La nuova maglia del Milan
07/05/2014 di Massimo Zamarion
La nuova maglia dei rossoneri è talmente stravagante che nella foto ufficiale di presentazione, per non ferire troppo l’occhio di un tifoso sì seviziato da lustri da altri capolavori dell’arte contemporanea, ma tuttavia non ancora sufficientemente temprato, si è pensato bene di farla indossare a tre dei giocatori più pittoreschi della già piuttosto stramba famiglia rossonera: forse solo il trio Balotelli-Mexes-Berlusconi avrebbe potuto fare di più per attutirne l’impatto. Nella foto El Shaarawy sfoggia un mezzo sorriso ma l’allarmata cresta, che gli s’impenna per mezzo metro di altezza sul cranio, simile a quella di un gatto appena scontratosi per caso con un alano girando l’angolo di una strada, denuncia chiaramente che non si è ancora riavuto dallo shock; il moro De Jong esibisce con barbaro, ieratico e regale orgoglio la testa pelata, il pizzetto, e la pelle istoriata dai tatuaggi: gli basterebbe una cura di steroidi per essere pronto per il ruolo dell’arponiere Queequeg in una nuova produzione di Moby Dick; il terzo è Honda, il giapponese longilineo dalla zazzera rifulgente come gli ottoni dell’orchestra. Schermato prudentemente dall’effetto subliminale di questa simpaticissima combriccola, l’occhio potrà allora fors’anche apprezzare il nuovo pigiamino rossonero: il girocollo coi bottoncini, la nera rigona centrale e le pochissime righe nere, e le invece numerosissime e stinte righe, righette e righine rosso bordeaux, rosso tiziano e rosso mattone. Una volta per noi rossoneri quel nero-nero ortodosso e quel rosso-rosso ortodosso che si davano affettuosamente ma compostamente la mano come una coppia di sposini – io Tarzan, tu Jane – costituivano una poesia, una fede, una pietra d’angolo, «certezza di cose sperate», per dirla con l’Apostolo. Adesso veramente non si capisce più un kaiser. I fondamenti della fede vengono scossi da nefandezze d’ogni genere. Tutto era già irregolare, dalla larghezza delle righe, alla loro distribuzione, agli eccepibili colori. Oggi siamo arrivati all’arcobaleno dei toni, alla maglietta transgender: guarda Silvio che non ti voto più!