La riserva indiana degli stupri
23/05/2012 di Tommaso Caldarelli
Secondo il dipartimento della Giustizia americano, una donna indiana su tre viene violentata: per loro non c’è alcuna giustizia. “Il tasso di violenza sessuale” scrive il New York Times, è molto più alto della media nazionale e i villaggi dell’Alaska sono, per il loro isolamento, “di gran lunga fra i posti peggiori” del paese per questo genere di reati: “Non ci sono strade, non ci sono telefoni, non ci sono servizi elettrici o internet”. E chi subisce violenza è lasciato solo.
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VITA DIFFICILE – Come la diciannovenne che ha tentato di chiamare “la polizia tribale” ma non ha ottenuto alcuna risposta, ed è rimasta a smaltire da sola le conseguenze dell’irruzione dell’uomo che l’ha violentata: “Ho bevuto molto”, dice.
Secondo uno studio della federazione dell’Alaska per i nativi americani, il tasso di violenza nei villaggi rurali come quello di Emmonak è di 12 volte la media nazionale. E colloqui con le donne native americane qui e in altre riserve tribali della nazione suggeriscono una realtà ancora più dura: poche, se non nessuna, fra le donne delle comunità è scampata alla violenza sessuale”. Le difficoltà sono molte: “Non ci sono kit per le violenze sessuali negli ospedali, manca totalmente l’accesso al controllo delle nascite e ai test per le malattie sessualmente trasmissibili.
INFERNO QUOTIDIANO – Ci sono anche troppe poche infermiere formate per portare a termine esami delle violenze, che di solito sono necessari per portare i casi a processo”. E’ la stessa polizia, pare, a scoraggiare le denunce in questo senso, il che non può che comportare una minor percentuale di arresti per le violenze sessuali fra le donne indiane, che viene effettuato solo “nel 13% dei casi, piuttosto che nel 35% per le donne nere e il 32% per quelle bianche”. Così il dipartimento di giustizia “non persegue il 65% dei casi di violenza nelle riserve indiane, e nonostante il dipartimento affermi di aver imposto un addestramento ulteriore per i procuratori, e di aver ordinato ad ogni ufficio territoriale di sviluppare i propri piani per aiutare a ridurre la violenza contro le donne, molti attivisti per le donne nativo-americane affermano di non fare più alcuna pressione sulle vittime perché raccontino delle violenze”.
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