La proposta per abolire l’ergastolo firmata anche dai parlamentari 5 Stelle

Stefano Rodotà, Don Luigi Ciotti, Massimo D’Alema, Alfonso Papa e perfino Alessandro Di Battista deputato del MoVimento 5 Stelle. Ieri è stata presentata alla Camera una proposta di iniziativa popolare per l’abolizione dell’ergastolo. Una iniziativa che parte su più fronti. E che trova l’ok anche di qualche parlamentare pentastellato. Ieri a presentarlo c’era una schiera di democratici: Roberto Speranza, capogruppo del Partito Democratico alla Camera, Laura Coccia (PD) e Fausto Raciti (deputato PD e segretario dei Giovani Democratici). Cosa si chiede? In sostanza l’abolizione dell’ergastolo ostativo.

Saxony Builds Preventive Detention Facility In Bautzen

I NUMERI DELL’EMERGENZA – Quanti sono i detenuti in regime di ergastolo? Secondo i dati del Ministero della Giustizia a dicembre 2013 si parlava di 1.583 persone, quattro volte in più di quanti non fossero vent’anni fa. Nel ’92, infatti, la cifra si fermava sui circa 250.

MoVimento 5 Stelle ergastolo 4

In Italia l’ergastolo ha, per così dire, due strade: una che potremmo definire di normale detenzione e l’altra, stabilita dall’ordinamento penitenziario, di ergastolo ostativo. Si recupera dietro le sbarre? Non proprio. Spesso una persona risulta “pericolosa” anche dopo decenni dalla fine della sua attività criminale. Attualmente è difficile individuare la cifra esatta delle persone in regime ostativo. Certo è che almeno i 2/3 degli ergastolani condannati per 416 bis scontano questa tipologia di pena.

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SI MUORE DI SBARRE – In Italia muoiono in media 150 detenuti l’anno, dei quali un terzo circa per suicidio (1.005 casi accertati, dal 1990 a oggi). Tra l’1 gennaio 2009 e il 17 ottobre 2013 sono stati 306 i detenuti suicidi: 103 erano stranieri e 203 italiani; 7 le donne, di cui 4 straniere. A fornire i dati l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere. I detenuti suicidi sono per la maggior parte giovani: 4 avevano meno di 20 anni, 84 un’età compresa tra 21 e 30 anni, 101 un’età compresa tra i 31 e i 40 anni, 68 tra i 41 e i 50 anni, 34 tra i 51 e i 60 anni, 12 tra i 61 e i 70 anni e 3 dai 71 anni in su. L’impiccagione è risultato il “metodo” utilizzato con maggiore frequenza (222 casi), seguito dall’asfissia con il gas delle bombolette da camping in uso ai detenuti (59 casi). Più rari i casi di avvelenamento con farmaci (16), soffocamento con sacchi di plastica (5) e dissanguamento (4). Tutte e 7 le donne si sono suicidate impiccandosi. Le carceri nelle quali si è registrato il maggior numero di suicidi (10) sono anche quelle che soffrono maggiormente di sovraffollamento: Sollicciano (Firenze) e Poggioreale di Napoli. In Italia il 42 per cento dei detenuti si trova in carcere per motivi di carcerazione preventiva. Attualmente ci sono circa 30 mila persone ancora non condannate definitivamente. Di queste, la metà, circa 15 mila, non sono state condannate neanche in primo grado. Non solo le condizioni all’interno delle strutture non sono le migliori. Secondo un’indagine del Ministero della salute del 2012, uno su tre dei malati, cioè un detenuto su dieci, non sa di essere ammalato. Colpevoli e presunti innocenti condividono lalo stesso spazio. Non solo,spesso casa circondariale e di detenzione si confondono: detenuti in attesa di giudizio, condanne non definitive, convivono con persone che hanno ricevuto pena di grado superiore. Il costo medio giornaliero per detenuto è di € 124,96 (dati novembre 2013). E pende sulla nostra testa la sentenza Torreggiani dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte EDU, 8 gennaio 2013, Torreggiani e altri c. Italia), in scadenza per il 24 maggio 2014. Se non ci adegueremo a tali standard con la serie di ricorsi depositati l’Italia rischierebbe una multa di circa 300 milioni di euro.

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L’ERGASTOLO OSTATIVO – In base alle firme raccolte si andrebbe ad agire sul regime ostativo. Si tratta di una pena senza fine, stabilita dall’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario, mod con Legge 356/92. Con l’ergastolo ostativo si nega ogni misura alternativa al carcere e ogni beneficio penitenziario. Per quali reati vale? Il legislatore ha previsto un regime speciale, che si risolve nell’escludere dal trattamento extramurario i condannati, a meno che questi collaborino con la giustizia. Il provvedimento nasce dal 1992 e la pena è data a chi fa parte di un’associazione a delinquere e che ha partecipato a vario titolo a un omicidio (sia esso esecutore materiale o favoreggiatore). Ricordiamo però perché. L’ostativo era una sorta di risposta dello Stato alla guerra di Cosa nostra. L’unico modo al tempo di condannare per stragi come Capaci e Via d’Amelio. Tocca i condannati per associazione mafiosa o per reati assimilabili, ovvero favoriti dall’ambiente mafioso. Ma sono tutti mafiosi? Non proprio. Come riporta l’Avvenire ci sono alcune deformazioni:

«Un rapinatore preso in flagrante a Scampia viene giudicato secondo criteri di contiguità ambientale alla camorra – osserva Carlo Fiorio, docente di Procedura penale all’Università di Perugia –, mentre lo stesso reato commesso a Trento viene inquadrato in modo differente e meno rigido». Per effetto di alcune norme anche ammettere la propria colpa, ma tacere le responsabilità altrui, è causa di ergastolo perenne. «Il dettato costituzionale è chiaro, quindi se l’ordinamento non prevede la possibilità di uscire dal carcere a condizioni raggiungibili, la pena dell’ergastolo va contro l’articolo 27 della Costituzione», ha detto Valerio Onida, presidente della Corte Costituzionale dal 1996 al 2005, in una riflessione apparsa sull’ultimo numero della rivista del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Le due città.

L’ostativo non è previsto per i reati di stupro, pedofilia e tutti coloro che ledono una persona fino ad ucciderla. Con questa misura non sono previsti premio, semilibertà, liberazione condizionale, eccetto che per i collaboratori di giustizia. Tra le firme compare non solo Di Battista, ma anche il senatore Girotto ed il deputato Emanuele Cozzolino. Figurano tra le prime 100 firme. Un “indulto mascherato” no una abolizione sì. Ognuno a suo modo.

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