La trappola della povertà per chi vive in affitto in Italia
07/02/2014 di Andrea Mollica
In Italia c’è una vera e propria emergenza sociale che viene dimenticata. Le persone a basso reddito vivono in affitto, ed il combinato della diminuzione dei redditi, della crescita dei prezzi di locazione e l’assenza del pubblico dal mercato immobiliare ha reso la situazione sempre più insostenibile. L’arrivo del privato nel settore sociale potrebbe dare un sollievo, ma molto contenuto visti i rendimenti bassi promessi.
POVERI IN AFFITTO – ll quotidiano tedesco Die Welt dedica un’approfondita analisi al dramma vissuto da chi vive in affitto nel nostro paese. La crisi economica e finanziaria che si prolunga ormai da molti anni ha messo in crisi il modello italiano, che si basava sul una società di proprietari immobiliari. Le scelte di politica pubblica degli ultimi decenni hanno sempre favorito la passione degli italiani per il mattone. L’alta disoccupazione e l’erosione del reddito disponibile portata dalla lunga recessione di questi anni, unita alla stretta creditizia che ha reso più difficile l’erogazione dei mutui, hanno però reso sempre più difficile l’acquisto della casa di residenza per moltissimi italiani, giovani e non. Il racconto del quotidiano tedesco parte da Via Cenni, in località San Siro. In questa zona della periferia residenziale di Milano vive Ulivier Bucca vive con sua moglie e nove figli in Cenni di Cambiamento, il nuovo progetto di edilizia sociale lanciato dalla società Polaris, che conta tra i suoi investitori società come Generali e Allianz.
EMERGENZA CASA – Il progetto di Polaris è una risposta ad uno dei problemi più acuti che sta vivendo l’Italia secondo Die Welt, ovvero l’emergenza casa vissuta da chi non riesce più a permettersi gli affitti. A Milano, dove è nato il progetto di Cenni di Cambiamento, i prezzi degli affitti sono cresciuti del 170% dal 1999 al 2012. Il quotidiano tedesco rimrca come i colpiti dall’emergenza casa siano più deboli della società. Secondo la società di ricerche Nomisma il 26% delle persone che hanno i redditi più bassi vivono in affitto. Tra i ceti ricchi questa percentuale si abbatte al 10%. Tra chi ha un contratto di locazione ci sono gli immigrati, le persone che vivono da sole e le giovani coppie sotto i 35 anni con contratti d lavoro precari. Die Welt intervista Leo Spinelli, del Sindacato Inquilini Casa e Territorio, Sicet l’abbreviazione, che lamenta come in questo momento gli uffici della sua organizzazione siano invasi da 400 o 500 persone al giorno che cercano un supporto finanziario per l’emergenza casa che stanno vivendo.
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ASSENZA DEL PUBBLICO – Spinelli rimarca al quotidiano tedesco come in Italia la politica abbia ignorato chi vive in affitto, privilegiando i proprietari immobiliari. Una considerazione evidenziata dall’Imu, la tassa sulla prima casa, che è stato di gran lunga il tema più dibattuto del nostro paese nel 2013. Prima con una campagna elettorale dove tutte le forze maggiori, dal Pdl al M5S al PD, promettevano riforme della nuova imposizione fiscale sulla prima casa decisa dal governo Monti. Poi c’è stato la lunghissima abolizione dell’Imu 2013, la cui coda è arrivata fino alla scorsa settimana, con la riforma di Bankitalia come copertura dell’addio alla tassa sulla prima casa. Secondo Die Welt in Italia il mercato degli affitti sconta il mancato intervento del pubblico. L’housing sociale è praticamente sparito nel nostro paese, e le case in affitto offerte dallo Stato sono pari al 4% del mercato immobiliare, uno dei valori più bassi dell’intera UE. Nei Paesi Bassi, dove si registra il dato più elevato, le case pubbliche in affitto sono pari al 32% del totale. La liberalizzazione del mercato con l’addio all’equo canone introdotta nel 1998 ha fatto il resto.
RISPOSTE ASSENTI – Il professor Antonello Boatti del Politecnico di Milano rimarca come da 20 anni non viene praticamente più costruito nulla da parte dell’edilizia pubblica. Il docente sottolinea come la politica si sia dimenticata che il 20% della popolazione, circa 12 milioni di persone, vivano in affitto, nella maggior parte dei casi perché costretti alla locazione invece che all’acquisto dell’immobile. Boatti lo definisce uno degli errori cardinali della nostra politica e della maggior parte dei partiti italiani. Le risposte da parte della politica non sono sostanzialmente arrivate in tutti questi anni. Alla luce dei problemi di bilancio ci si è affidati ad un mix di interventi pubblici e privati, per quanto contenuti. Il principale è la creazione, da part della Cassa Depositi e Prestiti, del Fondo Investimenti per l’Abitare. Questo veicolo finanziario ha finora investito 2 miliardi di euro, tra l’altro investendo anche in Cenni di Cambiamento della società Polaris. Il rendimento di questi affitti è basso, circa il 3% del capitale previsto, ma i grandi investitori non hanno fretta. Grazie a questi investimenti Olivier Bucca è riuscito a vivere in una casa grande affittata a 1200 euro al mese, circa la metà di quanto gli costerebbe se l’avesse presa con un canone di mercato.