A la Prossima Roma di Francesco Rutelli il grande assente è il Pd Roma
28/11/2015 di Tommaso Caldarelli
“Ce n’era bisogno”, “un’iniziativa utile”, “una buona idea”: sono tante, e intercambiabili, e si possono scegliere liberamente le espressioni utilizzate a margine de La Prossima Roma, la kermesse al centro congressi Roma Eventi vicino a Piazza di Spagna e organizzata da Francesco Rutelli, che per tutti è l’uomo che ha ripreso in mano, ritessuto i fili, riaperto il dibattito sul futuro della città: una sorta di padre nobile, un king maker pronto a costruire il percorso della nuova amministrazione che si candiderà alla guida della città dopo il collasso dell’amministrazione di Ignazio Marino. Lui, l’ex sindaco, è raggiante: “Mi sembra stia andando molto bene“, dice, durante una pausa dei lavori.
LA PROSSIMA ROMA E FRANCESCO RUTELLI FRA IL PD ROMA E MATTEO RENZI
E non ha torto: la partecipazione è alta, chi è stato invitato è venuto, chi non è stato invitato si aggira, curioso, chiede, c’è e partecipa. “Ascolto”, ci ha detto Stefano Fassina, candidato di Sinistra Italiana alla guida della Capitale: e nel pomeriggio parlerà anche Massimiliano Smeriglio, dalla regione Lazio. Non certo rutelliani della prima e seconda ora, che pure non mancano: “Tutta la classe dirigente di vent’anni fa c’è, è qui”, è il commento di un giovane dirigente.
Walter Tocci, già vicesindaco di Roma, Roberto Morassut, assessore con Veltroni, si nota Umberto Marroni, ex ministri come Enrico Giovannini, Giuseppe De Rita del Censis presentato come partecipatore al convegno sui “mali di Roma”, insieme don Dino di Liegro. Qualcuno nota che l’età media dei partecipanti è un po’ bassa, qualcun altro pone la domanda del giorno: “Ma ci voleva tanto”, ci dice un beninformato dei movimenti del Pd Roma, “ad affittare un centro congressi e a mettere un microfono, a dire ‘chi vuole parli, dica quel che pensa su Roma?’ Perché questa roba la deve fare Rutelli? Perché non la può fare il Pd?”.
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Gli intervenuti non sottoscrivono che questo sia il tema, di certo lo pensano: “In questa fase commissariale in Campidoglio, in questa sorta di tregua, perché non apri il dibattito sulla città? Non parli apertamente? E invece i partiti si avvitano e seguono la strada della disfatta”, dice uno degli intervenuti al convegno a margine delle discussioni, un esponente di primo piano che tutti danno per candidato sindaco. E il tema è proprio questo: Francesco Rutelli riapre il dibattito in città, consente alle voci di ripartire e a chi vuole di esprimersi. Matteo Orfini, presidente del Partito Democratico e commissario del Pd Roma, ieri ha dato il suo augurio di buona riuscita all’iniziativa, spiegando di non poter essere presente per precedenti impegni: Rutelli ha risposto ringraziando e definendo il Pd parte della rinascita della città. E’ un fatto che esponenti vicini al commissario e al commissariamento, oggi, a Roma Eventi ce ne siano pochi. Anzi, nessuno.
Il Pd Roma è il grande assente, oggi: e intendiamo quello che l’opera di rinnovamento di Matteo Orfini sta tentando di plasmare. E di più, viene in mente che non sia affatto un caso, e che tutto sia parte del piano che per Roma si inizia ad intravedere: perché ad un ipotetico tavolo fra Francesco Rutelli e Matteo Orfini non può certo mancare il convitato principale: Matteo Renzi, il presidente del Consiglio e segretario nazionale del Partito Democratico che, l’anno prossimo, ha da affrontare un importante tornata di elezioni amministrative, da Milano a Napoli. E che, ci ricordano da ambienti molto vicini a Francesco Rutelli, come è noto a Roma non ha molta praticabilità politica: “Certo che Rutelli e Renzi si sono sentiti prima di questa iniziativa. Direi che Palazzo Chigi, in questa fase, sta al balcone, un po’ in panchina, e vede come si mettono le cose. Dopo Mafia Capitale il premier ha messo il partito romano in mano a Matteo Orfini, e quel mondo è ancora preda della consueta guerra fra bande. Noi qui cerchiamo di rimettere in moto un discorso per la città che non può aspettare i tempi del Pd Roma“.
Ed è Alfio Marchini il candidato di Francesco Rutelli, l’esito ultimo di questo grande movimento di forze? Al di là delle attestazioni di stima e della sua presenza alla manifestazione di oggi, sembra che l’ipotesi “civica” dell’imprenditore riscuota non molto successo nel mondo rutelliano: “Sarebbe un’altra avventura, quella di Ignazio Marino ci è bastata. Comunque, stiamo a vedere”, nulla è escluso.
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Forse una lista civica, forse un movimento, forse un progetto a sostegno: del candidato del centrosinistra, e solo in subordine, per esaurimento delle ipotesi, di Alfio Marchini. Questo accade perché Matteo Orfini e il commissariamento del Pd lavorano su tempi più lunghi di una scadenza elettorale: il progetto del leader dei Giovani Turchi è quello di plasmare un partito nuovo che possa essere portato a modello a livello nazionale, e fra le priorità di Orfini non sembra esserci anche un impegno ossessivo per la ricerca di un candidato sindaco. “Qui, Rutelli ha riunito una bella platea, settori importanti della città, qui”, aggiunge ancora qualche parlamentare, abbastanza esperto del clima interno al Pd Roma, “girano i soldi, e il Pd Roma è ancora in ambasce”. Insomma, tutto sembra far pensare che il candidato sindaco uscirà da questa platea, da questo mondo, da questo percorso: il Partito, a Roma, ancora per un po’ se ne starà buono. Per vari motivi: primo, c’è ancora l’inchiesta di Mafia Capitale, c’è il processo, e la lunga odissea giudiziaria dei democratici è appena iniziata; anche esponenti importanti del partito a Roma, che magari avrebbero gradito impegnarsi per la città, sono fuori dai giochi; secondo, perché è il ruolo di Rutelli a non poter essere ignorabile.
E certo l’ex sindaco non è uomo da poter essere facilmente compatibile con Matteo Renzi, che dunque osserva, si tiene in contatto, cerca di capire dove gira il vento: perché può anche essere che la partita a Roma sia perduta, ma certo Renzi non è uomo che la voglia perdere a priori. O comunque, che la voglia perdere male, o avendo investito su un cavallo che non sia più che sicuro e con tutti gli accorgimenti del caso. Un gioco a tre piste, insomma: Matteo Orfini a continuare la resurrezione del Partito romano, in quanto tempo, si vedrà; Francesco Rutelli a riattivare i percorsi giusti e necessari a coagulare il consenso necessario a vincere la partita romana; Matteo Renzi, che ha affidato il partito all’uno e che, da attento osservatore, punta a giovarsi del lavoro di chi, alla fine, è stato pur sempre il suo “talent scout” quando era solo un giovane amministratore della Margherita e che, ricordano dal suo staff, “il Partito Democratico l’ha fondato quando nessuno ci credeva”. Con questo schema a tre punte, la campagna elettorale del centrosinistra a Roma può dirsi ufficialmente iniziata.
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