La rivolta dei piccoli contro i poteri forti
15/02/2012 di Alessandro D'Amato
LA RIVOLTA DEI PICCOLI – Ecco quindi che la rivolta dei “piccoli” contro Mediobanca e Unicredit, nel momento particolare che vive il capitalismo italiano e con la Borsa così deprezzata, va a infilarsi come una fastidiosissima pulce sotto la pelle dell’elefante. E ancora una volta Arpe si trova ad aprire una breccia enorme nel muro del capitalismo di relazione italiano. Proprio in un momento in cui appare difficile alle “seconde linee” Monte dei Paschi di Siena e Caltagirone poter intervenire. Giovanni Pons su Repubblica spiegava oggi quali potrebbero essere i successivi scenari:
Se Unipol non dovesse intervenire, infatti, l’aumento di capitale Fonsai potrebbe andare avanti lo stesso con il supporto di Palladio, Sator (200 milioni a testa di disponibilità liquide) e magari molti altri investitori interessati a entrare a prezzi convenienti. In secondo luogo, l’aumento di Fonsai è stato fissato a 1,1 miliardi perché Unipol e Mediobanca pensano di fonderci dentro anche Premafin, che si porta appresso 340 milioni di debiti. Nella sostanza la fusione di Premafin in Fonsai si configura come un “leverage” che verrebbe pagato dagli azionisti di minoranza della compagnia chiamati a sottoscrivere un aumento più elevato del dovuto. Terza considerazione, ora per la Consob sarà ancora più difficile concedere a Unipol-Premafin l’esenzione dall’Opa a cascata su Fonsai. Se vi sarà, come previsto, un cambio di controllo in Premafin addirittura a premio, perché esentare il lancio di un’Opa su una controllata che ha la fila degli investitori fuori dalla porta pronti a immettere risorse fresche? Insomma il teorema del salvataggio di ultima istanza con gli assicurati in balia dei marosi e i creditori in fibrillazione fa acqua da tutte le parti