La nuova frontiera del riciclo dei pneumatici usati

UN RISPARMIO ENERGETICO CONSISTENTE – Anche perché, come spiega Tuttogreen, la crisi dovrebbe spingere le aziende a riciclare e riutilizzare quanto più possibile. Un asfalto riciclato consente di attutire le emissioni durante posa ed uso per una conseguente riduzione del rumore ed una migliore aderenza nelle frenate. Infine, dato da non sottovalutare, con i nuovi asfalti si potrebbe arrivare ad un risparmio energetico complessivo del 47% rispetto alle pavimentazioni tradizionali. E ripetiamolo, si tratta di un risparmio che andrebbe a favore dell’intera collettività. E, come detto in precedenza, i Pfu non servirebbero solo a realizzare nuove strade ma aiuterebbero la produzione di nuove strutture e campi da gioco.

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IL CAMPO SPORTIVO DI NAPOLI – Campania Notizie ci spiega che grazie alla collaborazione tra Ecopneus, Geos Environment e L’Altra Napoli Onlus è stato inaugurato un campo polivalente realizzato con materiali da riciclo di Pfu presso il Complesso Monumentale San Nicola da Tolentino. Il materiale riciclato è stato utilizzato per pavimentare l’area ospitante il campetto polivalente. Il granulo di gomma è stato legato ad una resina poliuretanica per poi essere steso nell’area. Infine è stato steso uno strato di resina acrilica rossa, sono state disegnate le righe ed ora i ragazzi hanno a disposizione unno spazio dove giocare a calcio e basket. Con questa soluzione i ragazzi potranno sfruttare le capacità elastiche della gomma per una migliore prestazione ed un maggiore assorbimento degli urti.

L’IMPEGNO DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE – Grazie a questo tipo di sfruttamento, quindi, sarebbe possibile riciclare materiali altrimenti non biodegradabili che invaderebbero il territorio inquinandolo mentre la produzione industriale richiederebbe l’estrazione di altre materie prime, con un conseguente avvelenamento ulteriore dell’ambiente. A seguito dell’inaugurazione del campo sportivo c’è stata la presentazione della campagna contro l’abbandono dei pneumatici fuori uso promossa dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con Ecopneus. Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando ha invitato i cittadini a non abbandonare le gomme usate le quali poi vengono bruciate o alimentano il flusso di rifiuti illegali. E lo strumento per limitare l’abbandono delle gomme, come spiega Julie News, è legato alla regolarità fiscale, unico strumento ritenuto adatto allo scopo di prevenire gli abbandoni.

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L’IMPIANTO DELLA DISCORDIA DI CASALINO – Sembra quindi che il sistema produttivo si stia muovendo verso un’unica direzione, ovvero quella di sfruttare i pneumatici esausti per dare loro una nuova vita sotto forma di asfalto o di copertura di campi sportivi. Eppure c’è chi dice no. Si tratta della popolazione dell’area di Orfengo di Casalino, in provincia di Novara, che non vogliono saperne di ospitare un impianto di pirolisi destinato al recupero pneumatici nella loro zona per paura degli effetti nocivi sulla salute. Per pirolisi s’intende, come riferisce gestionerifiuti.it, una degradazione termica in atmosfera inerte ottenuta attraverso un riscaldamento indiretto che porta i pneumatici a subire un cracking termico ad una temperatura compresa tra i 500 ed i 600 gradi.

I RISCHI DELLA PIROLISI – La gomma così si scinde in tre, una parte solida, Char, una parte liquida, Oli, ed una gassosa, Syngas. Le quantità dei tre elementi dipendono dai tempi di esposizione e dalla temperatura del rifiuto nel reattore. I gas di pirloisi vengono sottoposti ad una fase di condensazione che porta alla nascita di una frazione liquida composta da idrocarburi e da una parte gassosa fatta di metano, idrogeno e monossido di carbonio che viene combusta per alimentare il bruciatore. Il residuo può essere usato per la produzione di gas combustibile. E come riferisce Novara Today il sistema non piace per niente né agli abitanti né agli esponenti politici della zona.

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RIFIUTI E VELENI – L’impianto, promosso dalla Società italiana energetica Tire, è al momento sottoposto alla valutazione della Provincia per l’ottenimento dell’autorizzazione. Fabio Tomei, presidente del Coordinamento rifiuti ambientalista Piemonte, contesta che l’impianto sia ad emissioni zero:

«Non è vero che le emissioni sono zero. Assommano a circa un quarto del totale, tra fumi e liquidi, tra i quali importanti frazioni di sostanze chimiche pericolose: acidi e metalli pesanti. Del resto a che cos’altro dovrebbe servire il camino previsto, alto ben 30 metri, se non ad espellere fumi? In secondo luogo non è vero che tutto viene riciclato come materia: infatti soltanto l’acciaio, nella misura di circa 4 mila 500 tonnellate all’anno, verrebbe riciclato. Il carbon black (nerofumo), prodotto nella misura di circa 9 mila tonnellate all’anno, molto probabilmente non è un prodotto vendibile, bensì un rifiuto, per di più difficile da smaltire, in quanto gravemente inquinato da metalli pesanti (2 grammi ogni chilogrammo di nerofumo). Restano infine gli oli combustibili, prodotti nella misura di circa 8 mila 500 tonnellate all’anno. Possiamo chiamare questi oli recupero di materia? Sicuramente no perché andranno ad essere bruciati in qualche centrale termica come mix di oli pesanti e gravemente inquinanti. A completare la beffa beneficeranno dei famigerati certificati verdi: soldi pubblici sottratti alle vere energie rinnovabili».

Come detto anche la politica dice la sua. Il Movimento 5 Stelle, rappresentato dal deputato Davide Crippa, ha confermato il no dei pentastellati mentre il consigliere a 5 stelle nel comune di Novara, Luca Zacchero, ha espresso il suo pensiero con una mozione nella quale ha espresso i suoi dubbi «Per le emissioni nocive aggiuntive, che quest’ impianto, classificato come industria insalubre, e localizzato a meno di 10 chilometri da Novara, spargerebbe nell’aria della nostra città, già gravemente inquinata».

Rally Held In Support Of Small Businesses In Willet's Point Facing Eviction

ECOLOGIA O INQUINAMENTO? – Sinistra Ecologia e Libertà ci fornisce qualche dato in più legato all’impianto. Si tratterebbe di una fabbrica nata per trattare 100 tonnellate al giorno di pneumatici. Dalle ciminiere uscirebbero però gas serra e sostanze tossiche mentre attraverso diossine e metalli pesanti si andrebbe a deturpare il territorio. Sel ha poi calcolato che in un anno verrebbero riversare nell’ambiente 20 tonnellate di polveri che, è questa la loro lettura, «entrerebbero  nella catena alimentare con un impatto devastante per la salute della cittadinanza». Per Sel questo impianto non è necessario perché «esistono alternative sostenibili alla combustione e alla pirolisi degli pneumatici, dalla ricostruzione al riciclo nelle pavimentazioni, nell’edilizia, nell’arredo urbano e in una grande moltitudine di manufatti». Perché è giusto incentivare il riciclo delle risorse ma è anche vero che questo dev’essere fatto nel rispetto dell’ambiente. Altrimenti è come fare un buco nell’acqua. (Photocredit Lapresse / Getty Images / Wikipedia / Google)

 

 

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