La La Land: A Love Supreme – Recensione
30/11/2016 di Alessandro De Simone
LA LA LAND RECENSIONE
Il musical è uno dei generi fondanti della cultura americana, non solo del cinema. Sorta di surrogato moderno di ciò che fu l’opera per il Vecchio Continente, la rivista musicale ha salvato, senza mezzi termini, l’America nel periodo più cupo della sua storia. Il Vaudeville popolare da una parte e le spettacolari macchine da intrattenimento di Busby Berkeley dall’altro hanno impedito a milioni di americani di suicidarsi durante gli anni della Depressione. Dagli anni Cinquanta fino alla fine dei Sessanta, fu il cinema a rendere grande il musical, grazie a registi come Stanley Donen, Vincent Minnelli, con capolavori come Un Americano a Parigi, Spettacolo di varietà, Gigi, West Side Story. Poi arrivò Bob Fosse, l’opera rock, e nel mentre Broadway sfornava successi uno dietro l’altro che avrebbero poi avuto la loro versione cinematografica. Insomma, il musical è un classico senza tempo, ma è anche un oggetto difficile con cui avere a che fare. Damien Chazelle è riuscito a non scottarsi, anche se ha rischiato di andarci molto vicino.
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LA LA LAND TRAMA
LA LA LAND CAST
Damien Chazelle è il nuovo pupillo di Hollywood, giovane, talentuoso, con all’attivo un cult sopravvalutato come Whiplash e un esordio dimenticabile. Ma il ragazzo è intelligente e ambizioso, e rischia a 31 anni di fare il colpo grosso, aiutando anche i suoi protagonisti. Ryan Gosling ed Emma Stone si immergono meravigliosamente in questa sognante e struggente storia d’amore, e cercano anche di essere leggiadri come i grandi interpreti del musical di una volta. Non ci riescono, a dire il vero, ma solo perché Fred Astaire, Gene Kelly, Cyd Charisse e Leslie Caron erano divinità, esseri non umani. La scuola del Disney Club però Gosling non l’ha dimenticata, e la rossa Emma canta con un’emotività che cattura. E soprattutto, sono entrambi attori di razza, Mia e Sebastian sono due personaggi che amiamo grazie a loro.
LA LA LAND RECENSIONE
Trattare il musical è pericoloso, soprattutto negli ultimi anni. Basti pensare a I Miserabili, grande e inspiegabile bluff, partitura ridondante e infinita, attori nella maggior parte dei casi molto poco convinti. Chazelle, che non nasconde la sua arroganza, rischiava grosso, e a dirla tutta non inizia benissimo, con la sequenza musicale d’apertura che è un lunghissimo piano sequenza sul cavalcavia di una highway di Los Angeles. Centinaia di ballerini, movimenti di macchina audaci che dicono “Guarda come sono bravo”. Molto, ma anche freddo nel dimostrarmelo, e il musical non è così che funziona. Se ne accorge, per fortuna, si fa rapire dalla musica, dalla storia, fortunatamente dalla sua passione, e riesce a fondere tante anime del genere. Da quella più classica, gershwiniana, alla modernità di West Side Story e Bob Fosse, portando Mia e Seb nelle strade di Los Angeles, protagonista aggiunta del film. C’è anche lo Scorsese di New York New York e tanto altro in La La Land, soprattutto c’è una bellissima storia d’amore, raccontata con inaspettata sincerità. L’ultima mezz’ora del film è veramente eccezionale, una progressione perfetta che si chiude con un finale da lacrime e applausi. Ci butta anche un po’ di fumo negli occhi per farci piangere, il ragazzino, ma stavolta non importa. Non ci dimenticheremo di Mia e Sebastian. E adesso scusate, mi metto su un po’ di John Coltrane.