La liberalizzazione tradita delle Ferrovie in Europa

VITTORIA DEI MONOPOLISTI? – Nello specifico, il quarto pacchetto ferroviario è composto da sei atti legislativi, due politici e quattro tecnici. Questi ultimi, relativi all’interoperabilità dei servizi ferroviari, alla sicurezza, alla normalizzazione dei conti ed alla nascita di un’Agenzia ferroviaria europea, sono stati accolti senza particolari resistenze. Storia diversa invece per gli atti politici, ovvero quelli che avrebbero appunto dovuto portare allo scorporo nella gestione di reti e servizi. I socialisti francesi e tedeschi hanno lottato fianco a fianco per bloccare il provvedimento. Non a caso si parla di «grande vittoria». Secondo il deputato Gilles Pargneaux «il Parlamento europeo ha fatto deragliare il quarto pacchetto ferroviario. Appare inaccettabile che per ideologia e facilità il Parlamento non punti che sulle liberalizzazioni» che avrebbero effetti nefasti sul trasporto locale.

La liberalizzazione tradita delle Ferrovie in Europa

LA FORZA DEGLI INTERESSI NAZIONALI – Siim Kallas, estone, vicepresidente del Parlamento Europeo e Commissario Europeo per la mobilità ed i trasporti, non l’ha presa bene: «Non è il segnale forte di cui le ferrovie europee avevano bisogno. Il voto dimostra la tenacia degli interessi nazionali. Mentre il Parlamento apre la strada per la riduzione degli ostacoli tecnici, il voto di oggi è un’altra dimostrazione che gli interessi nazionali acquisiti si sono dimostrati per i parlamentari più attrattivi dei compromessi ben fondati raggiunti in Commissione Trasporti». L’attacco è chiaro. I parlamentari hanno preferito proteggere il mercato dei propri paesi influenzati dalle proteste, che affronteremo, piuttosto che aprire le porte ad una ferrovia europea. Lettura condivisa dai liberal-democratici che ritengono come sia stato compiuto un passo avanti «per farne due indietro».

LA PAURA DELLE ELEZIONI – Quindi, come riporta Eunews, si è arrivati ad una liberalizzazione che di fatto non serve a niente, anche perché non è una liberalizzazione. I compromessi maturati in aula hanno portato ad una rovina di fatto della proposta, con il risultato che o si aspetta la seconda lettura del provvedimento, prevista in autunno, o si mette da parte tutto e si comincia a lavorare sul quinto pacchetto ferroviario. Colpa anche della tempistica, almeno secondo il relatore Said El Khadraoui, che ha spiegato come la votazione, caduta in piena campagna elettorale, abbia spinto i parlamentari a seguire le indicazioni pesanti provenienti dai loro paesi e dalle attuali aziende monopoliste, che secondo El Khadraoui hanno compiuto grandi pressioni per mantenere lo status quo.

Il commissario europeo ai trasporti, Siim Kallas
Il commissario europeo ai trasporti, Siim Kallas

QUELLO CHE È PASSATO – Quindi al momento verrà ancora permessa la concessione di contratti di servizio pubblico senza gara ed in maniera diretta. Rimangono i criteri di efficienza e qualità così come la durata del contratto in essere che dovrà, in caso di rinnovo, tenere conto della puntualità dei servizi, del rapporto costo-efficienza, della frequenza delle operazioni ferroviarie e della soddisfazione del cliente. El Khadraoui rivendica la presenza di un meccanismo di salvaguardia dei contratti di servizio pubblico. Un nuovo richiedente dovrà prima di entrare in servizio dimostrare il suo impatto sul pubblico vincolando l’accettazione alla fornitura di servizi extra, della capacità di generare reddito o di attirare i passeggeri. Passeggeri che, potenzialmente, avrebbero potuto godere di maggiore concorrenza e di un criterio meritocratico legato alla definizione del prezzo del biglietto, che sarebbe dipeso dal servizio offerto e non da una decisione del monopolista.

LE PROTESTE DI LAVORATORI DEL SETTORE – Ma questa non è la lettura dei sindacati che, nei giorni precedenti il voto, hanno manifestato il proprio dissenso fuori dal Parlamento. Nonostante l’obiettivo della riforma fosse quello di far passare la percentuale di viaggiatori su ferro dal sei al dieci per cento con la nascita di 250.000 posti di lavoro, per i rappresentanti dei dipendenti ferroviari di Francia, Belgio e Germania, la riforma avrebbe aperto a privatizzazioni che avrebbero mortificato i diritti dei lavoratori e gli interessi dei passeggeri. Inoltre i manifestanti protestavano contro un emendamento, poi respinto, che impegnava i lavoratori in caso di sciopero a garantire un alto livello di servizi minimi. L’Ansa ha ripreso la voce di Jean Sapin, dipendente del sindacato Cgt di Calais, nel nord della Francia, per il quale gli europarlamentari «vogliono liberalizzare le ferrovie europee, un’operazione che porterà tagli occupazionali e rischi per i passeggeri in termini di sicurezza».

La liberalizzazione tradita delle Ferrovie in Europa

UNA RIFORMA FIGLIA DI NESSUNO – Insieme ai manifestanti c’erano anche i rappresentanti di Sinistra Unita che hanno incolpato l’Unione di aver causato l’aumento dei biglietti ferroviari e la diminuzione delle tutele salariali e lavorative attraverso i tre pacchetti ferroviari precedenti, aggiungendo che questo avrebbe creato ancora più problemi ai lavoratori. Ora invece si assiste alla nascita di un provvedimento figlio di nessuno. I lavoratori sono contrari così come i promotori che ritengono come dal punto di vista politico il quarto pacchetto ferroviario sia stato, di fatto, snaturato. Ora toccherà all’Italia gestire la situazione, visto che la discussione verrà affrontata nel semestre di presidenza di Roma, e certo sembra difficile poter arrivare ad un punto in comune tra le parti. Da un lato i monopolisti che premono sugli europarlamentari, dall’altro i lavoratori ed in mezzo una riforma tradita che mostra come in Europa sia difficile arrivare a riforme sostanziali che consentano un reale cambiamento.

Share this article