignazio Marino, l’assessore al bilancio Daniela Morgante ha deciso di lasciare la giunta della Capitale. Le dimissioni del magistrato contabile “prestato” alla politica sono arrivate dopo la rottura definitiva di due giorni fa con lo stesso Marino, che aveva contestato la gestione autoritaria del bilancio comunale da parte della Morgante. Così come il mancato ascolto delle richieste della giunta. La delega al bilancio è stata adesso assunta dal sindaco: nonostante Marino abbia cercato di rassicurare gli obiettivi e i programmi, in vista dell’approvazione del bilancio di previsione 2014, siano rimasti inalterati», non sono mancate le proteste delle opposizioni in Campidoglio. Secondo il Messaggero, a rischio è lo stesso bilancio capitolino, con 100 milioni di euro ancora mancanti nella manovra. Così come il piano di risanamento, richiesto dal governo in cambio dei 600 milioni di euro sbloccati per la Capitale. Marino sarà affiancato dal sottosegretario Legnini e dal parlamentare Causi, entrambi del Partito democratico.
BILANCIO ROMA, LASCIA L’ASSESSORE DANIELA MORGANTI – In attesa del passaggio al Senato del decreto «Salva Roma ter», con l’esame in commissione slittato alla settimana prossima, l’unità della giunta Marino della Capitale si è così spezzata sul bilancio. Morgante si è dimessa in polemica, dopo le divisioni sul come reperire i cento milioni mancanti per chiudere la manovra. «Volevo il rigore, non mi hanno fatto tagliare la spesa e ridurre la pressione fiscale». Per sanare i conti di Palazzo Senatorio, l’assessore intendeva recuperarli attraverso un piano di tagli e risparmi, già contestata due giorni fa da Marino. Lo strappo era stato raccontato da Repubblica: il quotidiano diretto da Ezio Mauro aveva spiegato come Morgante, prima che la giunta stabilisse la linea sul bilancio, avesse pensato bene di anticipare le misure da portare in giunta, forse considerando scontata l’approvazione.
«Una manovra da 6,7 miliardi, con quasi 400 milioni di tagli ed un “tesoretto” da 130 milioni utili a scongiurare l’aumento della Tasi e ad abbassare dello 0,25 l’Irpef, “quantomeno sulle categorie con maggiore difficoltà”. Esternazioni che però non sono piaciute al chirurgo dem. Prima ha diramato un comunicato di sfiducia totale: “Le cifre e le scelte rese note preventivamente dall’assessore al Bilancio devono essere ancora sottoposte al sindaco, alla giunta e all’assemblea capitolina. Quanto dichiarato, evidentemente, è solo una sua ipotesi di lavoro”. Poi l’ha chiamata per chiedere, sostanzialmente, il divorzio. “Così proprio non va, Daniela, stavolta hai passato il segno”, ha alzato la voce Marino», aveva spiegato Repubblica.
L’ultimo scontro riguardava così i cento milioni ancora mancanti nei conti di Palazzo Senatorio: l’assessore voleva recuperarli con tagli e risparmi, mentre secondo il Messaggero il sindaco punta a ottenerli attivando ancora la leva fiscale. Mentre viene scritta la manovra di previsione del 2014, che parte da uno squilibrio di 1,2 miliardi di euro, il sindaco ha così deciso di assumere ad interim la delega lasciata da Morgante.
LE PREOCCUPAZIONI DEL GOVERNO – La fuoriuscita dalla giunta da parte di Morgante ha scatenato le proteste delle opposizioni in Consiglio comunale. Dalla capogruppo di Ncd Sveva Belviso, che ha chiesto le dimissioni dello stesso sindaco, passando per l’affondo di Alfio Marchini: La scelta del sindaco di avocare a sé la delega al bilancio è invece semplicemente suicida, perché se non riuscirà ad approvare la manovra entro aprile non avrà altra scelta che dimettersi». Nel dibattito è intervenuta via Facebook anche la deputata Roberta Lombardi, del MoVimento 5 Stelle: «In Campidoglio è stata fatta fuori l’assessore Morgante, evidentemente l’accordo tra Marino e Renzi per avere i soldi del Salva Roma Ter comportava un nuovo sacrificio umano», ha attaccato l’ex capogruppo dei pentastellati alla Camera. Sullo sfondo restano le preoccupazioni del governo Renzi, che vigila sul rispetto del piano di risanamento dopo l’adozione del decreto necessario per salvare la Capitale dal default (il «Salva Roma Ter», atteso nei prossimi giorni per la conversione in Senato). All’interno del Pd, secondo il Messaggero, non mancano i malumori nei confronti della gestione Marino:
«Marino? Deve decidere se vuole fare il grillino o se continuare ad essere sostenuto dal Partito Democratico, nel qual caso allora dovrà allinearsi non solo al Nazareno ma anche al governo nazionale». Chi parla è un fedelissimo di Matteo Renzi che sta seguendo da vicino la crisi del Comune di Roma dopo le dimissioni dell’assessore al bilancio Daniela Morgante», si legge in un retroscena del quotidiano romano.
Tanto che il presidente del Consiglio potrebbe affrontare il nodo subito dopo le elezioni europee del prossimo 25 maggio. Sui conti di Roma resta anche l’attenzione delle agenzie di rating. Con tanto di rischio di downgrading, qualora il Campidoglio fallisca nel risanamento imposto dal governo.